L’economia e il Cinema, segnali dalla Mostra di Venezia

La Mostra del Cinema di Venezia offre sempre molti spunti, non soltanto per discutere di cultura e di contemporaneità, quanto anche per approfondire elementi di economia, di lavoro, legati al mondo dell’audiovisivo e delle produzioni cinematografiche. Infatti, dalle varie discussioni, si evince che il cinema italiano è approdato al Lido con ben 150 milioni di euro di investimenti nei film presentati; solo per le sei opere in concorso è stato dichiarato un budget di meno di 90 milioni di euro.

Cineclub Vittorio De Sica

E così sono espresse le valute: “Finalmente l’alba” di Saverio Costanzo è costato 28 milioni; “Il comandante” di Edoardo De Angelis 15; 12 milioni per “Adagio” di Stefano Sollima; 11 milioni e mezzo per “Io capitano” di Matteo Garrone; 8 i milioni investiti per “Enea” di Pietro Castellitto; e infine 7 milioni per “Lubo” di Giorgio Diritti. Dunque, il cinema italiano segna una inversione di rotta puntando sulla equazione secondo la quale maggiori investimenti rendono meno alto il rischio di impresa. Per quanto attiene alle produzioni, lo stesso Barbera Direttore della Mostra, avalla la tesi di un ripensamento che sta allineando la tendenza della produzione italiana verso standard più internazionali. Ed è un effetto che deriva dal modello delle grandi serie sempre più forti anche sui mercati esteri, ed è dunque la risposta che si attendeva verso la micro produzione che, appunto, faticava a varcare i confini nazionali: a conferma di come questo nuovo fenomeno fosse anche legato all’ingresso sempre più significativo di capitali internazionali nelle sigle produttive da cui nascono i film italiani. Questa può essere una risposta attendibile, laddove il cinema ci aveva abituato ad una produzione di livello finanziario medio basso, con evidenti limiti di ricaduta sul mercato interno, meno che mai su quello internazionale. Ma la nuova generazione di imprenditori e produttori si rivela più disponibile al rischio e soprattutto resta più aperta a legarsi in un sistema di joint venture che sta segnando un punto di svolta. E dunque, nella nuova leva di produttori arrivati al Lido di Venezia ci sono sigle sempre più forti nel cinema e nella grande serialità. E lascia ben sperare verso un futuro competitivo sul fronte degli investimenti.

Armando Lostaglio con il regista giapponese Tzukamoto

Per il produttore italo-francese Francesco Di Silvio (lucano di origine) sempre presente al Lido e che mantiene proficui contatti fra Paesi arabi e Oltreoceano, l’aspetto produttivo va sempre legato alla qualità delle sceneggiature che arrivano sui tavoli dei produttori. L’investimento si farà sempre sulla qualità delle opere che si andranno a capitalizzare e quindi proporre ad un pubblico sempre più esigente. Il cinema è un’industria, e la differenza produttiva la faranno sempre le attività culturali annesse.

E intanto noi ci nutriamo di dettagli, immagini non proprio in primo piano, dove magari appare il sorprendente e quindi lo stupore. Qui ha luogo “il timido inizio il godimento”, secondo Roland Barthes. Che aggiunge: “La letteratura non permette di camminare ma permette di respirare…” Così fa l’arte, così fa il cinema, quell’arte in movimento, in divenire e guidare lo sguardo dove non guardiamo.

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