Un’idea di sviluppo locale.

Un’idea di sviluppo locale. Nei comuni dell’area interna “Mercure – Alto Sinni – Val Sarmento”

Premessa – Partiamo dal bisogno di dar voce alle “voci dal territorio” dei comuni dell’area interna “Mercure – Alto Sinni – Val Sarmento”, alle “voci dal Pollino”: da un’area interna periferica debole con un indice di ruralità che in alcune realtà è pari a 9,00 ab./kmq. Il lavoro svolto è guidato, sollecitato e monitorato da parole-chiave, come: area protetta (parco nazionale del Pollino)

  •  paesaggio identitario
  •  valori naturali e culturali
  •  servizi ecosistemici
  •  tradizione
  •  identità
  •  processo culturale
  •  progettazione partecipata e condivisa
  •  strategia nazionale aree interne
  •  modello di sviluppo localeVogliamo imparare a raccontarci per

     favorire i processi, in corso, di “buone pratiche”, collaborando con persone, comunità, territorio, istituzioni per mettere in valore tutto ciò che esiste, che è positivo e che funziona,

 far emergere potenzialità inespresse, nascoste, silenti, inascoltate, in difficoltà. Abbiamo incominciato

 da un’idea di sviluppo locale, che l’Associazione “Voci dal Pollino” va elaborando, e dal dibattito sul “progetto aree interne” della Strategia Nazionale;

 in un’area e in una situazione, in cui gli spazi sociali e culturali necessitano di una presenza attiva e di un impegno continuo a vasto spettro.

Annibale Formica

La collaborazione con le istituzioni locali intende favorire sinergie per la sperimentazione di una “Strategia” e di un “Progetto Aree Interne” in grado di arrestare l’abbandono dei nostri paesi e dei nostri territori attraverso un’azione di “sviluppo locale” e, contestualmente, di miglioramento e di potenziamento dei “servizi di cittadinanza”.

Senza tacere i problemi, con tutta la umiltà possibile e utilizzando “frasi fatte” già dette e ampiamente note e condivise, ci impegniamo a parlare di chi, di cosa e di come perviene a soluzioni.

Riferimenti

I contenuti e il metodo di lavoro sono ispirati a principi, valori e modalità già sperimentati con tre casi di studio e con il rinvio a normative e strumenti dell’ordinamento vigente.

I casi di studio, cui ci riferiamo, sono:

  • – gli “Studi di Comunità”, lanciati da Adriano Olivetti nel Canavese, negli anni ’50, e ripresi, dopo la scoperta dei “Sassi”, anche a Matera; quegli studi in bilico, allora, tra discipline, come storia, politica, sociologia, economia, psicologia, pedagogia, filosofia, arte, architettura, urbanistica e l’utopia (Cfr.: “La natura che vale e la Basilicata delle aree interne”, articolo di A. Formica, pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 15 giugno 2016);
  • – il “Progetto Pollino”, del 1981, redatto dal gruppo interdisciplinare di studio, vincitore del concorso nazionale di idee, indetto dalla Regione Basilicata, per la creazione del parco naturale del Pollino;
  • – il “Progetto Aree Interne” del Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica, dell’ottobre 2012.Ciascuna delle considerazioni fatte tiene conto, altresì, di normative e di strumenti dell’ordinamento vigente, quali:
  • – la legge quadro sulle aree protette n. 394/1991;
  • – “Il Piano per il Parco nazionale del Pollino”, approvato dal Consiglio Direttivodell’Ente Parco con deliberazione n. 32 del 17 maggio 2011;
  • – La “Strategia Nazionale per le Aree Interne. Estratto dell’Accordo di Partenariato2014-2020”, (trasmesso a settembre 2014 alla Commissione europea a chiusura

    del negoziato formale);

  • – La “Relazione annuale sulla Strategia nazionale per le aree interne”, presentata alCipe dal Ministro per la Coesione Territoriale e il Mezzogiorno C. De Vincenti,

    dicembre 2016;

  • – La “Bozza della Strategia Area Interna Mercure Alto Sinni Val Sarmento”,documento del 07.07.2017;
  • – la legge n. 482/1999: ” Norme in materia di tutela delle minoranze linguistichestoriche “.

    citazioni

    Utile, per l’autorevolezza del documento e per l’attualità dell’argomento, è il confronto con i contenuti del dossier sulla Regione Piemonte, pubblicato come “Album regioni” dal giornale la Repubblica del 19 ottobre 2017. Citiamo il titolo “Dalla fabbrica alle fabbriche” e le frasi “C’era una volta la grande industria. Ora una nuova identità fatta di tanti saperi”. Del dossier fanno parte gli approfondimenti su: il turismo, l’enogastronomia, la solidarietà, la ricerca, lo sport, la natura, l’architettura, l’arte, la cultura, l’università.

    Chiesa Madre S. Costantino Albanese

contesto

Gli indicatori più rilevanti e significativi delle condizioni territoriali, ambientali, sociali, economiche, culturali e politiche forniscono i connotati di un’area interna, periferica, montana, disagiata, debole dell’Italia Meridionale: il versante lucano del Pollino.

In tale contesto emergono un paesaggio identitario e un patrimonio di eccezionale valore naturale, culturale e scientifico, eletto a Parco Nazionale.

Il carattere più specifico del paesaggio è la “ruralità”, con una densità di popolazione che nei Comuni della Valle del Sarmento va dai 9,20 abitanti per kmq (a San Paolo Albanese, il comune più piccolo della Basilicata: 278 abitanti) ai 30, 54 abitanti per kmq (a San Giorgio Lucano).

potenzialità

Da un’analisi e una valutazione della realtà si può schematicamente evidenziare l’esistenza di potenzialità rilevanti, quali il “paesaggio identitario”, inteso come risultante di tutti i caratteri del territorio, dal patrimonio naturale e culturale, alla comunità insediata, alla storia, alle trasformazioni. Il “paesaggio identitario” è la “voce” dominante (la voce narrante) dell’intero contesto di riferimento. È il filo conduttore delle attività umane esistenti. Rappresenta l’emblema, l’icona più suggestiva per qualsiasi manifestazione di interessi. Gli stessi caratteri fisici del Pollino sono elementi culturali creati dal lavoro dell’uomo, dalla sua “sapienza” produttiva; sono testimonianza di virtù, di maestrie, di buone pratiche, come distillati plastici di “saperi”, da utilizzare per indagare, conoscere, sperimentare, innovare prodotti e processi utili alla crescita, al progresso, al benessere, alla compatibilità ecologica. È un campionario di esperienze “vive”.

punti di forza

I punti di forza, perciò, sono le bellezze naturali e le bellezze culturali, eccezionali, uniche, irripetibili e “specifiche”, che, cioè, non possono essere traslocate altrove (per fortuna) e le capacità umane, che gli abitanti del posto hanno e che sono pronti a mettere in moto per il miglioramento e la crescita del benessere della comunità. Lo sviluppo locale, che si vuole promuovere ed attuare, mette le sue radici negli

abitanti del territorio, coinvolgendoli in un processo culturale continuo e permanente capace di renderli sempre più soggetti portatori degli interessi collettivi, progettisti del bene comune e protagonisti del proprio futuro.

limiti

Per far diventare “punto di forza” , qual è realmente, la realtà dei Comuni dell’area interna “Mercure – Alto Sinni – Val Sarmento”, occorre preliminarmente e pregiudizialmente mettere al centro delle politiche locali, regionali e nazionali l’intera area meridionale della Basilicata e colmarne subito il deficit esistente di partecipazione alle scelte, che la riguardano, e di coinvolgimento nella gestione delle scelte stesse.

Le comunità locali, troppo piccole e deboli, sono, oltretutto, condizionate da gravi limiti di gestione delle risorse.

finalità generali

Il progetto di sviluppo locale, inquadrato entro le coordinate dell’ambiente e del paesaggio naturale, culturale, antropico, sociale, economico, produttivo, si pone le seguenti finalità:

  •  la tutela, la valorizzazione e la fruizione del “paesaggio identitario”;
  •  la sperimentazione di forme di tutela attiva del patrimonio naturale e culturale,facendo leva sulle popolazioni residenti e sulla loro appartenenza ai luoghi;
  •  la cura, la manutenzione, l’ammodernamento della via “culturale”: la infrastruttura, di cui il territorio e il suo patrimonio hanno assoluta necessità per ri-generare risorse, luoghi, processi economici e produttivi;
  •  la scrittura di una strategia di medio-lungo termine;
  •  la creazione di una consapevolezza diffusa del fenomeno dello spopolamento;
  •  il confronto con esperienze “vive”;
  •  la rilettura della tradizione;
  •  lo stimolo e il sostegno del protagonismo degli abitanti nelle politiche del territorio e nei processi di sviluppo;
  •  una visione integrata del territorio;
  •  lo sviluppo delle conoscenze dei caratteri, dei significati e dei valori naturali,culturali e scientifici del patrimonio.

    obiettivi specifici

    La definizione degli obiettivi specifici, da perseguire nell’area interna meridionale della Basilicata (Pollino), è preceduta

     dalla ricognizione di tutti gli elementi di conoscenza “tacita” sul paesaggio da parte dei residenti: una conoscenza “tacita” interpretata come insieme delle

conoscenze sugli usi del suolo, sulle risorse e sulle forme insediative, che si sono sedimentate storicamente, e sulle trasformazioni, che hanno interessato e continuano a interessare il paesaggio,

 e, oltre che dall’esplorazione della conoscenza “tacita” locale, dallo studio, con un metodo di ascolto e di osservazione ispirato alla ricerca etnografica, delle trasformazioni oggettive del paesaggio negli ultimi cent’anni.

Gli obiettivi specifici sono:

  •  la produzione e divulgazione della conoscenza sui significati e sui valori del paesaggio;
  •  la creazione di meccanismi istituzionali capaci di sostenere nel tempo la produzione di conoscenza e consapevolezza collettiva sul paesaggio;
  •  il recupero, il riuso, la cura, la messa in funzione e fruizione di spazi, luoghi, strutture e infrastrutture pubbliche esistenti, inutilizzate, abbandonate;
  •  l’acquisizione, la consapevolezza, lo sviluppo, la promozione, la divulgazione delle conoscenze del patrimonio naturale e culturale, delle ricerche scientifiche, dei servizi ecosistemici, della biodiversità, dell’agricoltura-zootecnia biologica, di qualità, tradizionale;
  •  il miglioramento e potenziamento dei servizi essenziali alla popolazione residente;
  •  la difesa della scuola contro la spoliazione del servizio più vitale per la sopravvivenza della comunità e dei suoi ultimi spazi di aggregazione;
  •  la difesa della scuola come “vissuto” della comunità e come presidio strategico del territorio;
  •  l’alleanza strategica scuola-territorio;
  •  la sperimentazione di una didattica per le “pluriclassi”, quale elemento propulsivo per la innovazione del “fare” didattica e per la salvaguardia di identità, di storie e di future narrazioni;
  •  la formazione e la promozione della educazione e dell’interpretazione naturalistica e culturale, ecoantropologica;
  •  la promozione di attività escursionistiche nelle campagne, lungo antichi tratturi, alla ricerca di antichi frutti, di antichi semi, di antiche specie vegetali e animali, di emergenze, di luoghi, di punti panoramici, di vedute, di suoni e di silenzi;
  •  la valorizzazione dei prodotti tipici, quali: il cibo locale, tradizionale, naturale, genuino, i suoi sapori e i suoi odori;
  •  la promozione di visite guidate alla ricerca dello “spirito del luogo” nei centri storici, nelle architetture spontanee, nei musei, nelle botteghe artigiane, nei

laboratori di strumenti musicali (es.: la zampogna), nelle feste tradizionali, nelle relazioni sociali, nelle caratteristiche socio-culturali, nei linguaggi, nelle abitudini delle popolazioni locali;

  •  il miglioramento, il potenziamento, la valorizzazione, la promozione delle “buone pratiche”, già presenti nell’area; nella manutenzione del territorio, nella agricoltura e zootecnia, nella gastronomia, nelle attività turistiche ed agrituristiche, nella guida alle escursioni;
  •  la formazione e la promozione culturale delle risorse umane “attive” sul territorio, che posseggono, cioè, una capacità di progettualità locale;
  •  il rilancio del Parco Nazionale del Pollino, come istituzione di eccellenza e come fattore identitario, che agisca come dispositivo di cambiamento.modalità di attuazione

    l’attuazione della proposta progettuale riteniamo si debba realizzare con modalità che favoriscono:

  •  la costruzione dal basso, con la partecipazione attiva delle comunità locali, di un “Accordo di programma quadro” (APQ), che responsabilizza ed impegna ciascuno dei sottoscrittori a svolgere le procedure e i compiti inerenti per il perseguimento degli obiettivi assegnatigli;
  •  l’impostazione di un processo partecipativo, nel quale l’area si interroga sul proprio futuro (di che cosa e come vivremo tra vent’anni?) e poi passa la parola alle persone, invitando ai tavoli e ascoltando i soggetti rilevanti, che liberano idee e proposte, che spesso già ci sono, ma sono tenute in disparte;
  •  la promozione della coesione sociale, del territorio e dell’economia, come strumento d’azione. La coesione è l’identificazione di ognuno di noi con tutti gli altri; vuol dire che gli altri sono parte di te, avvertire che la loro sconfitta è la tua sconfitta, è la sconfitta della tua cultura, della tua comunità. Per questo il termine “coesione” si riferisce alla densità delle relazioni umane, ma anche al metodo con cui si persegue lo sviluppo, quello sviluppo che fa crescere le relazioni: il metodo del confronto fra tutti i soggetti, della costruzione di coalizioni orizzontali (fra Comuni, imprese, cittadini organizzati) e verticali;
  •  il dialogo permanente tra gli enti;
  •  la responsabilizzazione degli enti locali nei processi di sviluppo;
  •  l’attenzione al punto di vista di chi è davvero coinvolto;
  •  la proposta di indirizzi attraverso esempi concreti e “buone pratiche”;
  •  l’emulazione delle esperienze che evidenziano nella cultura la capacità di creare valore sociale;
  •  l’attivazione di un partenariato permanente, di una “governance” dello sviluppo locale, rafforzato dalla partecipazione alla definizione della Strategia d’area di stakeholders del territorio, dell’economia e della comunità locale;
  •  la delega alle comunità locali – sindaci, associazioni, rappresentanti dei cittadini, dirigenti scolastici, piccole imprese – che decidono cosa fare e come;
  •  la partecipazione di attori locali interessati al tema della difesa attiva del paesaggio e della interpretazione dei luoghi, intesi come risorsa per una varietà di iniziative e non solo come dotazione statica o eredità del passato;
  •  la costituzione di gruppi di lavoro, con finalità di raccolta e discussione dei materiali e di messa a fuoco delle possibili azioni, di rapida realizzazione, capaci di avviare in concreto pratiche innovative;
  •  la progettazione partecipata e condivisa;
  •  la scelta, volta per volta, degli strumenti di intervento più idonei ed appropriati;
  •  il costante riferimento alla Strategia Nazionale Aree Interne.risultati attesi

    Come ha posto in evidenza la Strategia Nazionale per le Aree Interne, nel fare il punto a due anni dal lancio della Strategia stessa, il percorso, che abbiamo immaginato nell’idea di sviluppo locale proposta, deve potersi tradurre in iniziative ed interventi fortemente orientati al risultato ‹attraverso un confronto aperto con il territorio e un intenso lavoro di campo con gli attori rilevanti del partenariato›.

I risultati che, pertanto, si intendono perseguire nell’immediato sono: 1. l’accordodiprogrammaquadro;

  1. il coinvolgimento delle comunità locali nei processi di ideazione, progettazione,attuazione e gestione attraverso una intensa, costante e permanente attività di sensibilizzazione socio-culturale, in modo da ‹rendere le popolazioni e le istituzioni locali protagoniste dei processi economici, sociali, territoriali ed ambientali, che riguardano loro stesse, non “sopra e prima”, ma “dentro e durante” i processi stessi›;
  2. il miglioramento, il potenziamento, l’ampliamento di tutte le attività umane esistenti;
  3. l’innovazioneculturale;
  4. erogazionediservizisullabasedellaprossimitàterritoriale;
  5. la sperimentazione dell’idea di sviluppo locale con interventi compatibili ecoerenti con l’idea stessa e con le risorse umane esistenti;
  6. laqualità,laqualitàdeiprodotti,laqualitàdeiprocessi,laqualitàdellavita.
  7. ilprogettodisviluppolocale.

conclusioni

La proposta è frutto della messa a confronto di alcune esperienze significative, vissute, osservate, riflettute, studiate, e della loro ricomposizione in una ipotesi di documento metodologico, capace di ispirare e stimolare la elaborazione di un progetto di “sviluppo locale” nei comuni dell’area interna “Mercure – Alto Sinni – Val Sarmento”.

Gli elementi essenziali che la compongono riguardano il territorio, la comunità, le persone, le buone pratiche, la partecipazione attiva, la tradizione, la innovazione, l’approccio pragmatico e partecipativo, il progetto, la visione strategica e il posizionamento del sistema locale nel contesto regionale e nazionale.

La logica è una strategia di medio-lungo termine, da sperimentare per dare al territorio e alla comunità, che lo abita, una identità e un ruolo.

Appendice : annotazione di alcune esperienze significative della Strategia Nazionale Aree Interne

intervista di Fabrizio Barca

o Per innescare veri processi di sviluppo territoriale, bisogna cambiare radicalmente modo di progettare, ripartendo dallacoesione sociale e dal coinvolgimento reale dei cittadini;

o non fare progetti estemporanei;
o prendere di petto, in maniera permanente, gli ostacoli che in questi territori

rendono la vita pesante e difficile e che spiegano l’abbandono demografico. Da un lato, quindi, il peggioramento dei servizi fondamentali – scuola, salute, mobilità – e dall’altro la mancanza di capacità di liberare forze innovative, che consentirebbero di valorizzare meglio questi territori;

o una strategia, a partire dalla risposta alla domanda “dove vogliamo andare”;
o una domanda al plurale, perché il percorso non riguarda singoli Comuni, ma

alleanze permanenti tra Comuni;
o coesione sociale – ma anche territoriale ed economica;
o ascoltare le “piccole” voci, che a volte sono molto ricche e significative;
o disegnare strategie di lungo termine, stimolando processi innovativi di sviluppo

anche a partire dalle conoscenze ed esperienze già ‘vive’ nelle aree interne del Paese”.

Qualità dell’istruzione nelle pluriclassi

o l’esposizione agli insegnamenti che sarebbero diretti a studenti di diverse età, può essere un elemento di stimolo per gli allievi, con effetti positivi sulla qualità

dell’istruzione; può essere un metodo didattico alternativo, forse più adatto alla situazione delle aree interne;

o Si può partire da una riflessione sulla valorizzazione delle risorse di contesto (le aree interne ne hanno infinite, incluso il ‘tempo’), sulla qualità delle relazioni che si strutturano tra alunni e insegnanti, sul ruolo chiave dell’insegnate e sulla sua capacità di immaginare, inventare e sperimentare nuovi metodi educativi;

o La soppressione di scuole è la spoliazione di un ulteriore servizio per una comunità;

o Le scuole vengono vissute come l’ultimo servizio rimasto nei nostri paesi di montagna, gli unici spazi di aggregazione e di formazione e come tali indispensabili per la “sopravvivenza” della comunità;

o La realtà scolastica, nel vissuto della comunità, diventa strategica per il presidio del territorio, ma, va detto, che molto spesso, non è accompagnata da una riflessione in termini di qualità dell’offerta formativa;

o Le pluriclassi vengono vissute dagli insegnanti e dai genitori come una potenziale risorsa per i bambini che le frequentano e come una ricchezza per il territorio, in quanto la loro scomparsa comporterebbe una profonda deprivazione per le comunità che le ospitano e di cui salvaguardano identità e storie e ne permettono una narrazione futura;

o Tutte le classi potrebbero essere considerate “pluriclassi” e l’esperienza di queste potrebbe costituire un elemento propulsivo per l’innovazione del “fare” didattica;

o Gli allievi possono imparare ad essere partecipi e protagonisti del loro apprendimento, sviluppando le meta-competenze dell’imparare ad imparare.

Come costruire un’idea di scuola (superiore) nelle aree interne
o Vi è un duplice problema: 1) la mancata corrispondenza tra le vocazioni di un’area (reali o potenziali) e gli indirizzi formativi; 2) e il disegno di una

formazione tecnica/professionale poco innovativa e attrattiva;
o C’è bisogno di costruire percorsi didattici “aperti”, in cui poter sperimentare e intrecciare discipline, a cavallo tra scienza, tecnologia, manualità e creatività,

come in un laboratorio di ricerca;
o Sperimentare canali di innovazione per rafforzare i legami tra esperienza

formativa, vocazioni territoriali e attività economiche emergenti;
o Possono i poli scolastici rispondere a queste esigenze e, per questo, essere pensati come dei laboratori di ricerca aperti o anche come dei ‘Campus’ diffusi? Occorre

costruire alleanze strategiche fra scuola e territorio locale;
o La scuola superiore delle aree interne è di per sé espressione di complessità, la

metafora che la definisce è la periferia; nella stragrande maggioranza dei casi è collocata nel “fondovalle” e raccoglie e canalizza le disarmonie e le esigenze di un intero territorio montano o più territori montani;

o Il territorio come progetto: mestieri, arti della tradizione, ma anche collaborazioni e sinergie con le realtà economico-produttive più avanzate, con particolare riferimento alle nuove tecnologie, possono divenire un riferimento per garantire una reale corrispondenza tra le vocazioni di un’area e gli indirizzi formativi;

o Sperimentare tutto questo non solo è possibile, ma necessario, soprattutto nelle zone marginali dove le povertà sono maggiori e dove è più che mai necessario che la scuola si rafforzi come agenzia formativa a 360° (a tutto campo);

o Vi è la necessità del recupero della tradizione anche in ragione della oramai diffusa coscienza della strategicità di una visione che vede l’ambiente come ricchezza e risorsa, come precondizione per dare vita a uno “sviluppo sostenibile” del territorio, come equilibrio dinamico tra “territorio naturale- biologico”, ambiente “antropico, sociale, culturale e economico” e ambiente “costruito” (ndr.: “paesaggio identitario”).

La Via Silente

o “La Via Silente è una di quelle rivoluzioni silenziose piccole perché realizzate dal basso, capace di coinvolgere le persone, in grado di smuovere i muri e restituendo forza all’identità dei luoghi”;

o “un modo di guardare alle aree interne con lo sguardo di chi vuol cambiare, uscendo dall’isolamento con la visione di chi vuole investire nel futuro coinvolgendo la comunità locale e innestando nuove idee”.

Londra, Parigi e Borgo San Pietro

o Ventuno abitanti per chilometro quadrato (ndr. Borgo San Pietro);
o la qualità è un marchio di fabbrica, tra prodotti esclusivi come la lenticchia di Rascino (presidio Slow Food) o il rarissimo “fagiolo pisello”, non replicabile altrove e portato – si racconta – da un compaesano tornato dal Brasile all’inizio

del Novecento, legume ambitissimo dalla buccia fine e il sapore unico;
o lo “scouting” organizzato a Rocca Sinibalda, appuntamento fissato per

individuare la linea della Strategia sul territorio;
o tanti giovani – e meno giovani – intervenuti all’incontro per non perdere

l’occasione di rivendicare ciò che nell’area manca, e ciò che può aiutarli a non desistere dalla loro scelta di rimanere qui ;

Sviluppo locale nell’Appennino Basso Pesarese ed Anconetano: al via gli interventi della Strategia Nazionale Aree Interne dopo la firma dell’Accordo di programma quadro
o firma dell’Accordo di programma quadro (APQ) tra l’Agenzia per la Coesione

territoriale, la Regione Marche, l’Unione Montana del Catria e Nerone e i

Ministeri coinvolti, l’Appennino Basso Pesarese ed Anconetano entra nella fase

attuativa la Strategia Nazionale Aree Interne (SNAI);
o Gli Asili riprendono un modello sviluppato con le residenze teatrali che hanno

portato numerosi artisti a scegliere la cittadina per allestire e mettere in scena i

propri spettacoli, regalando al nostro territorio le prime assolute;
o Vogliamo declinare questa esperienza di residenza creativa anche negli ambiti della formazione, dell’accoglienza turistica, dell’educazione, della salute e del

benessere;

o con il nome di Asili “si vuol dare l’idea di uno spazio a disposizione per sviluppare la propria creatività” ;

o Gli immobili destinati ad ospitare gli Asili d’Appennino non sono ruderi, ma alcuni degli edifici monumentali più rappresentativi del territorio;

o avviare un processo di gestione integrata, per arrivare ad affidare la gestione degli spazi a un unico soggetto, individuato tramite una gara unica, e far sì che la programmazione e le attività proposte in questi edifici dialoghino in forma permanente;

o Attraverso gli Asili d’Appennino, l’area interna vuole creare un prodotto turistico originale ed unitario, capace di catalizzare l’attenzione dei visitatori per un periodo più lungo di una giornata, ma anche l’interesse di potenziali futuri abitanti, che potrebbero essere attratti da questi elementi di qualità culturale, soprattutto se supportati con il rafforzamento del sistema dei servizi ai cittadini, per il quale si prevedono interventi che riguardano in particolare la mobilità e la salute;

o la Strategia Nazionale Aree Interne ha rappresentato “un elemento rivoluzionario da un punto di vista amministrativo, permettendo di far dialogare in modo costante i comuni”;

o Un partenariato permanente, rafforzato dalla partecipazione alla definizione della Strategia d’area di oltre un centinaio di stakeholder del territorio, che hanno contribuito anche attraverso la redazione delle schede progetto, che individuano gli interventi oggetto di finanziamento.

Sardegna, viaggio nello spopolamento: “Cultura, economia e relazioni contro l’abbandono”.
o creare una consapevolezza diffusa del fenomeno dello spopolamento e

coinvolgere la società civile;
o una situazione in rapida evoluzione verso uno scenario che non solo svuota i

comuni dell’interno a vantaggio di pochi poli urbani, ma lascia una popolazione

sempre più anziana;

o necessità di prendersi cura del patrimonio architettonico, urbanistico e del paesaggio che viene lasciato alle spalle;

o agire durante un lungo lasso di tempo;

o rendere il dibattito “più partecipato”, allargandolo a più persone possibili, anche al di là dei confini regionali ;

Senise (Potenza)

o densità abitativa con meno di settanta abitanti per chilometro quadrato. Questo vuol dire che lo spopolamento delle aree interne dell’isola lascia un patrimonio di territorio vastissimo senza nessuno che se ne prenda cura costantemente;

o la creazione di un’idea di sviluppo comune a lungo termine e una regia su scala territoriale;

o dialogo con il territorio che produce processi di cambiamento sociale con l’obiettivo di attivare la responsabilità diffusa dei cittadini e moltiplicare le risorse latenti della comunità attraverso processi di auto generazione;

o territorio senza attori e attori senza territorio;
o pensare (e quindi organizzare) il territorio in maniera integrata; o La cultura è centrale per la valorizzazione dei territori;
o superare la sensazione di “ineluttabilità della fine”.

Politiche di coesione: presentato al Comitato di luglio lo stato di avanzamento dell’Accordo di Partenariato 2014-2020
o La strategia nazionale per le «aree interne» (Snai) è la grande assente nelle

comunicazioni rese al Comitato dalla autorità nazionali sulla politica di coesione. o Eppure è un importante investimento che il Paese sta facendo sulle sue aree rurali e sui piccoli comuni, ubicati lontani dai poli di erogazione dei servizi fondamentali

(salute, istruzione, mobilità) ed a gravissimo rischio di spopolamento.
o Unico caso in Europa, Snai rappresenta una sperimentazione originale attraverso cui, per frenare l’abbandono di parti consistenti del territorio nazionale, si prova a coniugare interventi per lo sviluppo economico locale e la creazione di

occupazione, con azioni contestuali di potenziamento dei servizi di cittadinanza.

Riccia sceglie il suo futuro: «Siamo un paese per vecchi»

o lo scenario ideale per il turista – non a caso, il Borgo dell’accoglienza;
o se vuoi tenere in vita l’Appennino devi mantenere una scuola, o una strada, o un

presidio sanitario anche dove i costi standard non possono essere rispettati;
o laboratorio di coesione territoriale;
o diritto delle aree interne a essere finanziate con parametri più attenti alle loro

specificità – le ‘curvature’ di Barca – e declina questi principi in un programma di

sviluppo che si articola sui servizi alla persona;
o realizzare case di riposo e strutture sportive specializzate;
o un luogo dove gli anziani possano vivere bene, ricevendo un’assistenza di alto

livello e mantenendosi in forma;
o La terra costituisce il primo valore;
o esiste una domanda di assistenza ad anziani, disabili, bambini, che può

trasformare le attitudini storiche delle famiglie molisane in posti di lavoro;

o tradizioni, di cui gli anziani sono i custodi.

Strategia Nazionale per le Aree Interne: un punto a due anni dal lancio della strategia
o Le Aree interne italiane:

  •  sono significativamente distanti dai principali centri di offerta di servizi essenziali (istruzione, salute e mobilità);
  •  dispongono di importanti risorse ambientali (risorse idriche, sistemi agricoli, foreste, paesaggi naturali e umani, servizi ecosistemici) e risorse culturali (beni archeologici, insediamenti storici, abbazie, piccoli musei, centri di mestiere);
  •  costituiscono un territorio profondamente diversificato, esito delle dinamiche dei vari e differenziati sistemi naturali e dei peculiari e secolari processi di antropizzazione;

    ruderi Certosa di S. Nicola – Francavilla

o Poli di attrazione – definiti “Centri d’offerta dei servizi”, secondo un criterio di capacità di offerta di alcuni servizi essenziali:

  •  l’istruzione superiore, l’offerta completa di scuole secondarie superiori;
  •  i servizi sanitari, le strutture sanitarie sedi di Dipartimento di Emergenza eAccettazione (Dea) di I livello;
  •  i servizi di trasporto ferroviario, le stazioni ferroviarie di tipo almeno silver,corrispondenti ad impianti medio-piccoli;

o metodo di territorializzazione applicato alle Aree Interne è il superamento della contrapposizione classica tra città e campagna;

o trasformare la perifericità in un asset da valorizzare, innescando interessanti processi di sviluppo, attraverso il coinvolgimento delle comunità locali e riuscendo a frenare il drenaggio della popolazione;

o riduzione dell’occupazione e del grado di utilizzo del capitale territoriale;
o progetti locali idonei a promuovere lo sviluppo locale;
o Solo la comunità locale può declinare e trasformare prima in strategia d’area e

poi in progetto, la varietà e la complessità di capitale sociale e territoriale che la caratterizza, facendo leva sui soggetti innovatori che in alcuni casi già operano nelle Aree interne, spesso in isolamento dalla società e dall’economia locale, ma collegati a reti commerciali, di valori e di competenze, sovra-territoriali;

o la perdita di diversità biologica o la dispersione della conoscenza pratica legata alla ricchezza di tradizioni di queste aree (”saper fare”);

o la strategia ha il duplice obiettivo di adeguare la quantità e la qualità dei servizi di istruzione, salute e mobilità (attenzione alla cittadinanza) e di promuovere progetti di sviluppo che valorizzino il patrimonio naturale e culturale di queste aree, puntando anche su filiere produttive locali (orientamento al mercato);

o Per realizzare gli obiettivi della strategia, gli interventi per lo sviluppo delle Aree interne sono perseguiti con due tipi di azioni congiunte:

 adeguamento della qualità/quantità dell’offerta dei servizi essenziali. Il miglioramento dell’organizzazione e della fruizione di servizi (tra cui in particolare quelli sanitari, dell’istruzione e della formazione professionale e i servizi alla mobilità) costituisce una condizione sine qua non per lo sviluppo, l’occasione per il radicamento di nuove attività economiche, e un fattore essenziale per l’effettivo successo dei progetti di sviluppo locale;

 interventi in favore dello sviluppo locale inquadrati in progetti territoriali, orientati a generare domanda di lavoro attraverso il riutilizzo del capitale territoriale. I progetti avranno natura integrata e dovranno riguardare almeno due dei settori chiave individuati dalla Strategia Nazionale delle Aree Interne: la valorizzazione delle risorse naturali, culturali e il turismo sostenibile; il sostegno ai sistemi agro-alimentari e alle iniziative di sviluppo locale; il risparmio energetico e le filiere locali di energia rinnovabile; il saper fare e l’artigiano;

o Le innovazioni della Strategia:

 La prima innovazione della strategia è rappresentata dall’intervento congiunto e concomitante in favore dello sviluppo (in un ottica di mercato) e in favore della cittadinanza (upgrading e facilitazione dell’accesso ai servizi);

 La seconda innovazione è l’approccio di Strategia d’Area e una forte attenzione al risultato. Prima di passare alla fase progettuale, infatti, ciascuna delle aree selezionate elabora una “visione” di medio lungo termine. (le aree-progetto scelte elaborano un documento di strategia d’area, che contenga un’idea-guida per indirizzare il cambiamento, lavorando sull’individuazione e la creazione di una “filiera cognitiva” trainante);

 La terza innovazione è quella di lavorare solo ed esclusivamente con associazioni di Comuni, che costituiscono il soggetto pubblico di riferimento della strategia, l’unità di base del processo di decisione politica e in forma di aggregazione di comuni contigui (sistemi locali intercomunali), sono partner privilegiati per la definizione della strategia di sviluppo d’area e per la realizzazione dei progetti di sviluppo” (cfr. Accordo di Partenariato);

o Soltanto se le Comunità esprimono e fanno propri i risultati attesi, allora si può creare la pressione sociale necessaria per provocare il cambiamento necessario. La preparazione della Strategia è pertanto costruita attraverso un confronto aperto con il territorio e un intenso lavoro di campo, con gli attori rilevanti del partenariato;

o animazione e co-progettazione degli interventi attraverso lo scoutingdei soggetti che possono portare un contributo alle linee di azione identificate.

Le aree interne in Italia: un laboratorio per lo sviluppo locale (di F. Mantino e S. Lucatelli)
o grande attenzione alla dimensione territoriale dello sviluppo;

o sempre più importante l’articolazione sub-regionale e il coinvolgimento degli attori locali sia nel design sia nella sua attuazione;

o orientare una strategia che tenga conto dei luoghi;
o attenzione al concetto di «perifericità»;
o un elemento centrale nella più recente riflessione teorica sulla perifericità: la sua

natura non è solo più legata alla lontananza geografica, ma anche a quella di

connessioni socio-economiche e politiche, una sorta di perifericità relazionale;
o Focalizzando l’attenzione sull’accesso ai servizi di base per frenare e/o invertire i processi di spopolamento nelle aree interne, questa strategia pone come condizione per il successo la stretta integrazione di politiche diverse, che – operando con propri obiettivi e strumenti settoriali – spesso finiscono per rafforzare i processi di marginalizzazione in atto delle aree più periferiche

geograficamente; alla governance
o L’attenzione della Snai non va solo delle politiche, ma anche a quella degli attori

locali e alle modalità per sollecitare la partecipazione e l’elaborazione di strategie locali che non siano un mero elenco di misure comunitarie o nazionali cui attingere;

S. Costantino A. “Volo dell’Aquila”

o una riconsiderazione degli approcci allo sviluppo locale attuati sinora;
o Questa impostazione non è affatto semplice, comporta un forte impegno del centro, in termini di risorse umane e tempo, ma anche del locale per enucleare quelle energie nascoste e quelle potenzialità che vanno sollecitate con una

attenta operazione di scouting;
o organizzare e rafforzare le funzioni di osservazione e conoscenza dei luoghi;
o l’interpretazione e la narrazione della realtà non sia guidata solo

dai network consolidati, ma sia in grado di sollecitare l’espressione di soggetti

“innovatori” che operano un po’ al di fuori delle consuete cerchie di stakeholder; o la più recente letteratura sulla innovazione sociale abbia messo in risalto l’esistenza di esperienze innovative sui temi socio-ambientali, sui nuovi abitanti delle aree interne, sui percorsi nelle pratiche di produzione e consumo

alimentare, sulla produzione di qualità in agricoltura;
o il ruolo dei comuni che “costituiscono l’unità di base del processo di decisione

politica e in forma di aggregazione di comuni contigui – sistemi locali intercomunali – sono partner privilegiati per la definizione della strategia di sviluppo d’area e per la realizzazione dei progetti di sviluppo”.

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