Il 21 ottobre scorso, la mia gioia per la designazione di Matera a capitale europea della cultura è stata in parte turbata dalla lettura di un articolo a firma dell’inviato di “la Repubblica”, Fabio Tonacci, che a pagina 25 del giornale di martedì 21 ottobre u.s., titolava: “i treni perduti di Matera capitale della cultura senza la stazione”.
Le inoppugnabili verità dello scritto del Tonacci, hanno sollecitato alcune riflessioni che vorrei sottoporre alla vostra attenzione per ricevere – eventualmente – il conforto della vostra opinione. Rilevo in primo luogo che la condanna all’isolamento inflitta da sempre alla nostra regione e principalmente alla provincia ed alla città di Matera, è senz’altro all’origine del permanere di una situazione di arretratezza denunciata fin dall’unità d’Italia e di cui la sopravvivenza della tragica realtà della vita nei “sassi”, protrattasi per tutta la durata del regno e sino ai primi anni cinquanta del secolo scorso, ha fornito triste ed esemplare testimonianza.
Non a caso già Giustino Fortunato e Francesco Saverio Nitti, insigni studiosi della “questione meridionale” e profondi conoscitori della storia e della cultura lucana, proprio con riferimento alla carenza di infrastrutture e, segnatamente, di adeguati collegamenti ferroviari, avevano individuato nella difficoltà di comunicazione con le altre parti del paese, le ragioni di una disuguaglianza fatale allo sviluppo socioeconomico e culturale della loro amata regione.
Per ultimo, Carlo Levi ne ha reso lirica testimonianza con la propria esperienza ed ha descritto in maniera mirabile nel suo “Cristo si è fermato ad Eboli” le conseguenze di un isolamento il cui unico rimedio poteva realizzarsi soltanto con la fuga, con una forte emigrazione oltre oceano ovvero verso le più favorite regioni del nord dell’Italia.
Il Tonacci proseguiva quindi nel suo articolo lamentando che a nulla fosse servito, per dotare il territorio del materano di un efficiente sistema di trasporti ferroviari, l’enorme dispendio di risorse, statali e regionali, attuate con criteri di assoluta incompetenza, colpevole inettitudine e dilagante clientelismo del ceto politico e delle varie amministrazioni centrali e locali. La incontestabile correttezza dei dati, storici e numerici, esposti dall’inviato de “la Repubblica” non può però eludere le problematiche che ne hanno determinato l’intervento e cioè la designazione di Matera quale capitale europea della cultura per il 2019.
Ed allora, poiché, come preannunciato dal sindaco, l’evento costituirà occasione per lo stanziamento di considerevoli risorse economiche in infrastrutture destinate a rendere l’accoglienza di milioni di turisti in Matera e nei suoi dintorni degna del privilegio accordato, si assume nello scritto del Tonacci, come priorità ineludibile, quella di dotare il territorio di un sistema di trasporti ferroviari idoneo a rompere finalmente l’isolamento secolare della regione.
Sul punto, mi permetto però di osservare che un progetto di trasporto su binari finalmente inclusivo di Matera nell’elenco delle ferrovie dello stato, nel sito di Trenitalia o negli orari affissi a tutte le stazioni ferroviarie, è, a mio avviso, un pessimo ed inutile punto di partenza. Con la solita scarsa lungimiranza, si corre cioè il rischio di realizzare l’ennesima cattedrale nel deserto (il nostro meridione ne fornisce ampia conferma) realizzando opere che, a parte il pessimo impatto ambientale ed i costi elevatissimi, rischiano di esaurire la loro funzione nel momento immediatamente successivo al consumarsi dei più importanti riti celebrativi dell’evento.
Le esperienze purtroppo non mancano: Torino, che pure mena vanto di essere una città attenta ad una programmazione urbanistica responsabilmente orientata e sensibile alla salvaguardia del territorio, soffre ancora delle sconsiderate ed inutili spese sostenute, prima con le celebrazioni di Italia ’61, poi con i campionati mondiali di calcio del ’90 ed infine con le olimpiadi invernali del 2006.
E’ pur vero che nei casi citati, si trattava di opere la cui precarietà era funzionalmente connessa alla stessa natura degli eventi che si intendevano celebrare; è altrettanto giustificato, però, il senso di disagio che si prova osservando strutture deturpanti del territorio, degradate, rugginose, prive di qualsivoglia concreta utilità, a testimonianza dello spreco di enormi risorse. Parimenti, nell’attuale situazione di crisi economica, la realizzazione di una linea ferroviaria di collegamento di Matera con Taranto, Potenza, Bari o altre città vicine, sarebbe inevitabilmente destinata a divenire una nuova cattedrale nel deserto: non appena spente le luci sulla eccezionale manifestazione celebrativa del 2019, neppure un auspicabile e forte incremento del flusso turistico potrà consentire una vantaggiosa sopravvivenza di un costoso sistema di trasporto su rotaie che per il numero limitato dei possibili abituali fruitori, sarà inevitabilmente scarsamente poco utilizzato. Sono indotto a ritenere infatti che anche per la particolare morfologia del territorio, la frammentazione in piccoli paesi di non facile accesso per una linea ferroviaria, la tendenza sempre più diffusa di utilizzare per i propri spostamenti mezzi di trasporto privati, non permetteranno di garantire una vantaggiosa ed utile conservazione del servizio neppure se fosse realizzato il passaggio delle linee ferroviarie esistenti ad una diretta gestione dello stato, rivelatasi peraltro fallimentare nella maggior parte dei casi. Un progetto di nazionalizzazione dei trasporti ferroviari nel materano sarebbe, a mio avviso, inesorabilmente destinato ad alimentare soltanto nuove fonti di spese, con inevitabili contaminazioni clientelari.
Per queste ragioni, che andrebbero di certo meglio e più diffusamente espresse, mi sento di contestare il titolo ed il contenuto dell’articolo del Tonacci e le recriminazioni con cui, da parte dell’inviato di “la Repubblica”, sembra essere stata accolta la designazione di Matera. Mi sentirei invece di sottoscrivere un ammodernamento delle linee della ferrovia Appulo Lucana, il cui stato di degrado e di inefficienza è puntualmente descritto dal Tonacci. Del resto, non pare proprio che i responsabili della scelta di Matera ignorassero le lamentate carenze di collegamento con il capoluogo di provincia lucano, né questo dato negativo ha condizionato la presenza di migliaia di turisti che già da tempo includono, tra i siti di maggiore interesse culturale, una visita alla città dei “sassi”. Da lucano, orgoglioso di appartenere ad una regione bellissima e sfortunata, non mi resta che formulare l’augurio che l’occasione offerta dalla nomina di Matera, possa essere intesa come primo segnale di una rinascita sempre sperata e che la classe politica e gli amministratori locali, utilizzando al meglio le risorse che saranno assegnate, riescano a sfatare il mito con cui sono state qualificate da F. Saverio Nitti (“E’ innegabile che politicamente i meridionali, per la loro mediocrità e disonestà, hanno rappresentato un elemento di disordine. Le loro amministrazioni locali vanno, d’ordinario, male; i loro uomini politici non si occupano, nel maggior numero, che di partiti locali. Un trattato di commercio ha quasi sempre per essi meno importanza che non la permanenza di un delegato di pubblica sicurezza” – Francesco Saverio Nitti in nord e sud, edizioni Roux e Viarengo, 1900).
Torino, 29 ottobre 2014.