Armando Lostaglio
Da quando si è diffusa la notizia della scomparsa di DONATO SABIA, l’atleta orgoglio dei Lucani e degli sportivi nel mondo, sono state molte le testimonianze di commozione e di affetto, per una personalità dello sport (quello vero) che ha fatto della coerenza e della passione un baluardo di assoluto valore, incarnato proprio nella genesi sportiva. Ne hanno parlato giornali e telegiornali nazionali, e persino all’estero, commovente il ricordo del New York Times.
Ci giunge questa testimonianza da parte di Michele Pastore, potentino, imprenditore a Torino (dove è nato, spesso ci incontriamo alla Mostra del Cinema di Venezia), il quale mette in luce in particolare l’aspetto di amor di figlio da parte di Donato. “Una storia che varrebbe un film” ci dice. Ecco cosa ci scrive:
“Sto piangendo a sentire la sua storia: è morto per stare vicino ai genitori all’ospedale San Carlo di Potenza. Erano colpiti dal virus. Un vero figlio, che non lascia soli i propri genitori nel momento del bisogno, a costo di esserne affetto a sua volta. Un vero uomo che non vorremmo definire eroe. Spero che gli venga dedicata una piazza o una strada nella città di Potenza. Donato ha sacrificato la sua vita per stare vicino ai genitori, li ha accuditi ed anche quando sono entrati in ospedale non li ha mai lasciati soli. In quest’epoca dove sembra che non ci siano più valori, un eroe è un figlio che fa cose che sono normali; ha dimostrato cosa vuol dire l’amore di figlio. Un estremo esempio per i giovani, oltre che sportivo, quanto di autenticità morale ed educativo verso i più deboli. Addio, Campione, ora corri sui prati del Cielo. Non potremo esserci ad accompagnarti all’ultima curva”.
(A.L.)