Ernesto Calluori
La storia della sinistra non è la storia di un fenomeno omogeneo che coincide con la vicenda della domanda su cosa essa sia. Dinanzi a questa domanda posta alla sinistra, una perfetta definizione ce la regala un anonimo con un aforisma doloroso e al tempo stesso, preciso “nessun partito politico è di sinistra, dopo che ha assunto il potere“.

La storia del potere racconta che, se la sinistra vi accede nessuna rivoluzione si compie, ma si attua una devoluzione nel corso della quale gli ideali tendono a svanire. La sinistra è tormentata e tormenta sulle proprie modalità di declinarsi in realtà o di avanzare pretese di riforma.
La vocazione della sinistra apre uno spazio vasto comprendendo i bisogni e recependo le aspettative per fornire risposte modificabili in corso d’opera. In un’epoca in cui non si fa che parlare di antipolitica e della distanza che separa i palazzi del potere dalla vita quotidiana di milioni di cittadini, il Partito Progressista si propone, invece, di riportare il dibattito ad un livello aderente alla realtà, partendo innanzitutto da due problemi: la casa e il lavoro. Il partito progressista è una filosofia tipica delle politiche di sinistra che sostiene la possibilità di progresso e della evoluzione della società.

Il vero progressista non dà soluzioni dogmatiche e definitive ma solo temporanee, sia nel campo istituzionale e sociale che in quello scientifico. Considera il progresso una trasformazione continua da realizzare per gradi ciascuno dei quali deve segnare un miglioramento rispetto al precedente.
Inoltre, si contrappone al conservatorismo della destra legato allo status quo e propugna una economia basata sul libero mercato nonché su una giusta redistribuzione della ricchezza. Il pensiero progressista non si limita a denunciare gli effetti del malcostume in genere e dei disagi derivanti, ma si preoccupa di rimuovere le cause. I più autorevoli di questo movimento sono stati John kennedy, Barak Obama, Tony Blair, Sonia Gandhi dai quali si trae insegnamento.