Shen Palji, per un giorno, Capitale Europea della Cultura Arbëreshe.

In una splendida giornata di ottobre, piena di sole e di calore, sotto un cielo limpido e sereno, davanti a un paesaggio rurale, che si va colorando d’autunno, San Paolo Albanese, Shen Palji, e la sua comunità hanno vissuto, ieri, la lusinghiera esperienza di essere, per un giorno, Capitale Europea della Cultura Arbëreshe.

Annibale Formica

Con tale investitura, ricevuta dalla Fondazione Matera 2019, il paese ha avuto l’opportunità di stimolare la curiosità, l’attenzione e la memoria dei visitatori verso il patrimonio naturale e culturale e la vita di comunità di un borgo, dove vive, da oltre cinque secoli, una minoranza di origine albanese.

Seguendo i suoni dei vecchi strumenti musicali del posto, karramùnxat e surdullinat, i canti, kënkat e vhjeshet, e le danze, vallja e tarandeljëza me këmbëzën del gruppo di San Paolo e degli altri sette paesi di origine arbëreshe intervenuti, una moltitudine di curiosi ha riempito le vie del paese, katundit, scoprendo, attraverso le vie, udhat, i vicoli, rrugat, e il vicinato, gjitunia, un’altra lingua, gljuha: l’“aljbërisht” Shen Paljit.

Ha visitato il Museo della Cultura Arbëreshe, con l’esposizione degli oggetti della cultura materiale, con la descrizione dell’abito da sposa, del ciclo di trasformazione della ginestra, sparta, del telaio, argaljia.

Molti hanno ascoltato la Sacra Liturgia domenicale in rito greco bizantino, concelebrata, nell’occasione, dal papàs di San Paolo e di San Cosmo Albanese; alcuni hanno anche fatto la Comunione con il pane e il vino; e si sono attardati ad ammirare la bellezze delle tantissime icone esposte nella Chiesa Madre “Esaltazione Santa Croce”.

Sacra Liturgia in rito Greco Bizantino

A termine delle esibizioni serali un pubblico sempre più affascinato e rapito ha potuto apprezzare tutta la ricchezza di valori contenuti nell’impareggiabile racconto della cerimonia nuziale, il tradizionale matrimonio arbëresh.

È seguito, a fine giornata, la degustazione di prodotti tipici locali: le crespelle con formaggio, petullat me djathtë, e la pasta di casa con la mollica di pane, shëtridëljat me dërrudhaz.

La giornata Shen Paljit, Capitale Europea della Cultura Arbëreshe è stata un tuffo e una immersione, senza passatismo e senza nostalgia, nella storia viva di un borgo arbëresh testimone di una civiltà, che conserva parole, racconti, suoni, saperi, oggetti, luoghi, patrimoni naturali e culturali di un mondo rurale, contadino, mantenutosi meravigliosamente originale e integro, malgrado le radicali trasformazioni intervenute negli ultimi cinquant’anni. Anzi i contenuti del patrimonio sono cresciuti di qualità e di valore ed hanno allargato i loro orizzonti.

In una campagna che si sta vestendo, oggi, dei colori di autunno, lo stesso ambiente, ancora coltivato dalla antichissima sapienza contadina del posto, e il paesaggio identitario, costruito da una comunità docile e conciliante con la natura e sempre presente con molti dei suoi tradizionali lavori, mantengono la loro secolare armonia con il territorio, usando le risorse, che la natura mette a disposizione, con la misura della cultura e della ecoantropologia.

A San Paolo Albanese, dove il rapporto sociale è un «dato ambientale», viverci significa riportare e indurre a rapportare il mondo fisico a coloro che ci abitano, alla loro storia, alla loro cultura; aiuta ad identificare “l’anima della natura con l’anima dell’uomo”, proprio come insegnava nel VI secolo a.c. Parmenide nella Scuola di Elea, la città dell’Antica Lucania.

donne e uomini in costume arbëreshe

Nei giorni scorsi, il Senato della Repubblica Italiana ha approvato la Convenzione di Faro; si attende, ora, la definitiva via libera alla ratifica della Camera dei deputati. Dopo il varo da parte del Consiglio d’Europa a Faro, nell’ottobre del 2005, si prospetta nei prossimi mesi la approvazione da parte del Parlamento Italiano di un atto, che ci riguarda da vicino e che con la giornata di ieri siamo più che mai interessati a veder presto adottato e reso esecutivo: un atto che riconosce nel patrimonio culturale un fattore essenziale per la crescita sostenibile del territorio e per la comprensione del rapporto tra il patrimonio stesso e le comunità che lo hanno prodotto ed ospitato. La conoscenza e l’uso dell’eredità culturale sono riconosciuti come “diritto umano”.

L’insieme di risorse ereditate dal passato va promosso, quindi, come interesse pubblico, con un processo partecipativo finalizzato alla conservazione e alla valorizzazione per lo sviluppo durevole e per la qualità della vita.

Gruppi etnici arbëreshe

Tra le risorse ereditate dal passato Shen Palji ha interesse a conservare e valorizzare, prima fra tutte, la peculiarità di “isola linguistica arbëreshe”: la lingua parlata arbëreshe, l’“aljbërisht”, a gravissimo rischio di estinzione. Se si perde la lingua, non si perdono solo le parole, ma anche le origini. La lingua trascende il vocabolario, la grammatica e la sintassi; è una parte importante della persona; è la vita. E per tenerla in vita, la comunità locale ha bisogno di continuare a parlarla, a mantenerla come lingua non solo della “conoscenza” ma anche del “cuore”. Nei miei ricordi sentimentalmente più vivi, c’è un patrimonio di natura e di cultura Shen Paljit: banxhurna ka Karnara, la peonia selvatica del monte Carnara. E ricordo le parole di una canzone popolare, ispirata a questo bellissimo fiore spontaneo, che cantavamo da giovani: “këto vashasitë e tona çë na undruan si xhinduldhona, faqe kuqe si koqe sheg, si banxhurna tek një breg”.

“Le parole sono vita” dice Haruki Murakami, lo scrittore giapponese che proprio in questi giorni ha vinto il “Premio Nobel per la letteratura”.

San Paolo Albanese, 14 ottobre 2019

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