Antonio Berardi
Passeggiavo, un giorno di ottobre, senza meta, per Bologna, -città che io amo moltissimo per la sua bellezza, i suoi monumenti, il suo elegante e suggestivo centro storico, la sua storia, la sua cultura, la sua cucina-, quando la mia attenzione fu attirata da un cartellone murale che pubblicizzava una mostra.
Mi colpì soprattutto la frase in esso contenuta; per la verità, non mi soffermai più di tanto, e me ne rammarico, perché solo successivamente ho appreso che in quei giorni si teneva a Bologna una mostra di disegni, acquerelli, incisioni e dipinti di Giovanni Poggeschi, sacerdote esemplare e affermato artista bolognese (1905- 1972), mostra che sarei andato a vedere volentieri.
A distanza di tempo, peraltro, non so nemmeno se la pubblicità si riferisse alla mostra di Poggeschi, o ad un’altra. Mi deviò, lo confesso, la fretta (viviamo in un mondo e in un’epoca dove tutto si svolge velocemente, in maniera esponenziale, quasi frenetica, dove gli eventi si susseguono e si intrecciano tra di loro).
Era una frase sibillina, enigmatica, di dubbia interpretazione, come lo erano i responsi delle Sibille. Una frase breve, suggestiva, intrigante:
“Il mistero segreto delle cose”
Di getto mi venne in mente una frase che faceva rima con essa. E, poi, subito dopo, un’altra, e un’altra, e altre ancora, finché venne fuori una filastrocca, pensata quasi per gioco, come un esercizio della mente, per scacciare i demoni della vecchiaia; una filastrocca contenente non soltanto modi di dire usuali, ma anche considerazioni personali, giudizi, desideri, speranze, aspirazioni, verità, risultanti dall’osservazione, dalla ragione e dalla meditazione.
La sottopongo al giudizio dei lettori, e che non sia, mi auguro, un giudizio severo, tenuto conto che essa è stata pensata “dans l’espace d’une promenade”.
Il mistero segreto delle cose.
Il profumo inebriante delle rose.
La gioia incontenibile delle novelle spose.
Il miracolo della vita e delle albe radiose.
La vita che ci ritaglia momenti lieti, ma che ci riserva anche esperienze amare, tristi e dolorose.
La caducità delle umane cose.
Il tedio infinito delle giornate nebbiose.
Le aspirazioni inappagate di affermazioni prestigiose.
La difficoltà di decisione nelle questioni spinose.
La perniciosa cupidigia degli onori e delle cose preziose.
La noncuranza per le persone superbe e sdegnose.
La problematica convivenza con le persone presuntuose, scontrose e rissose.
La dura condanna per coloro che commettono azioni indegne e delittuose.
L’umana solidarietà per le persone bisognose.
Il ripudio della violenza, delle liti futili, temerarie, pretestuose.
Una più partecipe, convinta adesione agli insegnamenti di Cristo e alle sue predicazioni religiose.
Gli allarmi inascoltati per le modificazioni del clima potenzialmente disastrose.
La speranza che le leggi non siano dettate nell’interesse di parte e che non siano tortuose e lacunose.
La necessità che le decisioni dei giudici siano più sollecite, affinché non siano, dall’eccessivo trascorrere del tempo, corrose.
L’anelito che cessino le stragi, i lutti, i dolori, causati dagli attentati e dalle bombe esplose.
Le vere ragioni, anche dei fatti manifesti e visibili, sono molto spesso nascose.
A luce della verità emerge soltanto a seguito della faticosa, ineludibile conoscenza delle cose.
Antonio Berardi