Antonio Fortunato
“In mezzo alla piazza si ergeva uno strano monumento, alto quasi quanto le case, e, nell’angustia del luogo, solenne ed enorme. Era un pisciatoio: il più moderno, sontuoso, monumentale pisciatoio che si potesse immaginare; uno di quelli di cemento armato, a quattro posti, con il tetto robusto e sporgente che si sono costruiti soltanto in questi ultimi anni nelle grandi città…” “Era l’opera del regime, del podestà Magalone”. “Nel corso di tutto l’anno non lo vidi mai adibito ad altra funzione, né abitato da altro che non fossero maiali, cani, galline, o bambini…”.
Così Carlo Levi nel suo “Cristo si è fermato a Eboli” commenta l’esistenza di un’opera sontuosa fatta costruire dal regime fascista, dal Podestà Magalone, ad Aliano, il paese dove ha scontato il confino e dove mancavano le strutture primarie ed essenziali per una esistenza dignitosa: fogne, acquedotti e scuole.
A distanza di settant’anni circa da questa descrizione della realtà lucana, nei nostri piccoli centri della Basilicata si ergono “strani monumenti” che sono poi mercati coperti, mattatoi, centri turistici, centri sociali, opifici per artigiani e piccole industrie, ecc..
È chiaro: sono le opere del regime attuale, non più del Podestà, ma del Sindaco tizio, del Deputato tale o dell’Assessore sempronio. Come il monumentale pisciatoio di Aliano non era mai adibito ad altra funzione, né abitato da altri che non fossero maiali, cani, galline, o bambini, così queste opere non vengono mai, salvo poche eccezioni, adibite alle funzioni per cui sono state progettate o restano inutilizzate.
Ognuno di noi può fare un piccolo resoconto delle opere abbandonate e incomplete che sorgono nel proprio comune.
A Francavilla si è arrivati a questo assurdo: in un albergo dismesso c’è allocata una casa di riposo e quella che doveva essere una costruzione appropriata per ospitare gli anziani è diventata la discarica per rifiuti ingombranti.
Negli anni novanta è stato costruito un centro turistico nel Bosco Avena (siamo nel Parco Nazionale del Pollino); dopo anni di abbandono e incuria, è stato ripristinato diverse volte. Ahimè! Attualmente non è in funzione.
Dagli anni ottanta sono stati recuperati decine di ettari di terreni golenali nell’area compresa tra il fiume Frida e Sinni. Ebbene, finora non è stato utilizzato neanche un briciolo di terra.
Il Consiglio comunale in data 29 giugno 1990 deliberò di chiedere alla Sovraintendenza ai Monumenti l’apposizione del vincolo monumentale sull’antica Certosa di San Nicola ed ogni altra iniziativa tesa alla valorizzazione della stessa. Sono trascorsi circa venticinque anni e ancora non si è mossa una pietra, anzi si sta compiendo un crimine ambientale e monumentale, perché l’inclemenza delle intemperie e il trascorrere del tempo distruggono quello che resta dell’antica Certosa che esercitò un ruolo fondamentale nella fase di costituzione dell’Universitas di Villa Franca, da cui ebbe successivamente origine il centro e l’abitato di Francavilla sul Sinni.
Gli attuali proprietari hanno le mani legate. I vincoli ci sono ma non c’è la valorizzazione.
Non c’è bisogno di fare altri pozzi petroliferi nel mare di Policoro e di Metaponto! I pozzi petroliferi già ci sono nei nostri comuni. Sono le opere che ho elencato prima, le risorse disponibili: acqua, terreni incolti per un’agricoltura e zootecnia di qualità, i boschi di cui si deve fare un uso produttiv, i finanziamenti per la sistemazione idro-geologica del nostro territorio (basta con il clientelismo e lo sperpero dei fondi della forestazione attuale) e per la produzione di energia da fonte rinnovabile.
Solo così penso, si possano creare le condizioni per uno sviluppo socio-economico compatibile e sostenibile della nostra regione.