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Da quello che ho letto, Giuseppe Antonio Franco non può essere un “Robin Hood”


 

Il brigante Antonio Franco e Serafina Ciminelli con parte della banda
Il brigante Antonio Franco e Serafina Ciminelli con parte della banda

Ho letto che il Brigantaggio più grave di quello precedente (del 1799) fu dal 1860 al 1865, stimolato da Francesco ll di Borbone che aveva perso il regno delle Due Sicilie.

Per domare quelle decine di bande, forti di migliaia di uomini che dominavano con inaudita violenza intere regioni, occorse la legge eccezionale Pica e un esercito di 120.000 uomini guidati dal generale Pallavicino.

Fu sua cura di togliere al Brigantaggio quella parvenza di patriottismo e di devozione a un ideale, sia pure reazionario, della quale esso si ammantava, mettendo in rilievo che il Brigantaggio altro non era che dedizione collettiva al reato comune nelle sue forme più basse, ciò che però non impedì, anche sulla base di qualche nobile eccezione, il formarsi di leggende tendenti a fare del brigante un cavalleresco riparatore di torti.

Non è il caso di Antonio Franco. Infatti, ho letto che Giuseppe Antonio Franco, nacque a Francavilla sul Sinni l’8 ottobre 1832 da Pietro, contadino, e da Antonia Serino, filatrice.

il lupo del pollino Antonio FrancoAll’età di 12 anni, dopo una condanna per furto in danno di Maria Giuseppa Introcaso, come tanti altri figli di poveri contadini, lascia la casa paterna e va a lavorare presso famiglie benestanti dei paesi vicini e di Francavilla. Dopo la vendetta che consumò ai danni del sindaco di Francavilla sul Sinni, dottor Nicola Grimaldi, si diede alla macchia. Tra l’altro, nella notte tra il 16 e il 17 novembre 1863,nella masseria in contrada Osso, aggredisce e rapina di indumenti e cibarie Filippo Giangreca. Il 23 novembre 1863 nel bosco Rubio toglie al pastore Nicola Capuano la porzione di pane. Si narra che un giorno voleva approfittare di una ragazza, ma questa lo rifiutò, ed egli senza troppe storie, con un colpo di pugnale le tagliò il seno.

Nei 164 capi di imputazione a suo carico non vi sono episodi che esaltino la fede borbonica, ma dimostrano solo, la sua predilezione per la grassazione e l’estorsione. Pertanto, secondo me, il brigante Antonio Franco non può essere definito un Robin Hood, ma sicuramente a un lupo. Questo si.

Noi possiamo fare quello che vogliamo. Possiamo romanzare la vita, le gesta, di qualsiasi personaggio; ma non possiamo dire di raccontare la storia e rispettare i luoghi in cui certi fenomeni si sono generati e hanno avuto modo di manifestarsi in tutta la loro azione se non ci atteniamo alla documentazione storica.

Infine vorrei far notare che, alla kermesse internazionale del cinema di Marconia dove è stato presentato il cortometraggio “Il lupo del Pollino” (Antonio Franco) non sarebbe stato più opportuno invitare il sindaco di Francavilla sul Sinni visto che è il paese dove è nato il brigante Antonio Franco?