La Sanità Lucana è abbandonata a se stessa, il Movimento Equità Territoriale presenta le sue proposte per superare le criticità

Mentre i partiti si scontrano sulle candidature per le elezioni, il Movimento Equità Territoriale Basilicata continua ad esaminare le tante emergenze della regione.

“In primo piano – scrive in una nota – c’è la situazione della sanità. I problemi sono tanti, primo fra tutti l’emergenza liste d’attesa. Troppo spesso i lucani sono costretti ad aspettare mesi per ottenere una visita o un esame specialistico.

A patire di più sono le famiglie che non hanno disponibilità economiche e non possono andare fuori regione o farsi curare dalle strutture private a pagamento. Ciò porta migliaia di pazienti lucani a rinunciare alle cure o ad aspettare mesi per ottenere un appuntamento nelle strutture pubbliche.

A confermare le criticità – sottolinea Met – ci sono i rapporti di Agenas, la struttura ministeriale che certifica la qualità dei servizi sanitari delle regioni. Tutti gli indicatori sono negativi e cristallizzano quello che è uno dei momenti più bui della sanità lucana.

Le questioni sono molteplici: mancano i medici e il personale, mancano i dirigenti sanitari, manca addirittura il Piano sanitario regionale che dovrebbe essere la base di tutte le scelte politiche e gestionali per armonizzare gli interventi e rendere il sistema funzionale e efficace.

ospedale Lagonegro

Tutto quello che viene garantito è affidato al sacrificio degli operatori e ad una gestione ordinaria e precaria che si trascina da anni.

Le responsabilità di tale condizione sono da attribuire alla Regione Basilicata e alla maggioranza di centrodestra che ha peggiorato la situazione e non è stata capace di governare e proporre soluzioni operative per migliorare la qualità del servizio.

In Basilicata già c’erano problemi negli anni scorsi, quando governava il Pd e il csx, con la giunta Bardi le inefficienze sono aumentate ed ora si è arrivati ad un punto di crisi molto grave.

Quello che andrebbe fatto per uscire dall’impasse il Met Basilicata lo sa molto bene: serve un sistema sanitario che superi le differenze dei livelli di prestazioni fra regioni e garantisca il diritto alla salute attraverso le attività di prevenzione e la medicina territoriale. La prevenzione farebbe diminuire gli ammalati e alleggerirebbe il carico sulle strutture sanitarie; vanno attuate azioni per un uso consapevole dei farmaci e sostenute politiche basate su una corretta e completa informazione delle famiglie e dei pazienti e sul coinvolgimento attivo dei medici e dei professionisti sanitari.

Il Movimento Equità Territoriale si oppone fermamente al criterio di nomina politica dei dirigenti sanitari, che devono essere scelti esclusivamente in base al merito e dice no al numero chiuso per l’accesso alle Facoltà di medicina. Inoltre, ritiene che debbano essere ripristinate la figura del medico scolastico e ridimensionate le Residenze sanitarie assistenziali (Rsa) in Microstrutture residenziali di Quartiere.

Oltre a questo il Met Basilicata si batte per la revisione dei criteri di ripartizione tra le Regioni del Fondo sanitario nazionale e per una ridefinizione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e chiede che vengano abbandonate le misure di austerità che hanno imposto tagli drastici ai bilanci sanitari e si operi per ridurre gli sprechi e per razionalizzare le risorse”.

Sul tema della migrazione sanitaria, che colpisce fortemente la Basilicata, il Met sostiene che “occorre evitare che il Sud continui a subire la sanità delle regioni del Nord che ogni anno approfittano della circostanza e acquisiscono più quote dal riparto del fondo nazionale”.

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