Gennaro Cosentino
Nel paese noto alla cronaca per le tesi di Banfield avete deciso di trasgredire e lanciare un’attività innovativa?
Partecipiamo alla realizzazione di un progetto che Lucanapa sta diffondendo in tutta la Basilicata, dandosi come obbiettivo primo la tutela del territorio attraverso la produzione di una pianta, la Cannabis Sativa, pianta dalle molteplici applicazioni, conosciuta sin dalla notte dei tempi e che ancora oggi si presenta come una tra le più valide alternative del concetto di sostenibilità con cui intendiamo inquadrare il futuro. Programmazione, produzione e trasformazione sono le fasi che caratterizzano la ricerca, all’ interno della nostra regione, di tutte quelle risorse necessarie a sviluppare ogni singolo prodotto 100% lucano.
Da tempo ormai Lucanapa rappresenta un riferimento in Basilicata anche per il possibile rilancio del settore agricolo? Con quali numeri a Chiaromonte?
Concepiamo l’agricoltura come fonte di produzione di energia vitale, l’unica energia in grado di permettere la sopravvivenza umana; in questo senso promuoviamo il lavoro della terra inteso come primo passo per un sostanziale cambiamento di vita a minore impatto sulla natura, intervenendo con azioni di compensazione là dove l’uomo è stato troppo invasivo. Chiaromonte è il comune più a sud tra quelli lucani per primo interessato dalla coltivazione di canapa, strategicamente è stato campo informativo rispetto la produzione di semi ed olio essenziale. L’equidistanza dal versante jonico a quello tirrenico, ha permesso di poter essere rappresentativo dell’area rispetto a tale coltivazione, tanto da aver creato interesse ed entusiasmo tra aziende che già quest’anno sono andate in produzione e molte altre che sono pronte per la campagna 2015. Stiamo studiando la possibilità di creare vari distretti per le trasformazioni analizzando vocazioni e servizi presenti sui diversi territori; per esempio, come fase sperimentale, a Chiaromonte, grazie alla presenza di alcune coltivazioni di cereali antichi è stato avviato un processo di produzione di pasta e biscotti alla canapa, coinvolgendo i laboratori artigianali del posto.
C’è, in effetti, una prospettiva anche “industriale” e occupazionale e, insieme, culturale?
La necessità sentita da molti, di avviare un processo di cambiamento mirato al benessere di tutti, è sicuramente la scintilla che scaturirà nel prossimo futuro una rivolta culturale che avrà come massimo comune denominatore la lotta contro il capitalismo antidemocratico delle multinazionali petrolifere e farmaceutiche. Questo sistema ha generato nel secolo passato, la perdita di identità di alcune nazioni a favore di una industrializzazione involutiva. Lucanapa ha avviato questo processo mirando ad unire tutte quelle menti che hanno predisposizione alla socialità ed al sacrificio. Dal contadino al biologo, dal ristoratore all’ingegnere, insieme per sviluppare un prototipo di industria che dia più valore all’impegno umano, nella prospettiva di abbozzare un’ esistenza più sostenibile per le generazioni che verranno. Della canapa se ne può fare olio e farina come integratori alimentari naturalmente ricchi di omega 3, tessuti pregiati e resistenti, prodotti di base per la cosmetica e la farmaceutica, ma anche materiali per la bioedilizia, biopolimeri per le soluzioni di plastiche vegetali e molto altro ancora. ? la stessa natura che ci regala degli spunti, se a questi affianchiamo studio e ricerca, possiamo commutarli in occupazione utile.
La canapa fa paura?
Nell’epoca dei paradossi, è possibile che ancora vi sia disinformazione riguardo a cosa sia giusto e cosa sbagliato, la canapa è da sempre una delle soluzioni ai mali della industrializzazione eppure è stata demonizzata al punto da essere considerata in modo negativo rispetto al suo reale valore. Facendo una piccola considerazione, otteniamo subito un dato: la canapa, attivando un processo di coesione sociale nel programmare una migliore qualità della vita, diventa automaticamente il nemico da cui devono liberarsi le lobby del petrolio e della chimica di sintesi. La canapa fa paura a chi non vuole che esistano alternative.