Mario Di Nubila
Una folla di amici e di estimatori ha accompagnato Vincenzo D’Albo nel suo ultimo cammino nella “sua” S.Severino Lucano. E’ stato il ritorno fra la ”sua” gente, espressione di amicizia, di affetto, di gratitudine di tanti, al cui servizio per molti anni egli si è posto nell’esercizio di responsabilità istituzionali. Io rivado al lungo periodo di esperienze comuni, di impegno politico comune, interpretato quale impegno civile di servizio alla gente, nell’accezione più alta della Politica. Così abbiamo sempre cercato di intenderla, queste erano le nostre motivazioni, che ritornavano nelle nostre riflessioni, specie quando rifluivano momenti di scoramento, di delusioni per le soluzioni, che sembravano allontanarsi dai nostri programmi. E le soluzioni riguardavano sempre problemi afferenti i bisogni della gente, specie la più bisognosa. Erano momenti, in cui si rinvigoriva l’impegno a non cedere, ad insistere con pervicace tenacia, che l’ansia di giovare alla gente esigeva.
Non posso non ripercorrere il lungo periodo di comunanza di impegno, nella circostanza, crudele per l’aggressione ai sentimenti umani. Non posso non ricordare le sue sollecitazioni a favore di tanti problemi della comunità sanseverinese, quale Sindaco: per citarne solamente alcuni particolarmente emblematici: le sue telefonate quotidiane per realizzare – per esempio – la strada Mancini-Villaneto; concretizzare quel progetto strategico di collegamento della Valle del Sinni, attraverso la fascia pedemontana del Pollino e la Valle del Mercure con l’autostrada SA-RC all’altezza di Galdo di Lauria – con la assoluta esclusione di atti aggressivi di penetrazione nell’ambiente montano – con la realizzazione della Fridica, pure avviata e, malauguratamente, sospesa; i problemi auspicati, agitati, controversi in accesi dibattiti, mai definitivamente conclusi per le mancate occasioni di sviluppo rivenienti dalla “prospettiva Pollino”; l’attenzione alla valorizzazione di oasi pregevoli del territorio come quella di Magnano, come ai collegamenti stradali più agevoli con le frazioni come Mezzana e tante criticità di sviluppo, che sembravano assilli da psico-depressione, ed erano soltanto motivi di ansia di servizio, di passione, di amore verso la propria gente, di cui si esaltava il diritto ad una vita civile e dignitosa. Per tutto questo e tanto altro abbiamo, insieme, fatto battaglie politiche, senza momenti di resa e demotivazioni. E l’esperienza politica ha avuto sempre una base solida di amicizia profonda, mai ombrata, in un rapporto sinergico, quasi da simbiosi, di arricchimento, del quale ancora oggi sono grato a questo caro amico, che ci lascia. E di lui bisogna anche ricordare la capacità e la sensibilità verso la lotta politica, intesa sempre come confronto per la soluzione migliore e mai come scontro, magari livoroso, con l’avversario, sempre tale considerato e non un nemico. E la sua esperienza in seno al Consiglio Provinciale, nella consiliatura 1980-85, quale Consigliere ed Assessore alla P.I. ed alla Cultura, ha espresso capacità di approccio e di comprensione dei problemi, sensibilità verso le urgenze e lo spirito combattivo nella asprezza, spesso, del confronto politico. E come non ricordare la esperienza di docente e di dirigente scolastico per capacità, consapevolezza dei compiti educativi e formativi demandati alla scuola, e per la dignità ed efficacia con cui ha interpretato il ruolo complesso e difficile di educatore.
Nel turbinio degli impegni amministrativi-politici il suo grande riferimento è stata la famiglia, vissuta in gioiosa serenità e nel rapporto fecondo di amore con la sua eccezionale compagna di vita Amelia, sempre vicina nei momenti gratificanti, ma soprattutto in quelli più delicati e qualche volta difficili nel suo impegno umano, sociale e politico. Il rapporto felice con Amelia ha permeato, felicemente e gioiosamente, la vita ed il suo ruolo di padre di Suor Maria Francesca, Antonio ed Odette. Questo ricordo, certamente lacunoso, perché contenuto, vuole essere, una testimonianza alla verità in un afflato di affetto e di stima, ed un riferimento ad esempio di vita, di impegno civile di onestà, di forte senso dell’altro, espresso, anche attraverso la forma dell’impegno politico, di Vincenzo D’Albo.
La morte, allora, che di per sé appare insulto alla vita, diventa occasione di riflessione e di momenti di coralità affettiva e la cristiana rassegnazione, alla quale ci riconduce il messaggio evangelico è riflessione in qualche modo liberatoria del tormento doloroso, che ci assale. Nel ricordo, grato, seppur triste, di un amico carissimo e fraterno, che non c’è più, rinnoviamo affettuosa vicinanza ai familiari tutti nel vuoto, che Egli ha lasciato.