Chiara Lostaglio
Contiene due firme di prestigio internazionale la 155^ rassegna del Cinema Lovaglio di Venosa – 30 marzo – 28 aprile, promossa con tenacia e passione dalla responsabile Lidia Lovaglio, dal titolo Destinazione cuore: Darren Aronofsky e Sam Mendes. Due capolavori assoluti sono i loro ultimi film: The Whale (dal 30 marzo al 2 aprile), che aveva commosso tutti a Venezia lo scorso settembre, e che ha lasciato il segno con l’Oscar al miglior attore Brendan Fraser solo due settimane fa, davvero impressionante per capacità espressiva nel suo dramma esistenziale. L’altro film è Empire of light di Sam Mendes (13 e 14 aprile), il quale ogni volta sconvolge per il suo estremo linguaggio di narrare: un talento.
Charlie (di Aronofsky) interpretato da Brendan Fraser, è un professore di inglese gravemente obeso e quasi sempre solo, tiene corsi di scrittura universitari in videoconferenza, senza mai attivare la sua webcam per evitare che vedano la sua devastata fisicità. La vita la morte, l’amore e la figlia, tutti conti sospesi e fallimenti che la vita rende acuti. Un capolavoro di regia e di sceneggiatura. Coraggio e paura sono concetti troppo relativi ed individuali da poter racchiudere in una immagine (la balena) o in un aforisma. Ognuno cerca di esserne esente, ma deve fare i conti con il proprio vissuto e le proprie ansie di sopravvivenza. Sullo sfondo della sceneggiatura (tratta dall’opera teatrale di Samuel Hunter) fa capolino la balena bianca di Melville.

C’è la leggerezza esistenziale in Sam Mendes con il suo Empire of light nuovo capolavoro che viene dopo gli spettacolari 1917 premiato con l’Oscar 3 anni fa e gli 007 della lunga saga di successo. Sam Mendes rende omaggio alla inglese sala Empire negli anni ’80, alle emozioni che ha racchiuso e alla dolcezza di un canto d’amore. Si resta in Irlanda e in quegli stessi anni con The quiet girl, (4 e 5 aprile) opera prima di Colm Bairéad (che lo ha portato alle candidature agli Oscar per l’Irlanda): è un film sulla forza dell’amore, filiale e non solo, capace di infrangere il silenzio della giovane Càit (una eccellente Catherine Clinch) e quello di un mondo rurale e gretto, che minacciava di seppellirla.

C’è ancora una donna, Lydia Tar la cui vicenda di artista è raccontata nel film di Todd Field, Tàr che è valso alla Mostra di Venezia la Coppa per la migliore attrice alla sempre impareggiabile Cate Blanchett. Il film, della durata di tre ore (18 e 19 aprile), ha colpito critica e pubblico per la vicenda artistica della intraprendente Lydia, prima direttrice di orchestra della Filarmonica di Berlino: amori saffici, invidie femminili e talento dissipato.

Elementi che la Blanchett sa calibrare in maniera superba (non dovrebbe competere, i premi li vince sempre lei). Completa la cinquina della 155^ rassegna del Lovaglio (27 e 28 aprile) il film Till – Il coraggio di una madre diretto da Chinonye Chukwu, sceneggiatrice regista e produttrice nigeriana, naturalizzata statunitense. E’ una ennesima amara vicenda di razzismo, un giovane assassinato che sua madre ne farà un emblema di ingiustizia razziale. Una rassegna completa, dunque, per lo più con lo sguardo al femminile, con temi forti e ben sceneggiati.
