La storia, diceva Guccini, ci racconta come finì la corsa. A proposito del libro su mons. Carmelo Fiordalisi.

Mons. Carmelo Fiordalisi

A Francavilla sul Sinni la nuova amministrazione civica di ispirazione social comunista insediatasi nel 1962 incominciò ad operare con molta determinazione in un clima di democrazia e partecipazione. In quel periodo si verificò un avvenimento che fece discutere la cittadinanza creando un’ulteriore spaccatura in essa.

Si trattò del trasferimento di mons. Fiordalisi, parroco del paese dal novembre 1934 al giugno 1966. Alla distanza di oltre cinquant’anni da quegli avvenimenti, in un libro distribuito dalla locale parrocchia si legge tra l’altro che “nella sua permanenza a Francavilla, don Carmelo, oltre a combattere contro i comunisti per oltre un ventennio ha dovuto lottare anche contro personaggi della stessa Democrazia Cristiana”. Inoltre, leggendo qualche testimonianza riportata nel libro, sembra che i Comunisti di Francavilla siano stati i carnefici dell’arciprete anziché le vittime. Un detto latino recita: “De mortuis nil nisi bonum dicendum est” dei morti niente si dice se non il bene. Ma è pur vero che, quando si vuole trasmettere la testimonianza di qualcuno, non bisogna parlare male degli altri e raccontare quanto meno la verità storica, non quella che sentiamo raccontarci o quella che noi a volte immaginiamo. La memoria del parroco è stata rievocata molto postuma, quando cioè gli interlocutori dell’epoca non sono più in vita. I ricordi personali e affettivi sono altra cosa rispetto agli accadimenti reali del paese. Aggiungo anche che il libro non tiene conto del contesto storico in cui il nostro parroco ha operato per oltre 30 anni.

Foto tratta dal libro di Vincenzo Viceconte “frammenti di memoria”

Quando mons. Fiordalisi arrivò in paese eravamo in pieno regime fascista a cui il nostro parroco si allineò perfettamente eseguendone le direttive per filo e per segno anche in materia di educazione dell’infanzia. Prova ne sia che l’Asilo parrocchiale istituito nel 1938 fu denominato “Asilo infantile del Bambin Gesù e della Vittoria”.

Dopo la guerra, si sono costituiti i partiti politici e tanti nostri concittadini si tolsero la camicia nera per aderire alla Democrazia Cristiana che dal 1946 e fino al 1962 ha amministrato il nostro Comune ininterrottamente, salvo una breve parentesi dal 1952/54 amministrazione social comunista di Luigi Ciminelli, discriminando con accanimento gli avversari comunisti. Questa è la storia che si è ripetuta in tutta Italia dove la Democrazia Cristiana esercitava in maniera discriminatoria il potere congiuntamente alla Chiesa che aveva emanato la famosa scomunica per i comunisti.

Manifestazione del 1 maggio a Francavilla

Anche a Francavilla il nostro parroco applicò in maniera ferrea questa disposizione; cosa che non fece il Cardinale Lercaro di Bologna che scrisse che questa prescrizione (la scomunica) avrebbe creato gravi imbarazzi in tanti sacerdoti specialmente nell’Emilia Romagna, dove la maggioranza dei fedeli votava per il Partito Comunista Italiano.

Sono in possesso di documenti e testimonianze delle sopraffazioni del potere dello Stato e del clero locale nei confronti dei comunisti e delle loro famiglie. Non possiamo parlare a Francavilla di un altro caso di don Camillo e Peppone proprio perché potere politico-amministrativo coincideva con le direttive della Chiesa. Non c’è stata contrapposizione ma c’è stata solamente sopraffazione. Non è tollerabile che venga scritto “un branco di comunisti” “sempre agguerriti e violenti” perché la verità è questa: quando mons. Fiordalisi si rifugiò sul campanile venne rincorso da uomini al servizio di una delle due fazioni della Democrazia Cristiana di allora che erano in lotta tra di loro.

Il povero parroco che anche in questa guerra intestina si era schierato a favore di una delle due fazioni della Democrazia Cristiana, pagò per la sua partigianeria. I comunisti non ci entravano proprio.

Alla luce di questi fatti che hanno provocato dolore, sofferenze e discriminazioni in tante anime innocenti, i parroci dei paesi e il clero in generale oggi non dovrebbero parteggiare per nessun schieramento politico sia per non ripetere lo stesso errore e sia perché la Religione Cattolica è aperta a tutti i cittadini a prescindere dal credo politico. Ho voluto scrivere questa nota per fare chiarezza su un punto fondamentale: i comunisti francavillesi sono state le vittime della discriminazione e dell’odio anti-comunista da parte del potere del dopo guerra (Governo e Chiesa) e per ringraziare tutti quegli uomini, piccoli artigiani, operai, braccianti agricoli e diseredati per aver lottato per l’affermazione della democrazia, del diritto al lavoro e per la dignità dei lavoratori del nostro paese con tutti i limiti e gli errori che sono stati commessi.

Per chiuderla qui, in fondo dobbiamo tener conto che anche il nostro parroco don Carmelo era un uomo e come tale vittima della imperfezione umana.

3 riguardo a “La storia, diceva Guccini, ci racconta come finì la corsa. A proposito del libro su mons. Carmelo Fiordalisi.

  1. Peccato, Antonio Fortunato ha perso una bella occasione per non cadere nel vecchio tentativo di giudizio inquinato da vecchio ideologismo, ignorando i tempi di duro stalinismo anticlericale, di guerra fredda, di ateismo spietato che minacciava don Carmelo. Ignorando tutto il bene fatto da questo Parroco, come ammettono tutti; l’ errore di Antonio è quello di giudicare i fatti di oggi con il livore di ieri un grave errore storico che non premia la ragionevolezza e la generosità di Fortunato

  2. Mi limito – senza alcuna polemica – a considerare unicamente il contesto storico appena accennato dall’autore Antonio Fortunato, in relazione al periodo in cui ha operato don Carmelo Fiordalisi. La mia riflessione parte da lontano, da quando la Chiesa è diventata un organo di potere politico oltre che religioso che si consolida e si tramanda attraverso i secoli. Il lavoro per ricomporre la lacerazione tra Santa Sede e paese richiede vari decenni e segna il proprio significato nel prima dopoguerra. Infatti, la priorità per Stato e Chiesa era di fermare l’avanzata del movimento operaio e del comunismo, quasi invincibile, culminato successivamente, con i Patti Lateranensi. La concezione di ” libera Chiesa in libero Stato ” ha fatto da paravento alla Chiesa cattolica durante la dittatura fascista, quando si trattava di prendere posizione contro la sinistra e il movimento operaio. La contropartita a questa impunità morale dello Stato Italiano, fa da contraltare quella giuridica del clero cattolico nei confronti della legge Italiana. Non ho colto la faziosità che, a volte, traspare nel giudicare accadimenti trascorsi, se non una puntualizzazione di fatti realmente vissuti.

  3. Non esistono più gli attori di quegli eventi, ma esistono ancora testimoni di quei tempi e questa versione è molto lacunosa. Non amo le polemiche né tirar in ballo persone che non possono più ribattere, ma chi era Monsignor Fiordalisi lo sa bene chi è stato testimone della sua opera, anche di quella condotta nell’assoluto nascondimento, così come raccomandato dal Signore. Fu scritto di non fare del bene se non si è in grado di sopportare l’ingratitudine altrui: Monsignor Fiordalisi fu uomo di carità anche in questo, sopportò. Morì in assoluta povertà, fedele al più caro dei lasciti di San Paolo: “Fede, Speranza e Carità, ma la più grande è la Carità”.

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