Ermete Nustrini
A partire dal 2019 l’obbligo scolastico scenderà da sei anni a tre. Nessuno spavento; non in Italia (non sia mai un tal coraggio), ma in Francia.
Eppure, è una riforma che dovrebbe essere presa in seria considerazione anche da noi perchè interessa a fondo le famiglie e le nuove generazioni. Significa stare al passo con i tempi, che sono esattamente quelli dettati dall’informatica e dalla globalizzazione.
Cominciamo con il dare più valore agli asili, non più un parcheggio per i bambini ma una scuola vera e propria, dove iniziare ad imparare bene la lingua italiana e sviluppare subito le proprie abilità ed attitudini, nel rispetto delle tradizioni.
Una riforma globale passando attraverso la revisione completa della scuola materna: non più un modo per custodire semplicemente i bambini lasciati dai genitori (non tutti, ma in buona parte) impegnati dal proprio lavoro, oppure una blanda forma di preparazione alla scuola elementare; bensì, come una scuola a se, subito dedicata all’apprendimento della propria lingua ed anche di una lingua straniera non che allo sviluppo del bambino sia dal punto di vista umanistico e tecnico.
Una riforma che comporterebbe, per necessità e rigore didattico, una rivisitazione dell’intero ciclo di apprendimento a partire dalle prime classi, ai corsi dedicati alle zone svantaggiate del Paese, alla riforma profonda delle classi superiori, compresa la formazione professionale, fino ad arrivare a modificare le procedure di accesso all’università per consentire un approccio al mondo del lavoro, molto più anticipato, duttile e produttivo.
Tutto questo sarà possibile in Francia, forse: chapeau!
In Italia, resterà una chimera, purtroppo.