Andrea Musso
Mai come oggi la festa del lavoro (san Giuseppe lavoratore per la Chiesa) viene commemorata in un momento cruciale della storia umana. È ormai sotto gli occhi di tutti come l’avvento dell’Intelligenza artificiale (AI) impatterà sul mondo del lavoro forse anche più della prima rivoluzione industriale.
La stessa ChatGPT (una chatbot, cioè un software che simula la conversazione umana) alla domanda su come l’AI influenzerà il mondo del lavoro così risponde: «Automatizzando compiti ripetitivi e noiosi, consentirebbe alle persone di concentrarsi su mansioni più creative e significative. Inoltre, potrebbe migliorare l’efficienza e la precisione nelle attività quotidiane, aumentando la produttività complessiva».
Quanto sopra ci riporta perciò alla domanda fondamentale: Cos’è il lavoro e come si definisce in relazione all’essere umano? È il lavoro che definisce l’uomo o viceversa? Nel primo caso è il lavoro a sovrastare l’uomo. In quest’ottica l’AI viene vista come l’occasione per migliorare qualità ed efficienza nel lavoro, sostituendo la componente umana, considerata imprevedibile e perciò difettosa ai fini produttivi.
Il Fondo Monetario Internazionale ha dichiarato con preoccupazione come l’introduzione dell’AI in vari settori comporterebbe una riduzione dei posti di lavoro che, nei paesi con economie più avanzate, potrebbe arrivare sino al 60% con crescita delle diseguaglianze sociali, riduzione degli stipendi e meno assunzioni tra i lavoratori più vulnerabili.
Invece, una concezione del lavoro in cui l’uomo venisse considerato il valore aggiunto per eccellenza, e quindi imprescindibile da qualunque riflessione, potrebbe consentire di riportare il discorso nel giusto solco. Permetterebbe di non disgiungere gli indubbi vantaggi offerti dall’AI dalle ricadute etiche che ogni innovazione porta con sé.
Un tema ben presente, ad esempio, nel discorso di Papa Francesco per la 57a Giornata per la pace, ma che speriamo di trovare anche in altri leaders mondiali, come è già avvenuto con il richiamo del primo ministro cinese Li Qiang sui rischi etici dell’AI. Un fatto inatteso su un rischio vero, oltre tutto pronunciato a Davos!
Fonte: La Domenica “il foglietto”