Ernesto Calluori
L’editoriale del direttore Mauro Del Bue “La nuova strada del socialismo liberale” parte da un ragionamento politico in merito ai meccanismi strutturali sui quali si sono innestati clamorosi fallimenti, sui quali occorre riflettere e porvi rimedio. Il ruolo, l’efficacia e la stessa sopravvivenza di una cultura del socialismo liberale passa necessariamente attraverso una critica realistica dei meccanismi e degli assetti di potere, per una possibile prospettiva di cambiamento e di riforme. Il socialismo liberale ha bisogno di idee poche e chiare, di gente nuova, di amore ai problemi concreti.
“Viviamo in un mondo globale, in una economia globale, in una Europa governata da patti economici e priva dell’unità politica” ebbene sì! Che effetti ha la globalizzazione sulla società civile? La risposta è che essa minaccia la società civile in tanti modi diversi e di una certa gravità, associata a nuovi tipi di esclusione sociale. La disuguaglianza, in termine di reddito è aumentata, più corretto chiamarla sperequazione. Ad alcuni si spiana la strada, ad altri si cerca di intralciare il cammino. I redditi delle fasce benestanti della popolazione stanno crescendo in maniera significativa, mentre i redditi delle persone appartenenti a quelli più bassi vanno calando. Questa sistematica divergenza delle prospettive di vita è incompatibile con una società civile. Povertà e disoccupazione minacciano la struttura portante di questa società. Dall’Istat odierno emerge che il 29,4 % del Paese è a rischio povertà e quattro milioni chiedono aiuto. Prova ne sia che le famiglie si indebitano poco. Lo Stato troppo! Ma lo Stato è altro, non è l’insieme di tutti noi. La risposta economica alla globalizzazione è per sua natura nemica sia della stabilità che della sicurezza . Questi concetti, non hanno carattere di novità ma servono per richiamare alla mente qual è il punto di incontro della libertà e quello della giustizia sociale. Servono per ricordare soprattutto la costruzione di un nuovo pensiero riformista del socialismo liberale. Ci sono ampi spazi da recuperare: bisogni e sentimenti da rappresentare a misura d’uomo con la capacità di proporli nel modo giusto alla gente. Per soddisfare ciò occorre un nuovo modo di far politica che metta al centro “l’Uomo” con le sue contraddizioni, con i suoi bisogni. La centralità di questo problema è stato capito nella sua specificità dalla Chiesa. Tocca a noi, quindi, difendere il buono che esiste nel nostro Paese e combattere contro l’arroganza del potere e lo sfrenato clientelismo. I politici onesti prendano atto dei cambiamenti che agitano la società civile e si faccia presto a riempire quel vuoto che si è formato.