L’affascina l’(affàscënë); il Malocchio

U_ci_mme_masqueA Gallicchio, come in altri paesi della Basilicata, sopravvive ancora l’usanza di trattare i sintomi della cosiddetta fascinazione (affàscënë) con un antico cerimoniale magico.

L’”affascinare” è il potere, insito in ogni essere umano, di creare involontariamente in un soggetto passivo, uno stato di sofferenza il cui primo sintomo è la cefalea, il mal di testa.

L'”‘affascina” non è propriamente il malocchio, sebbene in comune con esso abbia i sintomi: mentre il malocchio è indotto da uno sguardo invidioso, intriso di cattiveria e di malaugurio, rivolto deliberatamente nei confronti di una persona o di una cosa, l'”affascina“, al contrario, è sempre originata da uno sguardo inconsciamente invidioso e senza cattiveria. Destinatario dell’ “affascina” può essere un essere umano, un animale, o altro, come una semina, un raccolto ecc… Per evitare che si possa causare l’ “affascina”, quando si esprime ammirazione nei confronti di una persona si deve dire “Abbënëdìchë!” (forma abbreviata “Dio ti benedica”), di un animale si deve dire “Pòllërë!”. Se invece ci si appressa ad un’aia mentre si sta raccogliendo il grano o ad una cantina mentre si sta vendemmiando o in un frantoio bisogna dire: “Sàndu Martìnë!”.

Il rimediante dell’ “affascina” è di solito una donna che conosce la formula magica di scongiuro. Quando il paziente si reca a farsi guarire la cefalea prodotta dall'”affascina” dalla donna “abilitata“, quest’ultima si accorge subito se il soggetto è affetto o no dalla “affascina”, in quanto in caso positivo, la sola presenza della persona “affascinata” provoca alla guaritrice uno o più sbadigli. La terapeuta fa sedere al suo fianco il paziente e, segnando con il dito pollice sinistro numerose croci sulla fronte dell’ammalato , ripete per 2 o 3 volte la seguente formula:

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Affàscënë ca vàië pë vìië

trùovë a Ccrìstë pë Mmarìië:

“Affàscënë addù vàië? “

” Ngùollë a …………. (nome del paziente)”

“Addù …………. (nome del paziente) nòn ngë šì (scì).

È sstàtë bbattëzzàtë, è sstàtë grësëmàtë,

a la fònd’ è sstàtë purtàtë”

Pìglië l’affàscënë e ppòsëlë ndèrrë

cùmë cumànnë Sàndë Salvatórë. Ammènnë

 

“Chi t’ à ‘ ffascenàte? “

“L’ùocchiië, u còrë e la méndë “

“Chi t’àdda sfascënà?”

” U pàdrë, u fìglië e lu Spirìtë Sàndë”

 

“Affascina” che vai per via

trovi Cristo con Maria.

“Affasina dove vai?”

“Addosso a………….”

“Addosso a…………. non ci deve andare

È stato battezzato/a, è stato cresimato

alla fonte e stato portato”

Prendi l’ “affascina” e posala a terra

come comanda il santo Salvatore. Amen

 

 

 

“Chi ti ha fascinato?”

“L’occhio, il cuore e la mente”

“Chi ti deve togliere la fascinzione”

“Il padre, il figlio e lo Spirito Santo”

 

 

Dopo il rito la terapeuta recita alcuni Padre Nostro e Ave Maria: se le capita di sbadigliare durante la recita il Padre Nostro, colui il quale ha procurato la fascinatura è un uomo; se sbadiglia all’ Ave Maria l’ “affascina” è stata procurata da una donna.

cornetti_ferroPer garantire la protezione ai bambini dall'”affascina” e il malocchio è tuttora uso di alcune famiglie far preparare dei sacchettini chiamati “abitini“. Si tratta di sacchetti di stoffa di forma rettangolare che rappresentano la simbolica continuazione del velo organico – la cosiddetta “camicia” del neonato. Il sacchettino, che si mette ai bambini molto piccoli sotto il vestitino, può contenere vari oggetti: chicchi di grano, sale, pepe, spilli, pezzi di corda o di nastro e ecc., insieme alle immagini della madonna o dei santi di cui si invoca la protezione.

Fonte: http://www.dizionariogallic.altervista.org/credenze/credenze_popolari2.htm

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