Ernesto Calluori

Domani 10 Giugno ricorre l’anniversario della morte di Giacomo Matteotti. E’ una data da commemorare in onore del martire del fascismo, per riscattare la memoria dall’ombra che su di essa i partiti democratici del dopoguerra, hanno concorso a far calare nei confronti di CHI ha avuto il coraggio di sacrificare la propria vita in difesa della democrazia.
Ci piace, pertanto, riproporre l’articolo già apparso su queste colonne che faceva seguito al convegno svoltosi a San Marino su “Turati e Matteotti – Maestri di Libertà “promosso dal Prof. Renato Di Nubila (Università di Padova), con altri due relatori d’eccezione, il Prof. Romanato (Università di Padova) e il Prof. Sabatucci (Università di Roma).
La figura di Matteotti merita di essere ricordata dall’intera società civile perché lo si traduca in valori condivisi per il futuro di un mondo più giusto e meno diseguale.
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A seguire quanto ci propose Ernesto Calluori in data 26 maggio 2014 a ridosso del convegno di San Marino.
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Giacomo Matteotti, un mito che ha travalicato i confini nazionali, uno dei nomi che scorre con maggior frequenza nella toponomastica del nostro Paese, assassinato codardamente a Roma nel pomeriggio del 10 Giugno 1924, è stato solennemente commemorato con il convegno su “Turati e Matteotti: Maestri di Libertà” a San Marino il 16 marzo 2013, nel Teatro del Borgo– dinanzi ad una qualificata partecipazione di pubblico, Autorità Locali e illustri relatori.
Il Prof. Renato Di Nubila, (Università di Padova) con a lato il Prof. Gianpaolo Romanato (Università di Padova) e il Prof. Giovanni Sabatucci (Università La Sapienza di Roma) hanno proposto all’attenzione e riflessione, il pensiero e l’opera di due importanti personalità del secolo scorso, due autentici maestri di libertà, quali, appunto, furono Filippo Turati e Giacomo Matteotti. Con il convegno su “Turati e Matteotti” ha esordito il Prof. Di Nubila, si è voluto dare un seguito coordinato alla sequenza dei testimoni eccellenti dei precedenti incontri, per attingere da loro il coraggio, la tensione, i rischi e i costi personali per difendere il grande valore della democrazia.

Da ognuno di questi personaggi, ha proseguito, sono venuti messaggi ancora attuali per i momenti difficili che stiamo vivendo, per la grave caduta di credibilità nella politica e, per certi aspetti, anche nei valori della democrazia. Per questo, continua, siamo tornati alla storia che, come le altre scienze, è sempre più preoccupata di ricercare, anziché, di affermare la verità. I due personaggi offrono riferimenti preziosi per capire il senso da dare all’impegno politico in situazioni anche drammatiche, come furono per loro le vicende del triste periodo fascista. Siamo dinanzi ad “un italiano diverso” reso ancora più grande dal delitto fascista che, invece ne fece un “eroe” ha affermato il Prof. Romanato. La febbre di opposizione di Matteotti si volge tutta contro il fascismo, nell’affermazione della politica delle alleanze e nella necessità di avere partiti organizzati, Il Prof: Sabatucci si è soffermato su Filippo Turati, uomo di vasta cultura e di buone letture tant’è che per ricostruire il suo pensiero, si devono leggere i tantissimi articoli che scrisse per trentacinque anni su “Critica sociale”. Turati muore a Parigi nel marzo del 1932, a settantacinque anni, e al suo funerale partecipa tutto lo stato maggiore del socialismo europeo e dell’antifascismo italiano. Giacomo Matteotti era discepolo di Turati nella fede e nell’ardore per il riscatto degli operai e dei contadini. La politica, quella vera e più disinteressata, si sa, ogni tanto richiede anche sacrifici immani.
Lo sottolineava Piero Gobetti, quando parlava di Matteotti :
“Egli fu il socialista per il quale, il riformismo non fosse sinonimo di opportunismo.!”
Ciò nondimeno egli rimane una figura ancora in gran parte da conoscere e da scoprire. Un uomo che affronta consapevolmente la morte, quando pronunciò il suo discorso alla Camera il 30 maggio 1924, nella seduta augurale della legislatura eletta con la legge Acerbo, la famosa legge “truffa” che aveva consegnato tre quarti del Parlamento ai fascisti. Al termine del discorso, disse ai deputati del partito che si congratulavano con lui, la famosa frase :
”Grazie, Ora, però, Voi preparate la mia orazione funebre.