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Due riconoscimenti da Cile e India per il film Alganesh


Il documentario ALGANESH – All’orizzonte una speranza riceve due riconoscimenti internazionali in una settimana: in Cile vince il premio Franja Migración Premio especial “Juana Cuadrado” para realizadoras femeninas al Festival de Cine Social Y Derechos Humans Cineotro a Valparaiso; e in India, al New Delhi Film Festival riceve il terzo premio per il miglior documentario.

Due importanti riconoscimenti per il documentario ALGANESH – All’orizzonte una speranza (regia di Lia e Marianna Beltrami, fotografia di Ferran Paredes Rubio, produzione di Andrea Morghen, realizzato da Aurora Vision per Arcidiocesi di Trento – Centro Missionario) sono arrivati a distanza di una settimana.

Nella cornice del festival cileno dedicato ai diritti umani, Festival de Cine Social Y Derechos Humans Cineotro, sabato 15 settembre ALGANESH ha ricevuto il premio per il miglior film realizzato sulle migrazioni. A ritirare il riconoscimento era presente il collaboratore di Aurora Vision, Hugo Munoz, fotografo e filmmaker e impegnato nella salvaguardia dell’ambiente.

Mentre sabato 22 settembre a Nuova Delhi è giunto il terzo premio per il miglior documentario al New Delhi Film Festival con 936 film in competizione. Questa volta a ritirare il premio è stata la dottoressa Alganesh Fessaha in persona: “Ricevere un premio qui in India, la terra dove ho studiato e che mi ha regalato il profumo della spiritualità, è una grande emozione.”

Il premio segue altri riconoscimenti giunti in soli due mesi dall’uscita:

il TAURASI D’ARGENTO Best Photography Festival del Cinema di Taurasi;

SPECIAL MENTION OF THE JURY – Siloe Film Festival;

HONORABLE JURY MENTION Cine Indian Film Festival Mumbai – India.

Il film documentario Alganesh sarà proiettato a Trento sabato 29 settembre alle ore 17 presso il Vigilianum in occasione della Veglia Missionaria; a Ravenna il 13 ottobre e a Thiene il 15 ottobre.

Lo studioso francese di storia del cinema Pierre Sorlin lo ha così definito:

“ALGANESH è un film molto commovente nella sua grande semplicità, i bambini, la loro dignità e la loro pazienza dopo tante sofferenze. Le immagini bastano, l’operatore ha fatto un lavoro stupendo, le riprese lasciano indovinare le prove superate, il sollievo, il rimpianto e la speranza. Alcuni dettagli sulla cucina, bastano per capire come i profughi si sforzano di riorganizzare una vita quotidiana. Nel montaggio è stata privilegiato la durata, in un’ora il film riesce a suggerire le lunghe attese, prima di partire, nei viaggi e nel presente, in esilio, al sicuro ma lontani dal paese e della famiglia. Il commento musicale contribuisce a far percepire la lentezza del tempo. In questo momento, quando tanti vorrebbero chiudere l’Europa bisogna far circolare il film per far incontrare quelli che sono costretti, loro malgrado, a cercare rifugio dove si può vivere. E’ un atto politico.”

SCHEDA FILM –

ALGANESH – ALL’ORIZZONTE UNA SPERANZA

film documentario, Italia\Etiopia 60 min

Regia • Directed by Produttore • Producer Fotografia • Cinematography

Lia e Marianna Beltrami Andrea Morghen Ferran Paredes Rubio

Montaggio • Editing Colonna sonora • Soundtrack

Lia e Alberto Beltrami Alberto Beltrami

Synopsis

Al confine tra Etiopia ed Eritrea, dopo decenni di guerra, oggi si combatte un’altra battaglia: quella della sopravvivenza per migliaia di profughi in fuga dalla dittatura. Sono 5 i campi profughi degli Eritrei sul confine etiopico, e la vita si svolge con difficoltà enormi per la scarsità di acqua, la mancanza di beni di prima necessità, ma soprattutto la mancanza di futuro.
Tre i protagonisti del film: la dottoressa Alganesh Fessah, italiana eritrea, una vita in prima linea per i suoi conterranei in fuga; i profughi in arrivo dal confine: l’Etiopia, terra che accoglie in tutto un milione di persone in fuga da Eritrea, Sud Sudan, Somalia, Congo.

Nel film incontriamo alcuni bambini in fuga da soli, senza genitori. Sono sempre di più i minori non accompagnati che arrivano al campo di prima accoglienza di Endabaguna, hanno dai 4 ai 16 anni, sognano di rivedere la mamma e di poter studiare, sognano una vita.

Tra i campi, uno in particolare presenta condizioni estremamente difficili: è quello dei Kunama, perseguitati da sempre, arrivati al campo già 17 anni fa e ora senza nessuna prospettiva. Nel campo di Mai Ayni i profughi trovano sollievo e qualche speranza nel lavoro dell’associazione Ghandi, sostenuta anche dal Centro Missionario Diocesano di Trento: i bambini in età prescolare ricevono un pasto caldo al giorno e assistenza sanitaria, gli anziani vengono a prendere ogni mese una saponetta e una manciata di grani di caffè.

La dottoressa Alganesh, che non vuole essere chiamata “eroe”, nella sua quotidianità si spende per i più deboli tra i profughi. Ha avviato i corridoi umanitari per i casi più disperati, supporta i vari campi, va nelle prigioni egiziane a liberare i prigionieri, ed è in prima fila nel Sinai per liberare quelli rapiti e torturati. Alganesh intravvede all’orizzonte una speranza?