Armando Lostaglio
Epopea del western, l’ultimo attore del crepuscolo di una epoca lontana: Terence Hill, Il mio nome è Nessuno film del 1973 diretto da Tonino Valerii. E lui, Nessuno, è formidabile nello scontro tra i 150 del Mucchio Selvaggio e Beauregard, il grande Henri Fonda, scambio generazionale dell’epica del vecchio West. Terence è nato a Venezia 85 anni fa, Mario Girotti, ma per tutti, nel mondo, è il mitico Terence Hill.
Avere 85 anni e non sentirli: il suo fisico asciuttissimo riesce a tradire l’anagrafe. Il suo aspetto serio e sorridente rimane adorabile come la sua voce, la stessa che appartiene a Don Matteo della serie televisiva. Già, non è quella di Trinità e delle scazzottate che non fanno mai male, in simbiosi perfetta con l’amico di sempre Bud Spencer. Erano entrambi italiani ma la scena western degli anni ‘70 imponeva nomi all’americana. E così Mario Girotti prenderà lo pseudonimo di Terence Hill, in omaggio alla madre tedesca Hildegard. Ma il cognome è italiano, suo padre era originario di Amelia (Terni); Mario è nato a Venezia il 29 marzo del 1939. Una vita itinerante fra Italia, Europa e America. Il nostro piacevole incontro è stato a Trento durante le giornate del Religion Today Film Festival – diretto da Andrea Morghen – dove aveva ricevuto il Premio alla Carriera e presentato il suo film da regista Il mio nome è Thomas, in anteprima, da lui scritto, diretto e interpretato, in collaborazione con Luisa Tonon, e prodotto da Jess Hill: una commedia leggera che segna il ritorno dell’attore dietro e davanti la macchina da presa per la prima volta dopo Doc West del 2009. Lui è sulla moto (non già a cavallo) in un bel rapporto educante con una giovane assillata da problemi caratteriali.
Abbiamo parlato di cinema e di televisione, della diversità fra gli occhi lucenti di Trinità e la seriosità del prete in bicicletta; e del suo debito artistico verso il grande Sergio Leone. Naturalmente la sua ultima pellicola è dedicata a Bud Spencer, il napoletano Carlo Pedersoli, scomparso nel 2016: gli è stato vicino prima che spirasse. L’ultimo film dei Fratelli Cohen, “La ballata di Buster Scruggs” presentato a Venezia, in alcune scene fa il verso ai movimenti veloci del pistolero Trinità nel saloon: glielo abbiamo accennato e l’attore ne è rimasto piacevolmente sorpreso e colpito. Sebbene Terence Hill abbia iniziato da giovanissimo – scoperto da Dino Risi e poi da Gillo Pontecorvo e Citto Maselli, con una piccola parte nel capolavoro di Visconti Il Gattopardo dove è un avvenente ufficiale con Alain Delon e Giuliano Gemma – l’allora Mario Girotti (legato familiarmente al grande attore Massimo Girotti), otterrà la notorietà internazionale grazie ai film recitati al fianco di Bud Spencer: decine e decine di opere che riempivano le sale e che hanno divertito generazioni più diverse: il 7 maggio 2010 ai due attori era stato conferito il David di Donatello alla carriera. E quindi la lunga serie di Don Matteo che lo porterà a stabilirsi stabilmente in Umbria. Un attore che sa sorridere alla vita, sebbene sia stata funestata da drammi. Lo abbiamo più volte invitato in Basilicata per omaggiare il caro Luigi Paolella che lo adora. Terence rimane una figura docile e rasserenante, nell’unicum indissolubile con Bud, specie davanti ad un piatto di fagioli.