Ermete Nustrini
In questi giorni, giornali e media fanno a gara ad ospitare dibattiti sullo Ius soli al fine di ottenerne l’approvazione entro la fine della legislatura.
Dicono, è una questione di dignità e coerenza. Ed hanno ragione.
Ma c’è un’ altro tema importante che fa parte del corpus dei diritti civili del cittadino e che meriterebbe altrettanta nobiltà : il “testamento biologico“, impantanato da mesi al Senato.
E’ una legge senza distinguo; che non è di destra, di centro o di sinistra. E’ di tutti noi. Dà valore alla volontà di ciascun cittadino e tutela la dignità di tutti.
Siamo la nazione culla del diritto eppure su una materia personalissima di libertà non riusciamo a fare approvare dal Parlamento neppure una soglia minima giuridica in cui esercitare la propria scelta, liberamente e responsabilmente. Cittadini adulti, capaci di autodeterminarsi in una questione fondamentale, proprio di vita e di morte, che riguarda ognuno di noi, senza alcuna distinzione.
Quella del fine vita è una questione di rispetto della volontà e di dignità del vivere e del morire che deve essere assicurata alla scelta di ciascuno cittadino.
Lodevole l’iniziativa dei Senatori a vita per sollecitare il Senato ad adottare, senza modifiche, il testo già approvato dalla Camera “in modo da lasciare al Paese, a fine legislatura, come prezioso legato, il riconoscimento di questo spazio incomprimibile di libertà e responsabilità.“