Da Caravaggio a Bernini

Armando Lostaglio

Le Scuderie del Quirinale a Roma dedicano nelle accurate sale espositive la splendida mostra temporanea (dal 14 aprile al 30 luglio) “Da Caravaggio a Bernini. Capolavori del Seicento italiano nelle collezioni reali di Spagna”. Sessanta le opere dei grandi maestri del Seicento italiano, ove quella del Caravaggio “Salomè con la testa del Battista” (che apre la mostra e compare sui manifesti) polarizza lo sguardo dello spettatore in un tripudio di colore, di recente restauro che ne restituisce l’antico splendore. Il percorso del Quirinale presenta una straordinaria selezione di dipinti e sculture riflettendo gli strettissimi legami politici e culturali tra la corte spagnola e gli stati italiani nel corso del XVII secolo.

Ecco dunque il sublime Crocifisso del Bernini, custodito presso il Monastero di San Lorenzo del Escorial, opera scultorea è solitamente poco accessibile al pubblico, data la sua abituale ubicazione. La mostra è anche un piccolo viaggio nel contesto politico di quel tempo: infatti, per guadagnarsi i favori delle corti di Spagna (ma anche di quelle asburgiche) contribuirono i frequenti doni diplomatici da parte dei governanti italiani, dal Viceregno di Napoli allo Stato di Milano. Spiccano in tal senso “Lot e le figlie” di Guercino e “La conversione di Saulo” di Guido Reni, donati a Filippo IV dal principe Ludovisi allo scopo di garantire la protezione spagnola sul minuscolo Stato di Piombino.

Lo spiccato interesse dei sovrani spagnoli per la cultura italiana si riflette inoltre negli inviti a lavorare a corte rivolti a maestri come il napoletano Luca Giordano, attivo in Spagna per un decennio. Nel 1819, per volere del re Ferdinando VII, venne creato il Museo Real – in seguito Museo del Prado – in cui furono raccolte opere provenienti per la maggior parte dalle Collezioni Reali. Ma c’è anche molto altro, molti artisti di fama e altri meno: da Diego Velàsquez con “La tunica di Giuseppe” allo spagnolo-napoletano Jusepe de Ribera, dal fiammingo Jean de Boulogne italianizzato Gianbologna, dal francese Mellin a Van Dyck affermatosi a Palermo; e Andrea Vaccaro, napoletano di influenza caravaggesca. Molte migliaia le presenze finora alle Scuderie, in cui Arte sacra e geopolitica sussidiano un viaggio fra le sensazioni dell’arte più elevata, con maestri di ineguagliabile ingegno.

 

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