Andrea Cignarale
Da Policoro alla radio, dal Castello Baronale agli studi di Mediaset: è questa la lunga strada percorsa negli anni da Francesca Barra, giornalista e scrittrice originaria della Basilicata, ma “emigrata” al Nord per diventare, in pochi anni, una delle giornaliste più importanti sul palcoscenico nazionale. Carriera ricca di successi, con ben sei libri pubblicati ed un settimo, ambientato nella sua terra, che uscirà il prossimo aprile. Francesca Barra ha fatto molta strada da quando viveva in riva al Mar Jonio, ma non ha dimenticato il legame forte con la sua terra. Infatti, proprio durante una sua permanenza a Policoro, la giornalista ha girato, in compagnia del figlio, un docu-film sulla Basilicata, presentando i luoghi della sua infanzia: “L’APT Basilicata mi ha chiesto di fare un documentario- racconta Francesca Barra- Ho scelto la strada più onesta per la narrazione: un viaggio nei luoghi del cuore, spiegandoli a mio figlio che è nato a Milano, ma che considera la Basilicata la sua isola felice, un nido protettivo. Ho voluto prestare al resto d’Italia il nostro sguardo”. Nel cortometraggio la scrittrice lucana mostra con grande orgoglio le bellezze di un angolo di Basilicata in cui lei ha vissuto per anni e che ha saputo apprezzare in ogni sfumatura. Oggi Francesca Barra è inviata per la trasmissione televisiva “Matrix”, partecipa come opinionista al programma sportivo “Tiki Taka” e continua con grande successo la sua attività giornalistica e di scrittrice. Eleganza e bravura, coraggio e sacrificio: la nostra Francesca ha mille qualità che ha voluto raccontare in un’intervista per Basilicata Magazine.
Francesca Barra scrittrice, giornalista, opinionista in tv, conduttrice, fotografa ed inviata. Quale di questi ruoli le si addice maggiormente?
Sono tutti ruoli della stessa medaglia. Io mi definisco una giornalista con varie inclinazioni e sfumature.
Rigorosamente lucana, nata e cresciuta a Policoro, qual è il suo legame con la Basilicata? C’è ancora qualcuno che in Italia non conosce la nostra terra?
No, fortunatamente non è più così. Chi ama questa terra, come l’ho amata io, diffondendone la bellezza, ha contribuito a renderla immortale, proprio come devono fare i figli di una famiglia unita. Radici e ali: questa è per me la Basilicata.
Cosa porta nel suo lavoro e nella sua vita dell’essere lucana e donna del Sud?
La Basilicata mi ha fornito molti elementi utili alla mia formazione e a mio lavoro: porto con me i valori e il gusto delle cose autentiche, l’odore della salsedine, del cibo, la familiarità con la gente, il senso fortissimo di appartenenza e la dignità, vero segno distintivo della nostra terra.
Quando ha capito che il giornalismo sarebbe stata la sua vita e cosa consiglia a quei giovani che si avviano al mondo della scrittura e dell’informazione così ricco di insidie ed incertezze?
Il giornalismo è diventato la mia vita quando ho capito che la bellezza necessità di ricerca di verità perché nulla è sempre perfetto. E volevo raccontarlo. Ho l’esigenza di raccontare storie, di entrare nella vita, nelle dinamiche umane, di conoscere, di indagare, di mostrare. Consiglio ai ragazzi di non farsi scoraggiare dalle premesse che spesso limitano il mondo del lavoro perché più la strada sarà lunga e difficile, più farete gavetta. Io ho iniziato questo mestiere quattordici anni fa studiando molto e superando l’esame da professionista dopo due anni di pratica. E da allora non sono mai stata assunta: lavoro ancora a partita Iva. Oggi considero ugualmente questo lavoro, seppure difficile, il migliore del mondo. E anche la mia indipendenza intellettuale una libertà non da tutti. Ho cambiato diversi settori prima di scegliere. E ho avuto pazienza. Tanta. Ero giovanissima, sono una donna e madre. Immaginate? Chiunque si sarebbe scoraggiato. Ma questo è un lavoro che premia per meritocrazia. Se non vali, non sai raccontare, non sai parlare, non sai scrivere, non contano conoscenze o raccomandazioni. Bisogna avere opinioni, gestire dirette e scontri trasversali. Informarsi quotidianamente su ogni argomento. Non esiste sabato o domenica per me. Perché non si può rimanere “indietro”. E’ faticoso, ma bellissimo. Ma non aspettatevi scorciatoie perchè vi brucereste alla seconda curva.
La sua carriera è ricca di riconoscimenti: dal Premio Borsellino al Premio Siani, passando per tanti altri successi. Quale le ha dato maggior soddisfazione?
I premi li dedico alle persone e al dolore che ho voluto mettere in luce, affinchè nessuno dimenticasse il sacrificio di tante vittime. Non sono miei: io sono una cerniera tra i fatti e la loro interpretazione.
L’esperienza televisiva che porterà sempre nel cuore?
Non potrò mai dimenticare il Concerto del Primo Maggio: ben otto ore di diretta straordinarie.
Per un mese ha vissuto in strada per scrivere di un mondo parallelo al nostro che spesso dimentichiamo, dando la voce a senza tetto e clochard: che esperienze è stata?
Ho vissuto quasi un mese in strada per documentare chi sono i nuovi poveri, chi abita le nostre strade, nella totale indifferenza di molti. Le donne, i bambini, gli anziani, le madri: potrebbe succedere a chiunque di noi. Ho conosciuto gente spezzata dalla crisi, persone generose e autentiche, ma senza speranza. Non è possibile vivere senza dedicarsi anche a loro.
Il prossimo libro “Verrà il vento e ti parlerà di me” è ambientato in Lucania. Come è nato e di cosa parla?
E’ un libro ambientato nella mia terra nel periodo che va dallo sfollamento dei Sassi ai giorni nostri: “Verrà il vento e ti parlerà di me” è un romanzo di amore, tradizioni e rapporti di famiglie autentiche. Ma soprattutto il racconto magico di un sogno. Edito da Garzanti, sarà disponibile nelle librerie a partire da fine aprile.
Nella sua splendida carriera qual è l’inchiesta che non potrà mai dimenticare?
Devo dire che tutte le storie raccontate durante il mio programma radiofonico su Radio1 Rai “La bellezza contro le mafie” hanno la loro importanza. Su tutte mi ha colpito molto la storia del giornalista Mario Francese, ucciso dalla mafia sotto casa nel 1979, a Palermo. I figli hanno ricercato la verità, da soli, e sono riusciti dopo anni e anni a far condannare l’intera cupola di Cosa Nostra.
Nella sua attività giornalistica la donna è stata una tematica costante. Qual è stata la donna che, a suo parere, ha inciso maggiormente nella politica italiana e come giudica il ruolo delle attuali donne in Parlamento?
Sono sempre stata contraria alle Quote Rosa: per me l’emancipazione è quando nessuno mi dovrà imporre, senza battaglie di genere. Tra le donne che hanno lasciato il segno nella politica italiana credo che vada sottolineato il grande lavoro di Nilde Lotti, Emma Bonino, Tina Anselmi e Lina Merlin.
Quali sono i pregi della Basilicata e quali, a suo parere, i difetti?
Mancano trasporti adeguati, mancano progetti culturali, in molti comuni mancano strutture ricettive e biblioteche. Ma ci sono tanti giovani, uomini e donne che decidono di restare e di mettere a disposizione le proprie risorse ed energie per cambiare le cose: persone che non si adagiano sui limiti, sulle distanze, ma migliorano la propria vita e quella del prossimo. I punti di forza sono sotto gli occhi di tutti: l’estetica del territorio, il cibo, la generosità dei lucani, la forza, l’ostinazione, l’orgoglio.
Francesca Barra ha un sogno nel cassetto per la sua carriera di giornalista e scrittrice?
Mi piacerebbe realizzare un film dal mio libro.