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XXIV Mostra CinEtica sul tema: Il cinema: il tempo e il lavoro


XXIV Mostra CinEtica sul tema: Il cinema: il tempo e il lavoro CINECLUB VITTORIO DE SICA – Cinit – BasilicataCinema

 

Con i tre film dedicati alla DONNA per l’8 MARZO, la XXIV mostra CinEtica, promossa dal CineClub “Vittorio De Sica” (Cinit – BasilicataCinema) si conclude dopo aver proiettato e discusso in un itinerario fra alcuni Comuni del Vulture, diversi film incentrati sul tema: Il tempo e il lavoro. Da Banzi a Venosa e quindi a Rionero, per concludersi a Rapolla e ad Atella, con ben nove proiezioni.

Armando Lostaglio

Mercoledì 7 marzo (ore 18:00) al Centro Comunale Anziani di Rionero il film Rosetta capolavoro dei Fratelli Dardenne, Palma d’Oro a Cannes nel 1999.

L’8 Marzo (giovedì, ore 17:00) a Rapolla nella Chiesa Evangelica Metodista, verrà proiettato il film Malala diretto da Davis Guggenheim sulla eroica ostinazione della giovane pakistana a volersi emancipare dall’oscurantismo dei talebani che vietano l’istruzione ai giovani. La proiezione nella Chiesa Evangelica, unitamente all’Associazione Spazio Giovane, rimane una esperienza finora unica almeno nella nostra regione, in un afflato culturale che è da sempre prerogativa del CineClub De Sica.

Il 9 Marzo (venerdì, ore 10:30) ad Atella nel Duomo trecentesco, proiezione e presentazione del film The Wonderful Tapestry of life diretto da Lia Beltrami che sarà presente al dibattito, insieme al parroco don Gilberto Cignarale ed alla Dirigente Scolastica Antonella Ruggieri con gli alunni dell’Istituto Comprensivo di Atella. Il Coordinamento è curato da Chiara Lostaglio del “De Sica” – Cinit.

 

Rosetta ha sedici anni e vive insieme alla madre alcolista in un misero accampamento di roulotte alla periferia di Liegi. La sua aspirazione è quella di avere una vita normale, lontana dal degrado in cui è costretta a vivere con la madre. Rosetta impegna la sua vita in una continua lotta: i licenziamenti immotivati, le ingiustizie subite, la povertà. Ma sua intenzione rimane sempre quella di aiutare la madre ad uscire dalla dipendenza dall’alcool e aprirsi ad una dignitosa esistenza. Per questo si rifiuta di lavorare in nero, non considerandolo un “lavoro vero”. I due geniali registi con la macchina da presa “pedinano” la ragazza (secondo un classico modello prediletto da Cesare Zavattini), per rendere diretta la partecipazione dello spettatore nella dura lotta per la sua dignità, che la madre ha perduto.
Non c’è musica nel film, non c’è armonia che possa sostenere questa ragazza ogni volta vicina alla meta per poi finire ricacciata indietro. Rosetta in Belgio è diventato un simbolo della disoccupazione, tanto che alcune città le hanno dedicato statue a simboleggiare la lotta contro il lavoro precario e la disoccupazione giovanile. Nella manifestazioni sindacali, nell’anno del film, si urlava “Siamo tutti Rosetta”. Grazie a quest’opera in Belgio si creò un movimento di opinione che sfociò nell’emanazione di una legge contro il lavoro minorile da parte del governo definita “Legge Rosetta” (Rosetta Plan), volta ad aiutare i giovani a trovare un impiego.

Malala ha 11 anni: anche qui una adolescente, è pakistana, alla ricerca di una propria identità e di emancipazione. Sotto falso nome, Malala Yousafzai scriveva un blog per la Bbc, raccontando la vita quotidiana di una studentessa. A 13 riceverà il Premio giovanile per la Pace in Pakistan e rilasciava interviste sui media internazionali, denunciando l’oscurantismo dei talebani nei confronti delle donne cui veniva negata l’istruzione. A 15 anni quegli stessi talebani cercavano di ucciderla mentre si recava a scuola.
La storia della ragazza, raccontata nel best seller “Io sono Malala”, è l’ispirazione per il documentario firmato da Davis Guggenheim (premio Oscar per Una scomoda verità e già autore di una straziante testimonianza sulle disparità nel sistema scolastico statunitense, Waiting for Superman). Le voci narranti sono quelle di Malala e di suo padre, l’attivista Ziauddin Yousafzai, consulente speciale per l’istruzione globale alle Nazioni Unite. Ed essenzialmente quella di Malala è una intensa storia familiare volta a perseguire una battaglia etica contro le discriminazioni e a favore dell’accesso paritario alla scuola.

The Wonderful Tapestry of life diretto da Lia Beltrami ci conduce sulle coste del Ghana, terra di antichi regni e via della tratta degli schiavi. Qui si trova il villaggio degli antenati di Anita. Il suo viaggio nella terra d’origine la porterà ad incontrare i fili colorati della fraternità, nuova speranza per la sua gente e per il mondo. L’incontro con un’antichissima cultura, il vecchio e nuovo schiavismo, l’istruzione per tutti, la donna come leader, l’accesso alla salute per tutti, acqua e cibo sani, ricordi e speranze, la via della fede come unica possibilità di vera libertà: sono questi i fili che, intrecciati tra loro, creano il nuovo disegno per una società più giusta. Anita Evelyn Stokes Hayford è stata ambasciatrice del Ghana in Italia, Croazia, Grecia, Slovenia e Presidente del Consiglio di Amministrazione del World Food Programme (WFP). Negli anni della sua missione ha promosso e favorito numerosi progetti di sviluppo.

Lia Beltrami ha ricevuto il Leone d’Oro per la Pace 2017. Ha diretto 40 documentari in Europa, Africa e Medio Oriente, per i quali ha vinto molti Premi internazionali. È stata direttrice artistica degli allestimenti del padiglione della Santa Sede ad EXPO Milano 2015. Il padiglione ha ricevuto il primo premio per il migliore sviluppo del tema. E poi sempre per la Santa Sede, ha realizzato l’esibizione fotografica in Kazakistan a EXPOAstana 2017. Nel 1997 ha fondato Religion Today Film festival, il primo festival cinematografico sul dialogo interreligioso. E’ stata nel direttivo del Festival della Montagna di Trento. Ha fondato il gruppo Donne di fede per la Pace a Gerusalemme. E’ autrice di libri, ultimo dei quali l’autobiografia Libertà Incontro Avventura. Attualmente è presidente della casa di produzione Aurora Vision, advisor per il Dhaka Film Festival e parte della House of Wisdom di Granada.