Biagio Propato
Magia nel villaggio delle favole
“L’AFFASCINA” in italiano Fascinazione, malocchio, appartiene ad una magia minore, si può fare e si può ricevere.
- Quando si riceve l’affascina, si è “affascinati”, si riceve una malìa, in pratica, un maleficio, un’influenza malefica voluta da qualcuno che vuole arrecare male alla persona affascinata o alle sue cose, ovverosia, procurarle una malattia, una sventura, la fine di un amore o di un matrimonio, un disastro economico, la morte dei suoi animali, contrarietà varie.
- Il maleficio può cagionare perfino la morte di una persona affascinata, ma non sempre si arriva a questi eccessi, spesso la vittima lamenta malanni minori come il mal di testa, stanchezza, inappetenza, dimagrimento, alterazioni del tono dell’umore, depressione.
- Quando si va a rimuovere (a farsi fare) ” l’affascina”, significa che si va da chi ha il potere di togliere il maleficio,
- Togliere il maleficio con delle formule magiche non è da tutti. Questo potere è esercitato da poche persone, iniziate agli insegnamenti magici e può essere trasferito ad un’altra persona solo nella notte della vigilia di Natale. La formula magica che toglie l’affascina è una vera preghiera, comprende il Pater nostro, più di un’Ave Maria e qualche altra invocazione alla divinità ed ai Santi. La formula può anche essere una preghiera unica.
- Il potere della formula svanisce e non è più capace di togliere il maleficio se viene portata a conoscenza d’altre persone . La formula magica con il relativo rituale può essere rivelata, insegnata ad altre persone solo nella notte della vigilia di Natale, ma per essere valida deve essere recitata la prima volta durante la messa di una Domenica successiva al giorno di Natale. A mo’ di esempio riporto la formula magica recitata a Teanaper togliere l’affascina: “tre persone
t’hanno affascinato, ‘u cigghiu, ‘u maluocchiu e la mala volontà, tre persone t’hanna sfascinà, ‘u cigghiu, ‘u maluocchiu e la mala nicutà”; la formula veniva preceduta dal segno della croce, andava recitata per nove volte di seguito e si doveva concludere con il Pater nostro, si recitava l’Ave Maria ogni volta che si ripeteva la formula. Se l’affascina veniva da una donna, la magara sbadigliava durante la recita dell’Ave Maria, se veniva da un uomo, sbadigliava durante la recita del Pater nostro.
- La rimozione del maleficio, dell’affascina,può essere richiesta direttamente dalla persona affascinata, oppure può essere richiesta da un parente, da un amico che si reca da chi ha il potere di togliere, sempre gratuitamente, il malocchio portando un oggetto che l’affascinato ha toccato o ha indossato, ad esempio un fazzoletto, una maglietta, una ciocca di capelli, oppure citando solo il suo nome. Dunque alla presenza diretta dell’affascinato o di un suo oggetto, la fattucchiera recita la formula di rito e incomincia a lacrimare, a sbadigliare, a ruttare rumorosamente e ripetutamente se si tratta veramente di affascina e non di un semplice malanno. Il disturbo legato all’affascina che è, ad esempio, il mal di testa, a conclusione di questo rito, scompare. In altre contrade, lontane dalla valle di Frido e da Conocchielle, la vittima del maleficio si lava la faccia dopo essere stata slegata, liberata dal malocchio.
- Se l’affascinatonon è stato colpito di recente dal maleficio, cioè ha “dormito con l’affascina”, o se l’affascina è molto forte ci può essere bisogno di più esperti di magia per slegarla
- Altra difficoltà può presentarsi per rimuovere un’affascina ferrata che deve essere slegata dalla fattucchiera tenendo in mano un oggetto di ferro, un coltello, delle forbici, in conseguenza del fatto che l’autore del maleficio, ha colpito la vittima tenendo in mano un pezzo di ferro; probabilmente da qui il detto: “Ferro scaccia ferro”.
- La fattucchiera affetta da cefalea non è in grado di togliere l’affascina.
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Biagio Propato Chi può affascinare una persona e procurarle unmaleficio ? la fattucchiera, ma anche persone comuni, tutti hanno potere su tutti. Il maleficio passa attraverso il vizio capitale dell’invidia: è questo un sentimento di rancore, d’astio per la fortuna, la felicità o le qualità altrui, spesso unito al desiderio che tutto ciò si trasformi in male per l’invidiato. Questo potere è di tutti, però nell’ ambito di una magia, che possiamo dire, minore. Non appartiene solo alla fattucchiera; l’invidia per un’altra persona non è di per sé “affascina”, diventa tale, quando oltre ad invidiare, ad esempio, la bellezza di una ragazza che ci passa davanti, desideriamo che lei si ammali e che diventi brutta, e perda il suo fascino. L’invidia, dunque, che diventa cattiveria, fa male e può affascinare.