Armando Lostaglio
Siamo felici per l’affermazione della giovane Angelina Mango, vincitrice del festival di Sanremo con La noia; la figlia del mai dimenticato Pino, cantante e autore di brani bellissimi. Riteniamo infatti che la struggente esecuzione de La rondine da parte della figlia sia la vera canzone vincitrice di questa edizione.
Rondine emblema di libertà per guardare dall’alto e avanti. “…Non ci resta che ridere in queste notti bruciate…” canta nel suo brano Angelina. E tanto per non accodarci al fiume in piena delle consuete immagini televisive su questo festival, andrebbe detto subito che chi scrive non segue da decenni la sbornia sanremese (bastano le immagini di Blob su Rai3) con tutto il clamore Rai che affligge un mese prima e per qualche giorno dopo l’evento canoro. Lo spacciano per un fatto di costume, di riflesso della società italiana, di sicuro resta il massimo evento da chare di ascolti per la televisione di Stato: grandi incassi pubblicitari, onerosi contratti ad autori e conduttori, e scandaletti creati a tavolino, per far parlare ancora di più. E narcotizzare il Paese. Da uditore di radio, avevamo scritto ad un programma Rai del mattino: “Fra qualche giorno, da veterano ascoltatore di radio, credo che eviterò Radio2, per il piacere di evitare Sanremo e i nefasti effetti collaterali, credendo che la imposizione aziendale di “dover” trattare ad ogni ora di quel fenomeno edulcorato e con scarso contenuto musicale e culturale contrasti con la vostra intelligenza. Con biasimo ed affetto.” Riteniamo invece che l’ultimo grande Sanremo da mettere in cornice resti quello del 1990 con Gli amori di Toto Cutugno interpretato dallo stesso cantante recentemente scomparso ed eseguito da Ray Charles, come artista internazionale fuori gara, con il titolo Good Love Gone Bad. A vincere quella edizione fu Uomini soli dei Pooh interpretato da un’altra fuoriclasse, Dee Dee Bridgewater. Ci sarebbe molto altro da incorniciare nella pur gloriosa storia sanremese, con la presenza di cantanti stranieri e non solo, ma quello che vorremmo sottolineare è quanto anche la letteratura ha spesso fornito ispirazione (e talvolta plagio) alla canzone.
E’ davvero bella e ritmata Mariposa: Fiorella Mannoia ha scelto per questo festival una delle parole più amate da Federico García Lorca, poeta spagnolo dell’avanguardia artistica, fucilato dai fascisti nel 1936. Quando la canzone diventa poetica e non solo tormentone corrosivo. Ci piace chiudere con Pier Paolo Pasolini con la sua “Poesia su commissione” laddove scrive: Caro Dio, facci vivere come gli uccelli del cielo e i gigli dei campi. E così nel 1985 Francesco De Gregori, nell’omaggiare il poeta, dedicherà la bellissima A Pa’ nell’album Scacchi e tarocchi, includendo quel verso stupendo, francescano. Sanremo, pertanto, non segua mode e facili consumi, chiedendosi se rimarrà qualche canzone degli ultimi lustri nella memoria collettiva.
Una volta la noia era un “privilegio” delle classi del ceto alto. Oggi, che la distinzione in classi si è affievolita, questo stato d’animo si è diffuso “democraticamente” in tutti i ceti sociali. A mio modo di vedere, la “colpa” è del Borghesismo che investe ormai la quasi totalità degli aspetti economici, culturali, artistici ecc…Le “vittime” di questa “piovra” sono soprattutto i giovani, ma anche gli adulti. C’é un’omologazione dilagante agli stili di vita conformistici da cui è difficile discostarsi con le sole proprie forze. Cosa fare allora per liberarsi da questo modello? Quali percorsi alternativi bisogna attivare ed esplorare per arginarlo e far prendere coscienza ai giovani del suo disvalore, che li rende succubi in larga parte di chimere esistenziali e provoca in loro noia? Sono queste, solo alcune domande che ci devono far riflettere, ma che dovrebbero porsi i politici, gli economisti, gli artisti in genere e anche i genitori. La “Cumbia”, come mezzo per vincere la noia, suggerita dalla nostra brava e talentuosa Angelina Mango, é purtroppo, solo un effimero palliativo.
Un complimento sentito all’autore dell’articolo.