Comunicato Stampa
Quante volte nelle nostre interazioni quotidiane con gli altri, alla domanda “come stai” rispondiamo con frasi del tipo “bene, grazie”, “così così”, “potrebbe andare meglio”, “non mi lamento”, etc.. Quanto tempo impieghiamo per rispondere? L’immediatezza della nostra risposta, ci dice quanto essa, il più delle volte sia prevedibile, quasi automatica.
Ora, proprio in questo momento, proviamo a fare questo piccolo esercizio. Assumiamo una posizione comoda, facciamo un respiro profondo, e rivolgiamo a noi stessi la domanda “Come sto, come mi sento?”. La nostra risposta è sempre “automatica”, oppure, diventa più elaborata, a significare che il “bene, grazie”, o il “così così” di prima, esprimono qualcosa di più complesso?
In realtà, con questo breve esercizio di autoconsapevolezza non stiamo semplicemente pensando a come stiamo fisicamente, ma ci stiamo interrogando sul nostro benessere complessivo. Vediamo insieme a cosa ci riferiamo.
Il termine “benessere” viene utilizzato nel 1948 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nella definizione del concetto di salute, che si considera “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia o infermità”.
Questa definizione ha avuto il grande pregio di spostare il focus dalla semplice assenza di malattia (secondo l’idea per cui posso considerarmi in salute per il solo fatto di non avere sofferenze fisiche), al concetto di salute in una dimensione più ampia (“non ho malattie, non ho dolori, quindi, fisicamente sto bene, ma…nel complesso, come mi sento? Posso dire di stare bene, o sento, comunque, che qualcosa non va?”).
In questa nuova accezione di salute, anche il benessere si è affermato come concetto multidimensionale, che include un buono stato di salute fisica (benessere fisico), un buon rapporto con le nostre emozioni (benessere emotivo), una buona flessibilità mentale e gestione delle credenze limitanti (benessere mentale), una buona qualità delle nostre relazioni, una buona connessione con i nostri valori fondamentali e/o con qualcosa di più grande di noi stessi (benessere spirituale).
In ogni istante la nostra vita è uno sforzo costante di simbiosi tra la psiche, i pensieri, i desideri e le emozioni, le relazioni che viviamo. In questo intreccio il nostro corpo che posto occupa? Se per Cartesio la mente e il corpo erano due entità separate, che interagivano solo attraverso la ghiandola pineale (una piccola struttura nel cervello), successivamente, il neuroscienziato Damasio, nella sua opera famosa L’errore di Cartesio, ricucì questa scissione, affermando “non è solo la separazione tra mente e cervello a essere mitica: probabilmente anche la separazione tra mente e corpo è altrettanto fittizia”.
La cultura del XX e del XXI secolo ha gettato le basi per un recupero del corpo teso verso una concezione integrale dei sistemi “mente” e “ambiente”.
La nascita della psicosomatica ha segnato il punto di raccordo tra la psicologia e la medicina.
L’idea di base di questa corrente di pensiero è che i disturbi fisici, per i quali si è in assenza di una diagnosi medica, siano originati dalla mente a significare che l’aspetto psicologico viene prima e il corpo viene dopo.
È alla fine degli anni Settanta che Engel teorizza il modello bio-psico-sociale, secondo il quale la salute psicofisica e il benessere sono il risultato della complessa interazione tra fattori biologici, fattori psicologici e fattori sociali.
Come si traduce questo cambio di paradigma nella pratica clinica?
Se prima si pensava al disturbo psicosomatico, come a un disturbo fisico generato dalla mente, oggi la relazione mente corpo è vista in senso circolare, quindi, la mente influenza il corpo e viceversa.
Se ci fermiamo a riflettere su questa circolarità scopriamo che non esiste di fatto un disturbo che ci riguardi esclusivamente nel corpo o solo nella mente.
Quando i sintomi fisici iniziano a occupare uno spazio interno molto grande, generando pensieri ricorrenti, emozioni, sentimenti, stati d’animo e comportamenti, nel lungo termine si genera un disagio.
Pensiamo alle patologie riguardanti il dolore, alle problematiche di linguaggio, alle anestesie corporee. In casi di questo tipo i sintomi fisici influenzano l’aspetto psicologico nel momento in cui iniziano a generare una modalità di essere e di vivere.
Nel caso dell’ipocondria, invece, avviene l’inverso perché vi è una forte preoccupazione per la propria salute, anche in assenza di sintomi o in presenza di sintomi molto molto lievi.
Oggi c’è ancora il trend per cui quando il medico dice “non hai niente” il problema è psicologico e si rimanda allo stress, che diventa anche svalorizzante di questo tipo di problematiche perchè rischia di non riconoscerne la complessità.
Negli scenari descritti, lo psicologo che ruolo ha e come può intervenire? Egli può intervenire sulla percezione soggettiva del sintomo e sulla modalità in cui ci si relaziona ad esso, su come si vive la malattia. Nel libro Psicologia psicosomatica Scognamiglio parla di “competenza somatica”, proprio per indicare il concetto di “come si sta nel proprio corpo”, ossia “il riuscire a tradurre ciò che accade nel corpo (dolore, segnali emozionali, etc..) in nuove configurazioni di senso”.
Come si traduce questo all’interno di un percorso psicologico?
Ad esempio, nel caso dei disturbi che non vanno mai realmente a sparire (come il dolore cronico), possiamo imparare che il rapporto con il dolore può cambiare al punto tale che non ci invalida più.
Possiamo, inoltre, imparare a distinguere l’origine del problema da ciò che continua a mantenerlo nel presente. Man mano che aumenta la nostra consapevolezza del sintomo, si ridimensiona la componente ansiogena e di allerta che lo accompagna e si può modificare il nostro rapporto con la paura, con l’allarme. Significa eliminare anche tutte le modalità di evitamento della situazione problematica perché l’evitamento è si una strategia, ma nel lungo termine si dimostra sempre fallimentare e altro non fa che mantenere o aumentare il problema.
Quante volte ci sentiamo dire: “lo devi accettare, ci devi convivere”! Ci sembra quasi un invito a gettare la spugna, quindi alla rassegnazione. Si tratta, invece, di comprendere che, cambiando il nostro modo di interagire con il sintomo, abbiamo anche il potere di modificarlo. Significa che noi diventiamo attivi nella gestione del problema. Accettare vuol dire capire qual è il nostro margine di azione; quindi agire dove possiamo agire e non agire inutilmente, nello spreco di energie, se questo non ci porta a nulla. In un certo senso, i sintomi somatici si potrebbero intendere anche come guide che fanno rientrare in sé stessi, che aiutano a superare la dissociazione mente-corpo.
Quali sono i principali fattori di rischio che ostacolano il nostro benessere psicofisico? Vi sono predisposizioni genetiche, biologiche, una bassa soglia del dolore, fattori di rischio esperienziali (traumi), fattori di rischio emotivi.
Nel prossimo articolo ci soffermeremo sulle emozioni e sull’influenza che esse hanno sul nostro benessere complessivo.
Nel frattempo, a chiusura del nostro breve esercizio di autoconsapevolezza, facciamo ancora un respiro profondo e proviamo ad accogliere i pensieri e le emozioni che questa lettura ci ha suscitato.
Riferimenti Bibliografici
1) Damasio, L’errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello umano, Adelphi, Milano 1995
2) B. V. Der Kolk, Il corpo accusa il colpo. Mente, corpo e cervello nell’elaborazione delle memorie traumatiche, Raffaello Cortina Editore, Milano 2015
3) E.F. Poli, Le emozioni che curano. Stare bene con la nuova medicina delle emozioni, Mondadori, Milano 2019
4) M. Scognamiglio, Psicologia psicosomatica. L’atto psicologico tra codici del corpo e codici della parola, FrancoAngeli, Milano 2016
09-04-2024
Autrice. Dr.ssa Rosanna Perretta
“EL BIENESTAR COMO EXPRESIÓN DE YO” de L’italodominicano.tv
Dott.ssa Rosanna Perretta Psicologa Clinica, della Salute e Comunità
Psicologia e Benessere è la rubrica specializzata del quotidiano digitale italodominiano.tv diretta dalla Dott.ssa Rosanna Perretta Psicologa Clinica, della Salute e di Comunità. Esperto in Training Autogeno e Tecniche di Rilassamento
FONTE:ITALODOMINICANO.TV