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Un secolo fa nasceva John Fitzgerald Kennedy


Don_Camillo_Perrone

Esattamente 100 anni fa il 19 maggio 1917 nacque John Fitzgerald Kennedy, il 35° Presidente degli Stati Uniti immaturamente scomparso. E’ doveroso fare di questo illustre personaggio una degna commemorazione.
Una adolescenza attiva ed impegnata dagli sport allo studio, portò il giovane John alle soglie dell’Università. Tutto il tempo libero dallo studio era dedicato al rugby, alla vela, al nuoto, al giornale studentesco del quale era redattore.
Ogni anno poi le vacanze erano occupate da visite ai paesi più disparati del mondo dalla Palestina alla Lettonia, dalla Turchia alla Spagna. Scrisse anzi un rapporto su questi suoi viaggi, per suo padre ambasciatore a Londra. Pubblicò anche un libro sull’Inghilterra frutto dei suoi viaggi.
Poi venne la guerra e il giovane Kennedy corse a fare il suo dovere anche se avrebbe potuto evitarlo per dei postumi di ferite alla schiena; ma determinato a rendersi utile alla sua Patria in cinque mesi si curò e guarì. Arruolato si distinse per una eroica azione nel corso della quale fu ferito. Dopo la convalescenza e le onoreficenze guadagnate anche in quest’altro campo comincia per John Kennedy, continuatore delle tradizioni familiari, la brillante carriera politica che in così poco tempo lo vide, dopo tre elezioni alla Camera e due al Senato, Presidente degli Stati Uniti.

Il suo breve mandato stroncato immaturamente da una tragica fatalità fu denso di opere e di pensiero. Energie che il dinamico Kennedy spese a difesa degli oppressi e dei deboli predicando, con la puntigliosa ispirazione di un missionario, la pace nella giustizia e nell’uguaglianza.
Ed a favore di queste sue teorie dettò molte e concrete direttive perché all’interno degli Stati Uniti e nel mondo fosse a tutti assicurata la dignità civile ed umana.
L’apostolo della giustizia si recava un giorno a predicare il suo verbo di pace e di dignità tra coloro che non avevano ancora compreso l’alto ideale della sua missione e cadde per mano di un folle esaltato immolando, come tutti i giusti, la sua giovinezza al servizio di una causa giusta che da oggi, per ogni uomo che abbia coscienza della propria civile dignità, è diventatanell’alone del suo sacrificio – una causa santa.

John Kennedy

Sulla tomba di John Kennedy è stato scolpito questo pensiero: “Non chiederti che cosa può fare il tuo Paese per te, ma che cosa puoi fare tu per il tuo Paese”! Questo invito, che può essere considerato come il testamento di questo storico personaggio verso il popolo degli Stati Uniti, lo crediamo attuale anche verso il nostro popolo Italiano, oggi forse più che mai. C’è infatti nel cuore di tutti gli onesti un autentico desiderio per una società più giusta, più solidale, meno violenta e meno materialista.
Questo auspicio viene spontaneo oggi in cui la crisi socio-economica si è resa più grave. Occorre intanto che ognuno ricominci a pensare ai propri doveri prima e più che ai propri diritti; occorre finire di ingannare noi stessi e gli altri, dileguando le cortine fumogene degli inganni reciproci; dalle falsificazioni ideologiche, dalle manipolazioni della verità operata a fini di parte; occorre ridare agli uomini una coscienza personale e per questo occorre uscire dalla gabbie dell’economicismo.
Purtroppo la nostra civiltà è radicalmente abnorme poiché si lascia corrodere da una sempre più grave involuzione dei valori ideali, civiltà segnata dalla dirompente contraddizione del progresso e del regresso. È una grave iattura per cui urge reagire e andare controcorrente.
È la coscienza di tutto un popolo – il nostro popolo e ciascuno di noi che ne facciamo parte – che è da ricostruire.
In conclusione John Kennedy si attesta quale fulgido esempio da imitare, davvero un validissimo richiamo per tutti circa la giustizia, la pace e il miglior uso della libertà.