don Camillo Perrone "Parroco emerito di S. Severino L."
Come è potuto accadere che a Genova si ripetesse lo stesso disastro di tre anni fa? Il capoluogo ligure è finito in ginocchio ancora una volta in mezzo allo scaricabarile di chi doveva prevenire il disastro. Ma ci sono altri luoghi in pericolo. Tuttavia l’argomento del riassetto del suolo e dei corsi d’acqua è tra gli ultimi dello sgangherato dibattito politico. Invece bisogna riflettere sulle cause, sulla cementificazione dei terreni avvenuta per difetto di intelligenza, quando non per disonestà, e per cattivo funzionamento dei controlli. Ma ecco che lo Sblocca Italia riduce proprio i controlli, per superare le lentezze, si dice. Occorre, al contrario, rendere i controlli effettivi, per esempio aumentando le forze delle soprintendenze. Tagliarle fuori è l’ennesimo inganno. Dobbiamo anche prendere atto della realtà del mutamento climatico e intensificare le iniziative per la protezione di vita e ambiente.
Nei primi giorni dell’alluvione, l’assenza dello Stato è stata compensata — come spesso capita in situazioni di emergenza — da una Chiesa che, subito e al suo massimo livello con il cardinale Bagnasco, s’è sporcata le mani e le vesti, non solo per portare una parola di conforto, ma aiuti concreti a chi ha perso tutto. « Servono interventi massicci e tempestivi da parte delle amministrazioni sia locali sia nazionali», ha detto il cardinale. «E’ vergognoso che le burocrazie blocchino fondi che ci sono e che sono necessari per venire incontro a queste persone che soffrono». C’è quindi la grave questione del dissesto idrogeologico in un Paese come il nostro dove, negli ultimi decenni, si sono fatti a più riprese condoni e troppo spesso si è chiuso uno, anzi due occhi sulle criticità del territorio.
Le colpe sono di tutti: delle istituzioni e di quei cittadini che hanno costruito dove non si doveva, Ma se piange il Nord non ride la Basilicata, corrosa da numerose frane, alle prese talvolta con straripamenti, alluvioni, caduta massi, strade interrotte, colture compromesse, incuria, abusivismo edilizio, disboscamento selvaggio… Il territorio regionale lucano poi e la sua prevalente orografia montano- collinare, in concomitanza a forze naturali avverse ed a passati sfruttamenti indiscriminati del bosco, oggi più che mai impongono con urgenza interventi sistematori. Scaturisce quindi che lo studio di una frana va condotto in termini sia qualitativi sia quantitativi senza trascurare tutte le possibili interazioni. Ogni frana è il risultato di molteplici condizioni fisico-ambientali che interagendo tra loro interferiscono sulla stabilità di un territorio. Si fa riferimento alle complicanze geologiche sia intese come caratteri strutturali singenetici e tettonici, sia morfologici litostratigrafici, petrografici e mineralogici, agli aspetti geotecnici, agli aspetti climatici e antropici. Accanto alla continua pericolosità dell’evento e al rischio che il dissesto si verifichi è possibile ora attuare una prevenzione attiva.
Occorre coordinare le competenze in materia di difesa del territorio lucano. Si ritengono opportuni questi interventi tecnici: inquadramento geologico con individuazione degli elementi morfologici indicativi del dissesto, senza trascurare lo studio delle zone limitrofe; studio delle stratigrafie di sondaggi meccanici programmati, in numero sufficiente a ricostruire più sezioni dell’ammasso in frana; studio delle caratteristiche fisico-meccaniche dei terreni coinvolti nel fenomeno; studio nel tempo dei livelli piezometrici e degli spostamenti tramite piezometri e inclinometri; studio della stabilità del pendio con modelli di calcolo più o meno sofisticati e altri accorgimenti geotecnici adatti, eventualmente.
“Il monte condiziona il piano” è questa una verità conosciuta da sempre. La questione della difesa del suolo dunque, deve riguardare prima di tutto i bacini alti e medi dei corsi d’acqua. Le opere di regolazione delle acque, la sistemazione idraulico-forestale, devono far parte dell’assetto generale del territorio della montagna e della collina lucana.
Per combattere il dissesto servono più controlli. Ma il decreto del Governo li riduce per superare le lentezze, purtroppo…