Enza Berardone
“L‘Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”: art 1 comma 1 della nostra Costituzione.

Il significato di queste parole credo sia inequivocabile, il lavoro se garantito, tutelato e ben retribuito, è l’unico strumento capace di assicurare libertà, uguaglianza e dignità a tutti gli uomini.
Il lavoro, quindi, fa parte della vita, ma non la contiene, rappresenta completamente, difatti sarebbe davvero triste e riduttivo vivere soltanto per il lavoro: l’uomo è molto di più del suo lavoro, in cui, spesso, tenta di esprimersi. Oggi siamo tutti concentrati sulla dimensione temporale del nostro agire, fare, il tempo viene fagocitato, divorato e non vissuto, goduto, assaporato, sembra sia diventato, invece, una priorità, una sorta di prigione interiore, dalla quale non riusciamo ad uscire.
Dovremmo orientarci più sul “come” e non sul “quando”, così come facevano i greci, e diventare padroni del tempo, anziché schiavi. Aristotele sosteneva che lo scopo del lavoro è quello di guadagnarsi del tempo libero. Io, invece, vorrei che il lavoro rendesse tutti liberi, di qualsiasi lavoro si tratti, salariato o meno. È libero chi con le proprie capacità, fantasia e idee riesce a ritagliarsi uno spazio nel mondo, a diventare quello che è, a perseguire un obiettivo, a trasformare in meglio la realtà. Il lavoro dignitoso offre migliori prospettive per lo sviluppo personale, culturale e sociale di ognuno, rende, appunto, liberi di scegliere la vita che si vuole senza troppi compromessi e vessazioni.
Il mio augurio è che il lavoro, inteso quasi sempre come un mero strumento per la sopravvivenza, legato alla necessità e al bisogno, possa riappropriarsi del suo significato più nobile e bello e, che i nostri ragazzi scoprano la differenza tra VITA ed ESISTENZA , BISOGNO e DESIDERIO.