La certezza (Cap. 12°) – Allori e sfortune del dottor Quartulli

Giovanni Gazzaneo

Per nulla intontito dal sonno mancato, il cavaliere si alzò di buon’ora, secondo il suo solito.

– Pensaci tu alla macelleria stamattina, perché starò via sino all’ora di pranzo, ho un affare importante a Imola – disse alla moglie. E si allontanò in macchina.

A Imola si fermò, ma solo per il caffè, e proseguì per Bologna. Qui, fattasi indicare da un passante l’Università, vi si diresse e, localizzata la segreteria della facoltà di Medicina, si mise in coda aspettando pazientemente il proprio turno.

– Desidera? – gli chiese l’impiegato quando fu giunto allo sportello.

– Senta, io vorrei un’informazione. Potrei sapere in che giorno si è laureato uno che conosco? Sa, è per un presente che gli vorrei fare e mi occorre la data esatta da far incidere su un oggetto di valore che avrei in mente di…

– Cognome e nome?

– Quartulli. Quartulli Oronzo.

– Periodo in cui ha sostenuto l’esame di laurea?

– Mi faccia pensare… Dunque… quindici o sedici luglio… o forse il diciassette. Sa, se ero certo della data non ci venivo qua, a disturbarla.

– Un attimo – fece l’impiegato. Si allontanò tra i mugugni di quelli che erano in fila e, estratte da un cassetto delle cartelle, si mise a sfogliarle una per una. Quand’ebbe finito tornò e chiese:

– E’ sicuro del periodo?

– Sì che sono sicuro!

– Allora non risulta.

– Come sarebbe “non risulta”? Ma ci ha guardato bene, là dentro?

– Ci ho guardato bene, ma il nome che mi ha dato non c’è.

– Non ci può essere uno sbaglio?

– E’ possibile che si sia laureato un altro giorno, oppure che la sua pratica non ci sia stata ancora trasmessa: a volte succede.

– Mi faccia un favore, va là, cerchi ancora… si informi meglio…

– Ma lei chi è, scusi?

– Un parente… “un” zio.

– Senta, io ho già fatto uno strappo alla regola, dato che non si potrebbero dare informazioni di questo tipo a estranei… E poi, guardi la fila che c’è dietro di lei: non mi faccia perdere altro tempo, per piacere.

Bergonzoni ritentò, alzò anche la voce, poi bisbigliò che sarebbe stato disposto a pagare bene per sapere, ma l’impiegato fu irremovibile e incorruttibile.

Giovanni Gazzaneo

Il cavaliere ne aveva vedute e passate di peggiori nella vita e non era tipo da lasciarsi abbattere per così poco. “Coi quattrini si ottiene tutto! Gliela faccio vedere io, a quella mezzasega di impiegato, se non riesco a sapere lo stesso quello che voglio!”

Entrò in un bar e, sorseggiando un aperitivo, si mise a sfogliare le pagine gialle: lettera A, voce “Agenzie investigative”.

Si diresse verso quella più vicina. Disse chiaro che non avrebbe badato a spese, ma che avrebbero dovuto fargli sapere nel più breve tempo possibile se un certo Quartulli Oronzo era davvero medico oppure no. Dopodiché lasciò il proprio biglietto da visita con la raccomandazione di riferire solo a lui personalmente e a nessun altro, per carità di Dio!, e, raggiunta la macchina, tornò a casa.

Non dovette aspettare molto, ché dopo appena tre giorni giunse la telefonata.

– Il cavalier Bergonzoni?

– Sono io.

– Qui parla l’agenzia…

– Allora, avete concluso?

– Altroché! Abbiamo dovuto ungere qualche ruota, sa come vanno queste cose, ma abbiamo concluso. E siamo riusciti a farci rilasciare addirittura un certificato in piena regola dall’università, pensi un po’.

– Un certificato di… di laurea?

– Eh… purtroppo no, cavaliere: un certificato d’iscrizione con il “curriculum studii”.

– Con il… che cosa?

– Con l’elenco degli esami superati sinora. Risulta da tale certificato che il signor Quartulli Oronzo, nato a Granarolo ecc. ecc., iscritto presso la facoltà di Medicina e Chirurgia, ecc. ecc….

– E non mi faccia stare sulle spine con tutti questi “ecc. ecc.”! Che ci vuole per arrivare al dunque?

– Va bene, va bene, un attimo di pazienza. Dunque, sorvolando sui particolari, che potrà leggersi dopo con comodo, qui risulta che la persona oggetto dell’indagine ha sostenuto a tutt’oggi solamente i quattro esami del primo e due esami del secondo anno della sua facoltà e che al momento si trova fuori corso da cinque anni.

Il cavaliere soffocò a stento un urlo di giubilo e, con voce strozzata dall’emozione, chiese:

– E’ sicuro di quello che dice?

– Sì che lo sono.

– Sicuro sicuro?

– Siamo un’agenzia seria, non l’aveva capito?

– Sì, sì, va bene… Tenetemelo là ben stretto quel pezzo di carta, ché vengo… volo… volo immediatamente da voi!

Detto questo, si precipitò a rotta di collo verso la macchina parcheggiata in giardino, dove s’imbatté nella moglie.

– Insomma, si può sapere cos’è che ti succede? La notte non dormi, di giorno sempre con la testa per aria! Ci manca poco che mi fai un ruzzolone per le scale, adesso! Cosa ti capita? Mi sembri ammattito, mi sembri!

– E’ per quell’affare dell’altra mattina, ti ricordi? E’ andato d’un bene, che meglio non poteva: l’affare più grande della mia vita!

– Non me lo puoi dire, di che si tratta?

– Dopo, dopo, donna!: ora non ho tempo! te lo dirò stasera a cena, ché oggi ho ancora un certo programmino! – le rispose l’altro ridacchiando mentre partiva a razzo in direzione di Bologna.

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