Renato Iannibelli
Il nome degli albanesi d’Italia è arbëresh. Secondo la tradizione, San Costantino Albanese sarebbe stato fondato da profughi Coronei, provenienti dalla città di Corone, nella Morea (Grecia), durante la quarta emigrazione avvenuta nel 1534, in seguito all’occupazione dell’Albania da parte dell’impero Ottomano. Il re di Napoli li accoglie e li destina in varie parti del regno. Lazzaro Mattes, incaricato degli smistamenti, destina uno di questi gruppi presso il mandamento di “Noja” (l’attuale Noepoli). Sorge così il casale di San Costantino Albanese. Il paese è oggetto di alcuni privilegi regali: fino al 1671 i suoi abitanti sono esentati dalle tasse e dai pesi fiscali; i regnanti spagnoli vogliono premiarli per l’aiuto dato, in passato, nella battaglia contro i Turchi. Tra le cose che gli arbëresh sentivano come loro peculiarità e elementi di coesione e distinzione rispetto agli italiani, il primo posto spetta alla lingua, non solo codice comunicativo ma simbolo stesso dell’etnia. I costumi, le manifestazioni tradizionali e tutto l’apparato folklorico e le consuetudini di vita contribuivano, con la ligua, a caratterizzare l’identità del gruppo etnico. La conservazione del rito Greco-Bizantino, fa ricadere la comunità sotto la giurisdizione ecclesiastica dell’”Eparchia” di Lungro (CS).