L’evoluzione della civiltà contadina – tratto dal libro: “Uno Sguardo al Passato” di A. V. Violante

ORA UN BREVE VOLO PINDARICO: SPERARE SEMPRE ED AIUTARE IL PROSSIMO – Ma, attenzione: ricordarsi di quei tempi può essere anche edificante, ma occorre vivere nell’oggi e allargare lo sguardo al domani, avendo fiducia nella Divina Provvidenza che non abbandona mai nessuno. Sicuramente edifica maggiormente l’aiutare, secondo le proprie possibilità, gli indigenti vicini e quelli che vivono in zone in cui si soffre la fame. L’aiutare chi non ha di che sfamarsi è un obbligo per tutti, ma, in modo particolare, per coloro che credono in Cristo. Mi balza sempre davanti agli occhi l’immagine che ritrae un Gesù, attorniato dai bambini, che era molto frequente vedere anche nei libri di lettura del passato, ma ancor più quella che ritrae un missionario, dalla lunga barba bianca, attorniato da tanti negretti denutriti, ma sorridenti.

S. Severino L.

Quei visetti scheletrici cosa dicono al cristiano? Riescono a toccare i sottili fili della nostra sensibilità? Per aiutare i bimbi bisognosi, spesso, basterebbe privarci solo di qualche euro di tanto in tanto e spedirlo ai bravi missionari. Tutti dovremmo sentire il dovere di donare ai bisognosi. Gesù non ha detto, forse, di amare il prossimo come noi stessi?

IL FORNO PER CUOCERE IL PANE – E’ quasi sicuramente nota a tutti la storia di un chicco di grano, affidato alla terra. Dal chicco un’esile pianta germoglia, buca la fredda scorza della terra e si sviluppa fino a formare la spiga, dai cui chicchi si ricava la farina. Di questa si fa un impasto al quale, dopo che è lievitato, si dà una forma e, infine, si fa cuocere fino a farlo diventare pane caldo e fragrante.

Antonio Vincenzo Violante
Antonio Vincenzo Violante

A San Severino, un tempo, ogni famiglia aveva in casa il suo forno, alimentato a legna: vi si infornava, appunto, il pane. Ogni fornata di quel gustoso pane durava almeno dieci giorni. Dal forno uscivano panelle di oltre due chili di peso, nonché focacce con pomodoro e senza e, frequentemente, anche biscotti e ciambelle. Rivedo ancora mia madre che, con il suo bianco grembiule, setacciava la farina. Alle quattro del mattino preparava l’impasto che poi lasciava lievitare, mentre ardeva il forno a legna. Che spettacolo meraviglioso! L’identica cosa avveniva in tutte le case di questo Comune.

Foto periodo fascista S. Severino L.
Foto tratta dal libro “Uno sguardo al passato” di V. A. Violante

L’APERTURA DI UN FORNO PER PANIFICARENel 1953 a San Severino i fratelli Cirigliano aprirono un forno per la panificazione e la vendita di pane e di focacce. Era il primo in tutto il territorio. Zio Pietro, il più anziano dei due, per far conoscere i suoi prodotti, tagliava a fette una panella e ne dava in assaggio un pezzo ai passanti dicendo loro: “Che buono, mangiate!” Quasi tutti rispondevano, di buon grado, a quell’invito propagandistico. In breve tempo diversi Sanseverinesi e abitanti delle frazioni cominciarono ad acquistare quel pane e smisero di prepararlo in casa.

Ebbe così inizio un’altra comodità che, anche questa volta, toglieva qualcosa alla cara civiltà contadina.

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