L’Alimentazione del Calciatore

Un aspetto che ha assunto sempre più rilievo nel calcio professionistico, ma anche dilettantistico e giovanile, è costituito dall’alimentazione. Così come affermato da W. Maughan

Non esistono diete o cibi miracolosi, capaci di trasformare un giocatore mediocre in un campione. Però abitudini alimentari scorrette possono trasformare un potenziale campione in un atleta mediocre”,

il nutrizionista acquisisce un ruolo centrale per garantire tutte quelle misure in grado di migliorare la performance del calciatore ed anche per sfatare quelle leggende legate alla nutrizione nel calcio, che sono ancora oggi fonte di importanti errori alimentari.

dr. Nicola Vitola

Il primo passo essenziale è rappresentato dalla valutazione antropometrica dell’atleta, derivata dal peso, altezza, BMI (Indice di Massa Corporea) e dai rilievi plicometrici e bioimpedenziometrici. La rilevazione di uno stato di sovrappeso può essere controllato il più delle volte da semplici accorgimenti a correzione dello stile di vita e dell’alimentazione. Tale fenomeno appare sempre più diffuso soprattutto a livello del calcio dilettantistico e giovanile e rappresenta a volte un problema di non facile soluzione, se si pensa anche al fatto che un elevato BMI si associa inesorabilmente ad uno stato di ridotta fitness fisica.

Un altro aspetto da considerare, spesso sottovalutato, è quello del bilancio idrico. L’assunzione regolare di liquidi è essenziale per le prestazioni sportive. L’acqua, per quanto riguarda lo sport e in particolare per il calcio, rappresenta il primo fondamentale integratore. La quantità di liquido da assumere varia secondo diversi fattori e può essere stimata anche semplicemente dalle variazioni del peso corporeo. Le condizioni di ipoidratazione sono di fatto molto comuni al termine di un esercizio fisico, soprattutto se prolungato e condotto in un ambiente sfavorevole dal punto di vista climatico.

Da quando curo con maggiore attenzione l’idratazione – afferma Ilaria Mauro, attaccante della Nazionale Italiana – mi sento più carica in campo.”

Già piccole percentuali di disidratazione dell’ordine del 2% comportano uno scadimento della performance e per percentuali maggiori diminuisce la capacità di lavoro muscolare, insorgono crampi e progressivamente anche gravi complicanze cardiovascolari.

Della stessa importanza del bilancio idrico è il bilancio energetico, definito dal rapporto tra energia assunta con gli alimenti ed energia consumata. In quest’ottica, mantenere il peso forma di un calciatore e prepararlo per la competizione nel migliore dei modi significa rispettare e mantenere nel tempo un così delicato equilibrio. Gli alimenti che vengono utilizzati a scopo energetico sono costituiti dalle tre grandi famiglie dei glucidi (o carboidrati), dei lipidi (o grassi) e delle proteine.

I carboidrati alimentano le riserve energetiche di glicogeno, il glucosio circolante e migliorano il recupero post-esercizio. I lipidi, il cui consumo non deve essere eccessivo, sono la fonte principale di combustibile energetico. Le proteine hanno una funzione più strutturale e sono generalmente utilizzate per compiti plastici nella ricostruzione delle fibre muscolari dopo lo sforzo. Infine, i microalimenti, vitamine e sali minerali, sono indispensabili per le reazioni del metabolismo energetico e il loro fabbisogno è generalmente soddisfatto da una dieta sufficientemente varia.

Per quanto riguarda gli integratori, questi identificano un’ampia famiglia di prodotti, costituiti da una fonte concentrata di sostanze, destinate appunto ad integrare le eventuali carenze o a supplementare l’aumentato fabbisogno di principi nutritivi, causati ad esempio da un’intensa attività fisica. Il loro utilizzo, spesso abusato, deve però essere limitato a quei prodotti di documentata efficacia e sicurezza.

In conclusione, qualsiasi tipo di riordino dietetico-alimentare proposto ad un calciatore non deve essere inteso come una rigida terapia, ma deve tener conto in gran misura delle risposte date dall’atleta, del gradimento della proposta dietetica e dalla capacità di gestione dei cibi indicati, in connessione alla prestazione e alle fasi di recupero. In poche parole il primo allenamento comincia a tavola.                                        

                                                                             

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