Filippo Di Giacomo
Tanka (A Za’ Catarinǝ)
Za’ Catarìnǝ
Facivǝ vǝscuott’i Cappèll,
Cuòtt nda h’acquǝ;
jèrǝnǝ dǝ gust finǝ,
‘ndind ‘nda nu quart’i vinǝ.
(GINO Costanza)
Commento: Quanti ricordi può rievocare una strofa! Personaggi nella penombra del focolare, che brindano e degustano i biscotti imbevuti di vino un po’ agretto, qualche battuta di spirito alla buona per sorridere di cuore del proprietario della bevanda “amara”.

A me ritornano alla mente anche altri ricordi: la cantina di zia Comare Annina Di Santo, ricca di ogni ben di Dio: olio, vino, uva moscatella appesa alle travi, granate rinsecchite ma dolcissime, fichi bruscatelli, serti (pǝzorrǝ) di pomodori “ceraselle”, peperoncini (cancaricchijǝ) piccanti, mele cotogne, castagne essiccate al forno.
Era lì che mia nonna e zia Comare Annina si davano appuntamento e si scambiavano i doni. L’una portava i suoi biscotti, una pizza al pomodoro, una spianata di pane Cappelli; l’altra le riempieva la cesta di cose necessarie e dolci.

E tra una confidenza e un’angoscia, spillavano un po’ di vino novello e ne centellinavano mezzo bicchiere. E io con la lucerna in mano, me ne stavo lì a guardare incantato, smozzicando una mela limoncella contento come una Pasqua… C’era una volta… Filippo Di Giacomo