Oreste Roberto Lanza
Da molti anni, direi anche da alcuni decenni, ci si chiede … ma in Basilicata, dal punto di vista idrogeologico, possiamo stare tranquilli? quanto tempo abbiamo per salvarci?
Diciamo subito che la nostra Basilicata è una Regione composta da un territorio molto fragile.
La Lucania ha una conformazione idrografica e geomorfologica tale che provoca fenomeni di crisi, frane e smottamenti appena si superano, all’incirca, i 50 mm di pioggia in ventiquattro ore.
Questo è primo dato di fatto.
Il gruppo Nazionale Difesa catastrofi Idrogeologiche, alcuni anni fa, forniva dei dati sicuramente da portare all’attenzione senza demagogia.
Negli ultimi 80 anni si sono succedute più di 200 inondazioni e 1028 frane.
Dei 131 comuni della regione Basilicata, dal 1918 al 1994, sono stati investiti da inondazioni ben 58 comuni, da frane ben 120.
I Comuni che subiscono gli effetti delle inondazioni sono prevalentemente ubicati sulla costa, nelle parti terminali dei fiumi e quelle parti basse delle valli.
Alluvioni più recenti e significative si sono ripetute il novembre 1944, il novembre 1946, novembre 1959, gennaio 1961, gennaio 1972, novembre 1976 con identica caratteristica prevalente: le massime precipitazioni hanno interessato maggiormente la parte della Basilicata più vicina al mar Jonio.
Il 19 novembre 2011 era pubblicata da Basilicata 24 (numero 13), un’inchiesta preoccupante: nove comuni su dieci sono afflitti da gravi dissesti idrogeologici, 200 mila persone abitano in un territorio ad alto rischio idrogeologico, altre 290 mila sono ad alto rischio sismico. La rete stradale è colpita da continui dissesti a seguito di piogge, in 704 comuni gli edifici scolastici sono a rischio sismico, 7 sono gli ospedali.
Ancora: il 28 gennaio 2011 il fiume Sinni esonda per la terza volta nel territorio del Comune di Rotondella, il 12 novembre 2010 si verificava una nuova esondazione del fiume Agri; marzo 2011 si ricorda l’alluvione del Metapontino e il crollo di un ponte che spezza in due la statale Basentana; gennaio 2010 frana la statale 18; agosto 2011 viene evacuata la spiaggia per una frana al “canale Mezzanotte”.
Per raccontarvi di paesi, come Craco, Calciano, Garaguso, che si sono dovuti “spostare” perché costruiti nel posto sbagliato.
Poi per non tediare il lettore sarebbe opportuno leggere alcune righe dell’inventario (2007) dei Fenomeni Franosi in Italia, dove l’Arpa evidenziava dei movimenti franosi a ridosso del fiume Basento.
Il 31 ottobre 2013, a Marconia, nella sezione di Lega Ambiente, si è discusso con il prof. Spilotro, docente dell’Unibas, e del commissario straordinario Saverio Acito, di come proteggere la Basilicata dal rischio idrogeologico un territorio segnato da storiche criticità.
Dopo aver elencato i tanti errori e omissioni fatti da incompetenze e politiche sbagliate nulla è venuto fuori; nessuna soluzione vera è stata messa in campo per dare un serio contributo a una concreta programmazione.
A questo punto ci si chiede, ma la Basilicata ha una legge organica in materia di tutela del territorio che preveda la prevenzione del dissesto idrogeologico? Esiste una normativa che indichi la strada verso una seria programmazione.
Abbiamo cercato ma al momento, di organico, esiste soltanto il PAI (Piano di Assetto Idrogeologico Regionale- derivante dalla legge 267 del 3 agosto 1998 – cosiddetta legge Sarno- che sollecita tutte le regioni a circoscrivere le aree a rischio idrogeologico elevato o molto elevato), una relazione annuale del 2012 del Commissario Straordinario Acito e la sua relazione dell’attività svolta al 30 settembre 2013.
Il PAI come tutti sanno è soltanto un piano che oltre a introdurre vincoli di opere su terreni a rischio tende a potenziare un sistema di allertamento per preannunciare possibili fenomeni di dissesto idrogeologico e porre tutte le iniziative necessarie a mettere in sicurezza la popolazione durante il verificarsi di eventi calamitosi.
Altro non abbiamo trovato.
La relazione del 30 settembre 2013, del Commissario Acito, ritorna sul termine Mitigare (dal vocabolario italiano, significa lenire, temperare, moderare); … finanziamento di interventi urgenti e prioritari per mitigare il rischio idrogeologico”….
Spendere per risolvere il problema del momento e salvaguardare la vita umana attraverso la riduzione del rischio idraulico, ecc.
Quindi al commissario sono state concesse competenze esclusivamente di attuazione con esclusione delle attività di programmazione.
Parole povere: pensare giorno per giorno, al futuro non è dato pensare.
Anche i finanziamenti promessi per mitigare il problema non sono arrivati o meglio non sono stati accreditati. Leggetevi la relazione alle voci accreditate e programmate, addirittura quelle del CIPE (PROGRAMMATE € 23.948.296,00) e alla voce accreditate vi è un bel zero.
Anzi alla voce CIPE – RAPPORTO PERCENTUALE TRA SOMME IMPEGNATE E SOMME PROGRAMMATE si dice che sono state impegnate € 17.138.838,18 – programmate € 23.948.296,00.
Ci pensate voi a dire che significa? (non è che voglia dire che i progetti sono stati approvati dal CIPE ma che la stessa ancora deve dare i soldi?)
L’esborso maggiore è stato fatto dalla regione Basilicata.. e non tutto quello programmato.
Se si legge la relazione annuale del 2012 e l’ultimo resoconto del Commissario Acito settembre 2013, e ben evidente che i soldi promessi al Commissario non sono stati concessi e i pochi serviranno a poco.
Ci sono progetti (51) al 30 settembre 2013 (pari a € 18.768.298,00) approvati dal CIPE dove bisogna sapere se è stato erogato il finanziamento e se questi sono in fase di realizzazione.
La domanda da rivolgere ad Acito sarebbe: in altri termini, dal 21 gennaio 2011 (giorno della sua nomina) cosa di concreto e visibile è stato fatto per la Basilicata?
Credo che ci risponderebbe dicendoci che con un ufficio composto di un’unità tecnica a tempo parziale posta a disposizione dal Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto di Matera, con un geologo, un giorno a settimana, posto a disposizione dall’Autorità di Bacino della Basilicata, e un’altra unità tecnica, poco si può fare a livello organizzativo e amministrativo.
Su questo ha ragione.
Però per un problema cosi rilevante (al 2012 erano state censite ben 7499 frane nel potentino – 2460 nel materano ecc.) non pensate che serve qualcosa di più della voce grossa che permetta di far sentire a Roma che la Basilicata non può aspettare altrimenti finisce come la Sardegna di qualche giorno fa?
E’ giusto che lo Stato spenda venti miliardi all’anno solo per mitigare il problema idrogeologico del nostro territorio e ieri ne ha spesi solo 20 milioni per la Sardegna ancora per mitigare?
I nostri comuni sono a rischio idrogeologici notevoli, in più vi è in atto un arretramento della costa jonica che si evidenzia subito dopo una mareggiata (questi dati sono scritti nelle relazioni di Acito.)
Or dunque cosa fare? pensare a un’attività di semplice consolidamento e protezione della nostra Basilicata, sperperando di più il denaro pubblico, o avviare, finalmente, un’operazione di programmazione territoriale che coinvolga tutti i comuni verso un’urbanizzazione seria e corretta; che vada a verificare tutti gli abusi edilizi fatti negli ultimi trent’anni eliminandoli definitivamente; che vada a ripulire i nostri corsi d’acqua con continue manutenzioni, che si eviti di costruire su zone non consentite e che dove si costruisca si faccia anche con le norme antisismiche.
Un pensiero finale per riflettere; abbiamo contrabbandato la natura per i soldi e i nostri interessi egoistici; oggi la natura ci ripaga, come è giusto che sia, portando anche la morte come avvenuto non solo in Sardegna.
Il cambiamento dovrebbe essere nel tornare a rispettare la natura e il nostro ambiente …. si può fare?….. dopo le tanti morti che la natura ci ha fatto vedere ancora vogliamo insistere con il nostro egoismo? Possiamo cambiare prima che tutto diventa impossibile?