Ernesto Calluori
Quando mi fu anticipato che l’editore Antonio Capuano aveva in animo la disponibilità a scrivere la presentazione di un volume, in memoria di don Carmelo Fiordalisi, Parroco di Francavilla in Sinni dal primo novembre 1934, ho fatto ricorso ai ricordi che conservo di quel periodo in attesa della pubblicazione.
Per la realizzazione del suo progetto, Capuano, ha raccolto, grazie alla collaborazione degli autori, delle testimonianze. Un libro pregevole di pagg.136, la cui piacevole lettura induce molto al ricordo e produce una inevitabile empatia con don Carmelo. Il tempo è rappresentato da un continuo pellegrinaggio nel passato che si muove tra nostalgia e note non sempre liete. La nostalgia è un sentimento stupendo, poiché permette di soffermarsi su eventi lontani di cui siamo stati protagonisti o testimoni e che, rivisitati, consentono di scoprire significati nuovi quale, appunto, quello di un grande uomo per la sua vita pastorale che, ora riaffiora, inaspettato alla mia mente.
Le cose non liete non si cancellano, come non si cancella il male o la cattiveria, che quell’uomo ha trovato nel proprio cammino. I grandi uomini, quelli che io considero tali, sono stati grandi anche nella sofferenza. La realtà trova sempre il modo per superare la fantasia. Per averne la certezza, basta sfogliare il libro appena uscito (che sarà distribuito gratuitamente dalla Parrocchia) che si avvale di una lucida analisi retrospettiva vista attraverso la potente lente da cui l’Autore attinge alla sua innata capacità di raccontare la storia attraverso un percorso costantemente agganciato a concreti e specifici riferimenti.

In questo senso Il libro, a cura di Antonio Capuano, si colloca nel solco di una antica tradizione da rendere piacevole la memoria con pagine tanto leggere quanto intense e commoventi. Importante soffermarsi sul clima di tensione che stravolse la sua indomabile missione pastorale svolta nella comunità di Francavilla per ritirarsi a Montegiordano (CS) suo paese natale e far ritorno alla casa del Padre il 24 aprile 1968. La storia, diceva Guccini, ci racconta come finì la corsa.