Lucia Varasano
Quel che sta accadendo nel comune della fascia ionica non è un dibattito tra fede e ateismo tantomeno un attrito per questioni morali e civili ma semplicemente ciò che qualsiasi comune mortale definirebbe una pura scelta urbanistica che riguarda la costruzione della nuova Chiesa e la riqualificazione di un’intera area dell’abitato della Marina di Nova Siri, il tutto condizionato dalle precarie condizioni finanziarie dell’ente. Una situazione che oggi attende una soluzione, frutto del dialogo tra l’amministrazione Stigliano, la parrocchia e la diocesi.
IL LUNGO ITER. L’idea di una nuova chiesa per la Marina di Nova Siri è quella che il vescovo Nolé e lo storico parroco novasirese, Michele Cirigliano, perseguono da tempi non sospetti. Un’idea che l’attuale parroco, Mario Lacolla, ha ereditato e porta avanti con tenacia. Un iter lungo e difficile segnato dall’accettazione della “variante urbanistica per la riqualificazione di piazza S. Giovanni XXIII” approvata dall’ex amministrazione Santarcangelo, dalle diverse conferenze di pianificazione e l’ottenimento di tutti i relativi nulla osta. Tutto apposto quindi, invece no. Proprio sul più bello tra elezioni amministrative e nuovi decreti del governo la palude burocratica ha impedito alla diocesi di acquisire il certificato più importante, il titolo di proprietà.
UNA QUESTIONE “DEMANIALE”. Mentre era in corso una trattativa per acquistare il suolo di proprietà del demanio – come spiega il vescovo Francesco Nolé in un incontro pubblico – la legge Delrio lo ha trasferito agli enti comunali. Nel frattempo i cittadini di Nova Siri chiamati ad eleggere sindaco e giunta hanno cambiato le sorti di un vecchio accordo esistente con l’amministrazione precedente secondo cui “il compito della Chiesa – spiega il parroco Don Mario La Colla – era di provvedere all’edificio di culto” mentre gli amministratori “si sarebbero impegnati a reperire i fondi per realizzare la piazza e quei possibili uffici comunali”. Fondi che la ex amministrazione non sembrerebbe aver reperito in tempo passando la palla alla nuova giunta e rendendo di fatto il precedente accordo solo carta straccia.
IPOTESI E ALTERNATIVE. Il Comune versa in condizioni finanziarie difficili, lo si sa da tempo, e la realizzazione della piazza (che sarebbe in sostanza l’area dell’attuale delegazione) non sembra una cosa fattibile. Il dialogo tra comune e diocesi (incentrato principalmente su chi costruirà la piazza) è aperto e serrato, la Chiesa ha necessità di costruire la chiesa, il comune vorrebbe che la Chiesa costruisse a sue spese anche la piazza e la diocesi spinge per i tempi ristrettissimi, solo meno di due mesi per accedere al finanziamento CEI, termine ultimo il 12 aprile. Costruire la chiesa senza la piazza, quindi senza acquisire il suolo del demanio, non sembra possibile perché non rientrerebbe nei parametri CEI. È altrettanto vero poi che il progetto si modella sulla variante urbanistica e necessita di uno spazio che abbia una “funzione socio-culturale fortemente rilevante”. Costruire anche la piazza significherebbe però far lievitare anche i costi pronosticati. Finora il finanziamento CEI andrebbe a coprire il 75% dell’opera, il restante 25% spetta alla diocesi a cui sommare gli arredi (a carico della diocesi e della parrocchia). A tutto ciò bisognerebbe aggiungere quelli della piazza che non sono bruscolini. Costruire soltanto la Chiesa, lasciando la riqualificazione della piazza in attesa della disponibilità di fondi, significherebbe inoltre demolire anche la chiesa esistente mentre quella nuova avrebbe una facciata laterale alla piazza e non frontale come quella progettata, ma anche qui, spiega il vescovo, bisognerebbe “richiedere tutti i permessi”. L’ipotesi poi, non è per nulla contemplata dall’amministrazione Stigliano che vuole una riqualificazione a tutto tondo riassumibile nel motto “accanto a una bella Chiesa ci vuole una bella piazza”.
LA SOLUZIONE. “Il nostro pensiero – spiega l’assessore Ambiente e Lavori Pubblici, Nicola Melidoro – è quello di trovare una soluzione che metta insieme le due cose pensate per essere funzionali l’un l’altra”. Una volta trovata la soluzione e stipulata la convenzione tra comune e diocesi il demanio approverebbe con una sorta di benestare l’acquisizione di queste aree che verrebbero destinate ad uso pubblico per un’opera di urbanizzazione secondaria. L’ingegnere dell’ ufficio tecnico diocesano, Laura Montemurro, specifica “stiamo dialogando per poter realizzare la piazza con l’equivalente della compensazione economica delle aree che dobbiamo acquisire dal comune” ma il parroco La Colla precisa: “la piazza contestualmente è la cosa migliore che possiamo noi desiderare purché il valore della piazza non superi il costo del suolo che noi dobbiamo acquistare”. Un nodo che verrà sciolto nei prossimi giorni e che porterebbe a rivedere l’attuale progetto di riqualificazione.
APPROFONDIMENTO:
IL PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE. L’idea progettuale curata dall’architetto Sergio Stigliano, presentata in un incontro pubblico tenutosi il 12 febbraio, insiste sull’attuale perimetro della delegazione comunale, della casermetta dei vigili urbani e illustra come Nova Siri potrebbe rinnovare il suo aspetto tra abbattimenti degli edifici fatiscenti, nuovi uffici, piazza pubblica e soprattutto nuova Chiesa, tanto sentita dai fedeli. Già solo l’individuazione dell’area di culto ha agitato non poco gli animi di chi spingeva per una delocalizzazione della nuova Chiesa lasciando viva e vitale quella esistente. Allo stato attuale, se il progetto venisse confermato, la vecchia Chiesa verrebbe sconsacrata e destinata ad altri usi (come auditorium, sala conferenza o salone teatrale) e accanto ad essa nascerebbe la nuova Chiesa di 1086 mq con una capienza di 472 posti contro i 212 attuali, un chiostro di 620 mq, un edificio comunale di 802 mq, una piazza porticata pedonale di 2100 mq, un parcheggio pubblico di 1730 mq, un parco pubblico di 1470 mq. Un progetto che ora va rivisto alla luce dell’accordo tra diocesi e comune.