Questa pandemia ha tantissimi effetti collaterali. Al di là del virus – che colpisce alcuni – sortisce risultati spiacevoli su tutti: basti pensare all’economia e alla scuola, alla prossima estate, al benessere psicologico e a quello fisico. Un bel caos.
C’è però una categoria “a rischio” cui nessuno presta mai attenzione. In Tv si parla di medici e infermieri, della protezione civile, dei farmacisti, dei presidenti di Regione e del governo: i nostri eroi nazionali. Ma a ben vedere ci sono anche altri che soffrono assai, nel quotidiano, accollandosi tutti i “rischi” di questo isolamento: gli innamorati. Ci pensate? 47 giorni di amore a distanza. Quasi due mesi senza un bacio, derubati del piacere di uno sguardo dopo scuola e di un abbraccio sotto il portone, senza potersi parlare all’orecchio, senza stringersi sul motorino rientrando il sabato sera.
Una pandemia che potrebbe diventare un pandemonio, un’ossessione. “Come ci si ama a distanza? Non è che poi cambia qualcosa? E se mi lascia? Non si può, è impossibile…”. Una costrizione che diventa castrazione!?
Lo scrivo candidamente: in questo tempo gli innamorati hanno compiuto atti eroici. Senza volerlo, e senza consapevolezza, tengono alta la bandiera di chi resiste e lotta con la tentazione di evadere – anche solo per uno sguardo sotto la finestra, quando non passa nessuno. “Come fate?”, dovremmo chiedervi noi grandi.
Noi adulti, specie quelli che non amano più e mal-sopportano il peso di presenze assidue trasformate in ingombri… Diteci, ragazzi, carissimi adolescenti, carissimi figli nostri: che si prova ad attendere così tanto un bacio? Quanto ardore sprigionate dalle vostre vite? Quanta innocenza! E quanta bellezza! Siete meravigliosi.
Al ritorno alle vite “normali” vi metteremo al nostro posto, dietro la cattedra. A farci il doposcuola su quanto acceso e tragico è l’amore adolescente, forte come un dolore. Noi… che invecchiamo nel cinismo e forse senza più alcuna passione. Chi sa, forse uno tra voi si metterà seduto, guardandoci fiero nel riportare la sua scoperta:
“L’attesa accresce il desiderio. Mancava il corpo, ma non è mancato il bene. Nel vuoto dei giorni si è fatto spazio il ricordo. Ci siamo conosciuti di più, più giù, nei fondali del cuore… dove mai avremmo sognato di entrare. Il Virus, maledetto, ci ha costretti a crescere e lo benediciamo. Prima ci volevamo, ora sappiamo volerci bene. Sappiamo adesso che il corpo non è il primo passo ma l’ultimo… la cima altissima su cui arrivare insieme. Per aspera, ad astra!”