Associazione Le Ali di Frida
Ha chiuso ufficialmente i battenti la mostra fotografica di Noemi Gherrero “Scomposizione e fughe dell’anima: arte pandemica” esposta nell’atrio del Palazzo di Città di Potenza.

La mostra, patrocinata dal Comune di Potenza e promossa dall’Associazione potentina “Le Ali di Frida” che, dopo la forzata interruzione a causa della pandemia, ha ripreso con l’entusiasmo di sempre l’organizzazione di eventi culturali, ha rappresentato un appuntamento importante e di grande suggestione per la qualità artistica delle opere esposte e per la complessità ed attualità del tema affrontato.
Infatti, le 21 opere fotografiche d’arte esposte e focalizzate sul drammatico tema della pandemia e del lungo periodo di lockdown che l’ha caratterizzata, costituiscono la struttura portante dello straordinario progetto culturale della Gherrero, artista di grande sensibilità e tecnica, capace di emozionare e far riflettere su un tema complesso che ha inciso pesantemente sulle vite di tutti noi, costretti a confrontarci con una realtà mutata, stravolta, completamente nuova, a tratti problematica e dolorosa.
Con la forza e la magia della fotografia, Noemi Gherraro, partendo dall’esperienza del lockdown, ha provato a leggere e interpretare in chiave personale sia la visione filosofica delle immagini sia il riflesso sociale del cambiamento oggettivo dei nostri tempi.
“Ho sentito forte l’esigenza di raccontare quanto vissuto durante il lockdown. È stato qualcosa di talmente forte da risvegliare la mia coscienza di essere umano e di artista.”
«Nell’arte, e nella sua capacità di rinnovare e rinnovarsi, esiste una dimensione da molti definita “soteriologica”, che la rende anche strategia di sopravvivenza – spiega la Critica d’arte Grazia Pastore che ha guidato nella serata inaugurale il pubblico presente alla lettura delle immagini presentate – La mostra di Noemi Gherrero, nata nell’ambito delle espressioni artistiche del periodo pandemico, ci restituisce un universo diegetico dalle forti risonanze psicologiche e narra di isolamento ed alienazione, ma soprattutto di attesa e desiderio di rinascita dal buio del covid. Nei 21 scatti – conclude Grazia Pastore – c’è la felice ibridazione tra fotografia e body performance, un sodalizio che parte da lontano, dai dadaisti e surrealisti per giungere alla Performance Art delle avanguardie degli anni ’60-’70 e alle espressioni dell’arte contemporanea dove il corpo è protagonista».
Come raccontato dalla stessa Noemi, “Il progetto si divide in due parti. Una prima, in cui è rappresentato il mio mondo: ci sono io, le mie emozioni e i miei pensieri. Tutto il fluire psicologico ed emotivo del lockdown. La seconda parte, invece, è un lavoro sociale: il tentativo di leggere cosa la pandemia ha cambiato nella nostra società. Come sono cambiati i rapporti, le percezioni, la nostra gestualità”.
La mostra è stata inaugurata con un interessantissimo incontro teso ad approfondire le tematiche e le problematiche della pandemia per poter aiutare a comprendere il significato vero e profondo del periodo più buio e sconvolgente della nostra storia e su cosa questo abbia rappresentato e continui a rappresentare per tutti noi.
Il lockdown di certo è stato il tempo sospeso su città svuotate e silenziose le cui immagini surreali e drammatiche resteranno indelebili nei nostri ricordi.
È stato il tempo del dolore e della paura, della conta dei morti e dell’eroismo, il tempo senza passato (perché ormai inutile) e senza futuro (perché negato), il tempo del continuo presente all’interno del quale il pensiero restava bloccato, prigioniero, impossibilitato a potersi sviluppare perché privato di ciò che solo alimenta la speranza negli esseri umani e cioè la possibilità di sognare e di progettare.
È stato il tempo delle contrapposizioni prima/dopo, dentro/fuori, vuoto/pieno, vita/morte, paura/speranza, vicinanza/lontananza, solitudine/solidarietà, coraggio/fragilità, scienza/ignoranza, cura/abbandono, responsabilità e indifferenza…
Noemi Gherrero, artista poliedrica e di grande sensibilità, racconta tutto questo e lo fa con una grande capacità artistica e soprattutto con una enorme capacità di coinvolgere ed emozionare interpretando e reinterpretando sentimenti, suggestioni, intuizioni e riflessioni di quei giorni avvalendosi di un lavoro di squadra che vede coinvolte Mjriam Cognini e Teresa Fini con la supervisione artistica di Luciano Ferrara.
Approfondimenti interessanti nella serata di apertura coordinata dalla presidente dell’Associazione le Ali di Frida Franca Coppola, quelli della psicologa Isabella Urbano che ha emozionato il pubblico presente entrando nel merito dei meccanismi atti a comprendere quanto successo in ognuno di noi nel fronteggiare un evento così improvviso, imprevisto e totalizzante in grado di scoprire tutte le nostre fragilità e di smantellare le illusorie certezze e le tante contraddizioni della società contemporanea.
A tante domande espresse ed inespresse ha provato a rispondere con grande capacità analitica l’antropologo Giuseppe Melillo che ha approfondito gli aspetti relativi ai vissuti del tutto nuovi ed inattesi provocati dalla pandemia che ha sconquassato le nostre vite costringendoci a vivere condizioni inedite sul piano personale e soprattutto nei rapporti sociali come l’isolamento forzato nello spazio fisico e l’assottigliamento degli spazi sociali: una socialità modificata che di fatto ha rappresentato uno straordinario esperimento socio antropologico senza precedenti.
Presente alla serata inaugurale anche l’Assessora alla Cultura del Comune di Potenza Stefania d’Ottavio che ha sottolineato il valore della ripresa delle attività culturali e l’impegno dell’amministrazione a sostenerle.
Noemi Gherrero, oltre a essere una straordinaria artista della fotografia, è anche una nota attrice, autrice e conduttrice di successo di programmi della Rai tra cui “Le parole per dirlo” che ha preso avvio la scorsa settimana.
Presente la scrittrice Carmen Cangi che ha emozionato i presenti con la lettura di brani personali e di altri autori tra cui alcuni della stessa presidente di Le Ali di Frida e il dottor Giuseppe Adurno dell’Ospedale san Carlo di Potenza che ha raccontato la drammatica esperienza della pandemia tra chi era in prima linea e la gara di solidarietà a sostegno dell’azione dei medici da parte di diverse associazioni e tra esse la stessa associazione Le Ali di Frida.

Lo scrittore Gianfranco Blasi ha fatto dono di una sua poesia dal titolo “Il tempo sospeso”, versi come eco alle riflessioni sulla pandemia.
Grande l’apprezzamento da parte del pubblico accorso numeroso alla mostra visitata con attenzione, emozione e coinvolgimento personale.