Ermete Nustrini
C’è una battaglia che varrebbe la pena di combattere, quella contro la dipendenza dagli schermi la cui durata di connessione sta diventando, ormai, una vera ossessione. Da tutti gli schermi, da quello domestico, apparentemente innocuo, a quello professionale; da quello scolastico a quello scientifico. Non ultimo, e forse più pericoloso, da quello così caro alla gioventù, il cellulare, talmente inseparabile da formare quasi una protesi della mano.
Vi sono nazioni così fortemente preoccupate da proporre leggi che obblighino le piattaforme a calcolare la durata quotidiana di connessione. La Francia è una di queste, in prima linea con le sue iniziative di bandire i cellulari nelle scuole, di difesa dei diritti d’Autore su Internet, di una legge contro le fake news e contro gli “haters“, per tentare di ridare civiltà ad Internet.
Bellissimi propositi; ma da dove incominciare?
Per esempio, togliere l’applicazione di Twitter e Facebook dal telefonino non significa staccare la spina dai social network ma soltanto farne un uso più oculato.
Senza più notifiche e alert sul cellulare saremo meno tentati di guardare il telefonino ogni istante, tenerlo incollato sulle ginocchia anche quando siamo a tavola e con una mano utilizzata solo per lui.
Le piattaforme lo sanno e le studiano tutte per sviluppare in noi dipendenza allungando i tempi di consultazione.
Sarebbe follia pensare di imporre un limite, da parte degli Stati, all’uso della Rete. Però, occorre che le piattaforme si attivino maggiormente con servizi capaci di produrre una maggiore consapevolezza nell’utilizzo dei dispositivi.
Apple lo sta facendo e Facebook, a sua volta, è incoraggiata a farlo.
Un capitolo a parte dovrebbe riguardare gli “haters“, vera piaga di Internet.
La possibilità di urlare, offendere, insultare, sporcare una persona facendosi forte dell’anonimato rende incivile l’uso di Internet. I contenuti razzisti, omofobi, offensivi e volgari, che fomentano odio e discriminazione dovrebbero essere subito rimossi dalla piattaforma. Attendere 24 ore per farlo è troppo tardi.
C’è troppa violenza nei commenti in Rete. Occorre che lo Stato convinca le piattaforme, a fronte di multe elevatissime, a rafforzare filtri e strumenti di moderazione per tornare a civilizzare Internet.
Non è cosa facile ma è una battaglia che vale la pena combattere.