Comunicato Stampa
Apprendo dalla rassegna stampa del 29.11.2018 di un articolo denigratorio sulla mia persona, nel mio ruolo di consigliere comunale al Comune di Melfi, e su quella di mio marito che è candidato consigliere alle prossime elezioni regionali.
A pubblicarlo è La Nuova a pagina 7 senza firma di alcun giornalista, cosa che già la dice tutta sulla personalità di chi non ha il coraggio o la levatura professionale per farlo ed assumersi le relative responsabilità (ferma restando la responsabilità oggettiva del direttore Donato Pace).
Non mi lamento abbiano scandagliato nel mio privato, lo avevo messo in conto, ma trovo vergognosa la falsità di coloro che si sono adoperati in tale missione, suggerita da qualcuno al quale evidentemente nel corso del mio mandato “ho pestato i piedi“.
Mi si addebita di aver fatto nominare, una volta diventata consigliere comunale, in mia sostituzione, in un giudizio ove difendevo il Comune di Melfi (procedimento affidatomi ben prima che io fossi candidata alla carica di sindaco per il M5S), mia sorella che era a conoscenza dei fatti e degli atti di causa. Ho immediatamente rinunciato al mio compenso e lo ha fatto anche mia sorella che non ha preteso il suo (solo qualcuno in mala fede non avrebbe colto che era stato assegnato dal Comune a causa delle conoscenze specifiche sul contenzioso nell’interesse esclusivo del Cliente).
Duole constatare che con la stessa solerzia con la quale la “manina” attenta ha girato al giornalista gli atti pubblici abbia dimenticato di fotocopiare i documenti da cui si evince che la scrivente ebbe a rinunciare ai compensi maturati per il giudizio ed il nuovo professionista abbia rinunziato a richiedere il pagamento della propria parcella! Ma evidentemente riferire queste cose avrebbe rotto il disegno denigratorio che si stava imbastendo.
Mi si addebita, poi, di aver lucrato i gettoni di presenza per il ruolo di consigliere comunale.
Il delatore o il suggeritore del giornalista forse non ha contezza di cosa siano i gettoni ed a quanto ammontino. Come consigliere comunale di opposizione, che partecipa a tutte le sedute del consiglio comunale e delle commissioni comunali, il mio compenso ammonta ad una media di circa 40€ al mese. Soldi che da sempre sono destinati in toto all’attività che il Movimento 5 Stelle svolge sul territorio e quanto altro necessario viene integrato da contributi volontari degli attivisti e da notevoli apporti personali in denaro.
Ad oggi il saldo è quindi più che negativo ma non ho nessun pentimento del mio agire quotidiano in “perdita”.
Per ciò che attiene all’immobile adibito a studio professionale voglio rassicurare che trattasi di bene acquistato (e pagato) unitamente ad altre unità immobiliari dello stesso stabile ove la sottoscritta abita con la propria famiglia. Il bene è stato venduto ed acquistato innanzi al Notaio nello stato di fatto e diritto in cui si trovava con ogni sua pertinenza, diritti e servitù ed una pertinenza dell’abitazione è stata adibita a studio professionale (in sintesi non sono né il primo né l‘ultimo avvocato ad avere lo studio ricavandolo dalla propria abitazione o da una sua pertinenza la cui destinazione principale è e rimane abitazione civile).
Per il rilievo che attiene alla candidatura politica di mio marito ed al meccanismo della piattaforma Rousseau trattasi di metodo che, certamente perfettibile, comunque garantisce l’espressione democratica di un consenso, a prescindere dal numero dei voti ricevuti, (il valore dell’uomo saranno poi le urne a decretarlo).
Certo è che il meccanismo è di sicuro migliore del mercato delle tessere visto alle primarie del PD, con lunghe file di extracomunitari ignari di cosa stessero a fare con due euro in mano ed un fac-simile con il nome da barrare.
Un’inchiesta giornalistica da strapazzo, quindi, meschina come il suggeritore, che mi rattrista solo perché mi ha costretto a dedicare a questo articolo del tempo prezioso sottraendolo alla professione, alla mia carica di consigliere comunale ed alla cura del mio anziano genitore alle prese con le inefficienze della Sanità lucana.
Di contro l’impavido autore – ad oggi ignoto – che ha dedicato tanto tempo per scavare senza trovare nulla pur rimestando nella mia vita professionale e privata che ne è risultata cristallina ben avrebbe potuto dedicare le sua indagini giornalistiche a problematiche di maggior rilievo per la cittadinanza.
Avrebbe potuto dedicare qualche articolo all’esposto da me presentato all’ANAC che ha portato all’acquisizione di documenti da parte dell’Autorità sulle illegittime proroghe al servizio di raccolta e smaltimento RSU.
L’impavido giornalista avrebbe fatto bene a indagare sul fatto che:
- la gara di appalto per il nuovo contratto è stata gestita, su richiesta del Comune di Melfi, non dalla stazione unica appaltante della Regione Basilicata (la cui professionalità e competenza è indubbia) ma stranamente da una stazione appaltante della regione Campania;
- il bando preveda la possibilità che anche in presenza di un solo concorrente la gara è da ritenere valida;
- è stata presentata una sola offerta;
- che l’offerente è la stessa ditta che da anni pur con le proroghe illegittime ha in appalto il servizio.
Ma forse questo è chiedere troppo a chi non ha nemmeno la schiena diritta per mettere una firma sotto un articolo!