on. Peppino Molinari
“Il Popolo” storica testata giornalistica del Partito Popolare prima della Dc poi e infine del Ppi in questo anno compie 100 anni. E’ stato, infatti, fondato da Giuseppe Donati, intellettuale cattolico, uno dei padri del giornalismo d’inchiesta, il 5 aprile 1923.
La linea editoriale che ne accompagnò la nascita fu quella di mettere in guardia l’elettorato cattolico rispetto al fascismo e di evidenziarne l’impronta pericolosamente illiberale ed eversiva.
Ne pagò un prezzo altissimo con la sospensione delle pubblicazioni dal 1925 al 1943 quando in clandestinità ne riprese le pubblicazioni.
E’ stata palestra formativa per molte personalità del giornalismo e della politica di questo Paese. Ricordo i vari direttori che hanno diretto il quotidiano: Guido Gonella, Ettore Bernabei, Aldo Moro, primo direttore politico, Mariano Rumor, Frano Maria Malfatti, Giovanni Galloni, Paolo Cabras, Sandro Fontana e Sergio Mattarella.
Dopo la fine della prima repubblica, il giornale, nella scissione del 1995 rimase al nuovo partito Popolare, preservando la cultura del cattolicesimo democratico. I direttori furono Gerardo Bianco, Luca Borgomeo, Rosy Bindi, Guido Bodrato e da ultimo Giampaolo D’Andrea.
E’ stato un giornale che ha avuto anche un forte legame con la Basilicata. I suoi corrispondenti e collaboratori sono stati Carlo Rutigliano, uomo di cultura, capo ufficio stampa del Presidente Verrastro Renato Cantore, già dirigente del Movimento giovanile della DC e poi capo redattore della TGR Basilicata, Gianluigi Di Vito, giornalista della gazzetta del Mezzogiorno e Salvatore Russillo, ultimo in ordine di tempo fino alla chiusura della testata.
I loro articoli, le loro corrispondenze sul Popolo hanno contribuito a far conoscere i problemi dello sviluppo e delle prospettive della regione Basilicata.
Come non ricordare i vari speciali de “Il Popolo per la Basilicata “in occasione dell’inaugurazione della Università, dei 10 anni dal terremoto ed in vista delle elezioni politiche e regionali.
La militanza di giovani Dc ci impegnava in determinate occasioni come il 25 aprile ed il 2 giugno a vendere porta a porta il Popolo. (nella foto Mario Ciuffi,di spalle il sottoscritto ed Erminio Restaino).

I tanto vituperati giornali di partito hanno costituito un patrimonio importante della cultura di questo Paese, hanno contribuito al dibattito politico e formare quadri dirigenti e professionisti capaci.
Purtroppo come spesso accade si butta bambino e acqua sporca senza distinguere accecati da furia iconoclasta. Oggi, nel dilagare dei social, mancano strumenti di approfondimento e di pensiero lungo. E questo segna un impoverimento del dibattito pubblico.
Il pluralismo, anche nella e della informazione, è e rimane come prevede la Carta Costituzionale una ricchezza per la democrazia e dovremmo preoccuparci quando diminuiscono le voci.