don Camillo Perrone "Parroco emerito di S. Severino L."
Prendendo spunto dall’attenzione particolare alle “Periferie dell’esistenza” cui Papa Francesco ci richiama in continuazione, vogliamo riflettere proprio su coloro che vivono il luoghi e le esperienze di ultimi, che sono situati agli ultimi posti delle classifiche sociali.
Ultimi sono coloro che trovano difficoltà ad esistere, a crescere, ad esprimersi: i bambini “non nati”; fanciulli senza famiglia; handicappati; anziani; disoccupati; malati; emarginati di ogni tipo; inoltre le vittime dello sfruttamento fisico, economico, sessuale e psicologico di uomini e donne, bambini e bambine, l’uccisione di questi ultimi. La tratta di esseri umani, il lavoro forzato e la prostituzione, il traffico di organi e qualsiasi altra pratica contraria ai concetti fondamentali di uguaglianza, libertà e pari dignità della persona, devono essere considerati un crimine contro l’umanità; profughi e rifugiati dopo drammatici viaggi in mare. Molti poi sono i cristiani perseguitati e uccisi. All’uopo invochiamo la libertà religiosa, il rispetto di tutte le fedi religiose e l’inclusione sociale.
Quindi sono aumentate la violenza generalizzata, forme di tortura e di razzismo e intolleranza politica e religiosa. Cresce il pessimismo, la sfiducia, il disagio dei giovani in tutti i continenti con forme di grave depressione e ricorso alla droga. Molti i disoccupati, i cassintegrati, gli indebitati e, quindi, una enorme quantità di indigenti.
Afferma Papa Francesco: “non stancatevi di lavorare per un mondo più giusto e più solidale! Nessuno può rimanere insensibile alle disuguaglianze che ancora ci sono nel mondo! Ognuno, secondo le proprie possibilità e responsabilità, sappia offrire il suo contributo per mettere fine a tante ingiustizie sociali.
Non è la cultura dell’egoismo, dell’individualismo, che spesso regola la nostra società, quella che costruisce e porta ad un mondo più abitabile; non è questa, ma la cultura della solidarietà; la cultura della solidarietà è vedere nell’altro non un concorrente o un numero, ma un fratello“.
Se diventiamo capaci di “sentire con i palpiti del cuore” potremo mettere in pratica opere di misericordia economica (problemi di acqua e terra inquinate da petrolio, scorie radioattive, rifiuti tossici; di accoglienza di immigrati che cercano lavoro stagionale nelle campagne; di sostegno a chi ha perso o non trova lavoro…) o di misericordia culturale: restituire speranza a giovani, donne e anziani che rischiano di diventare “scarti”; dare voce a chi non ha voce; lottare contro le giustizie palesi, ma anche subdole e nascoste, verso il nostro popolo e la nostra cara Basilicata.
“Noi lucani chiediamo” – come afferma Monsignor Agostino Superbo – “agli uomini responsabili con la forza di chi chiede una cosa buona e santa, il lavoro dignitoso. Chiediamo di riorganizzare l’economia e la politica a partire dai più poveri perché sia la persona umana al centro di ogni considerazione e decisione“.
In conclusione, in un periodo di incertezza sociale ed economica, chi ha responsabilità pubbliche deve sentire, promuovere e testimoniare l’esigenza di diventare quasi un presidio per le categorie più deboli; soprattutto verso coloro che, senza loro colpa, mancano di stabilità e sicurezza nel lavoro, come è stato ribadito. E’ necessario, perciò, che essi uniscano onestà, autorevolezza e professionalità nello svolgimento dei compiti propri del loro ruolo per il bene delle nostre care popolazioni.
Ringrazio per l’accoglienza e la pubblicazione dell’accluso articolo, che reputo di grande attualità.
Fervidi auguri di Buon Anno a Tutti Voi.