Luigi Viceconte
Chi si è occupato in qualche modo di storia locale ( brigantaggio pre e post unitario, emigrazione di massa verso le Americhe ecc. ) si è dovuto pur chiedere, almeno una volta, come si viveva all’epoca nei nostri paesi del profondo sud.
A tale domanda non c’è risposta più calzante di quanto si può leggere nella STATISTICA redatta nel 1812 dal medico di Senise Pasquale DELLA RATTA, su incarico del Ministro dell’Interno, regnante Gioacchino MURAT. (*)
( Per ragioni di spazio se ne riportano solo le parti che riguardano direttamente o indirettamente Francavilla )
“STATISTICA
sulle domande fatte per la sussistenza e conservazione delle popolazioni del circondario di Chiaromonte nel distretto di Lagonegro in febbraio 1812,
“……… Questo Circondario di Chiaromonte già vien composto da sei Popolazioni, che sono Chiaromonte, Fardella, Teana, Francavilla, Sanseverino, e Senise. Le località delle prime cinque Popolazioni sono tralle montagne, e godono perciò tutte il benefizio della bontà dell’aria, e delle acque potabili.
…………… Il cibo ordinario di tutte le popolazioni di questo Circondario è misto di erbivoro, e di carnivoro; ma l’erbivoro è più usuale, specialmente presso i contadini e gli indiggenti: poicché in questi territori abbondano gli ortaggi, le legumi, gli alberi fruttiferi, ed anche molte pianti agresti, di quali prodotti si servono questi abbitanti secondo le varie stagioni, e ne ottengono la loro sussistenza.
É da notarsi però che tra i prodotti orrendi la generalità di questi abitanti abusano di peparoli tanto per condire, e rendere più stimolanti le loro minestre, quanto perché se ne mangiano assolutamente col pane, crudi, arrostiti, o fritti, secondo possono condirseli.
L’eccesso di tale prodotto, che partecipa di un caustico stimolante, pul produrre delle cardialgie, o altre simili affezioni nello stomaco; cagiona nel tubo intestinale delle diarree, o dissenterie; aumenta l’affazione emorroidale; e vizia notabilmente la massa degli umori.
Sia perciò incarico de loro medici a persuaderli per l’uso discreto, e moderatissimo. Il pane che si usa presso la generalità de’ Possidenti, è di farina di frumento, senza verun vizio, ben cotto, e fermentato.
I contadini poi, e la classe meschina, nella deficienza del frumento, specialmente nel corrente anno di penuria, suppliscono colla farina del frumentone e della germana: nella mancanza di questi generi procurano sostenersi la vita coll’uso delle legumi; e nelle montagne suppliscono anche coll’uso delle castagne, e dei lupini, oltre le minestre erbacee, e l’uso della frutta solita a seccarsi.
La coltura delle patate sarebbe adattissima quasi in tutti i territori di questo Circondario, e principalmente in Senise: ma da pochissimi si conoscono i sommi vantaggi di tale prodotto;
……………Il grano che da l’un per l’altro presso a poco si puol consumare da ciascuno individuo nello spazio di un anno, puol essere nella quantità di tomola quattro per coloro, che vivono in famiglia, ed hanno il commodo di qualche minestra di legume, di polenta, o di altri prodotti erbacei.
Il prezzo attuale del pane in piazza è di grana sei a rotolo. Della carne ne fanno discretamente uso i più comodi proprietarii, e qualche Artista; mentre i contadini l’assaggiano nel Carnevale, se possono ingrassarsi qualche porco, e nelle occasioni di faticare con i Proprietarii in tempo della mietitura, o di altre simili circostanze. Le carni usuali in questo circondario, e che sogliono appaltarsi nel pubblico macello, sono quelle degli agnelli, dicastrati, delle pecore, della capre, de’ caproni castrati, e dei porci; adattandosene l’uso in proporzione de’ varii mesi dell’anno, e formano un giovevole nutrimento per questi Abitanti.
Della carne vaccina se ne usa quando questi animali si dirupano, sono feriti o si rendono inservibili alla fatica dei terreni, o agli allievi, per cui ogni possidente se gli preserva. E quando muoiono naturalmente tanto questi animali, quanto li pecorini, caprini, e porcini; se le loro carni non sono stanche, o infette, ed hanno il grascia, si mangiano dalla classe meschina, che puole cucinarsele; e non sogliono produrle del male, perché ne usano di raro, e per lo più nella stagione di inverno, che favorisce la buona digestione. La carni dei pollami si nelle malattie, e da coloro di maggiore possidenza.
Si preparano carni bollite, in arrosto, ragù, o in altre simili maniere; si condiscono con del sale, e grascia di porco; e si mangiano o assoluti, o col do loro brodo ci apparecchiano le minestre verdi, le paste bianche, il riso, le zuppe.
Della carne, e grascia dei porci se ne fanno a tempo proprio, vari preparativi per conservarsi all’uso annuale, e si adoperano il sale in buona dose per preservarli dalla corruzione. I vasi de’ quali si servono per la cucina o sono di rame stagnati nel di dentro, o sono di creta pur anche impetinati nel di dentro.
I prezzi con i quali si vendono le carni, sono diversi, secondo la lor varia qualità.
La carni degli agnelli, e dei castrati tanto pecorini, che caprini, sogliono essere di di un carlino e grana dodici il rotolo.
Le carni di pecore e di capre sogliono vendersi a grana sette-otto il rotolo.
Quelle di porco a grana tredici il rotolo. La carni vaccine colle ossa sogliono vendersi a grana sette il rotolo; la polpa suol vendersi ad un carlino, od undici grana il rotolo.
Le carni pecorine o caprine che muoiono naturalmente, o per mali, soglionsi dai privati vendere, non già nel pubblico macello, a grana cinque o sei il rotolo.
………………Per rapporto ai vini, essi sono abbondanti in questo nostro circondario, e tutti gli accorti e periti Possidenti si danno la premura di migliorarne la buona qualità a norma delle tecniche zimotecniche.
Ciò non ostante nella generalità se ne sente il guasto con frequenza ed in considerevole quantità; e si degenerano o al molle ed al grassume, detto “molito”; o all’apro acetoso.
Le cause principali di tali guasti o dipendono da vizio delle botti, e delle cantine, o dalla poco attenzione nella scelta delle uve, o da poco avvertenza nel curarne le varie circostanze della fermentazione vinosa; ed a questepuole ripararsi cogli opportuni preservativi, e regolamenti della zimotecnia.
…………………Il ceto culto de’ possidenti procura sempre l’uso del miglior vino; ma i succidi avari, e la classe meschina sogliono beerlo come si presenta. Non vi è dubbio che il vino viziato anzicché rinvigorire le forze, le debilita: ne seguono perciò le affezioni morbose dello stomaco, ed in tutto il sistema viscerale; e come dal buon vino ne segue il buon sangue, così dal vin guasto ne siegue l’opposto.
L’uso del vino dev’essere moderato, poiché l’eccesso nuoce più del difetto, tanto per rapporto della sanità, quanto per rapporto al buon costume: mentre l’Uomo che si priva della retta ragione coll’abuso del vino, si rende a portata di qualunque scostumatezza.
Si verifica tale disordine principalmente negli uomini di piazza che frequentano il giuoco del vino nelle cantini: al che la sola autorità del Governo potrebbe ripararci.
Il consumo del vino discretamente potrebbe l’un per l’altro calcolarsi a caraffe due al giorno per ciascun individuo adulto, che ascenderebbe a some nove per tutto l’anno.
Vero è che i faticatori di campagna, e gli Artisti quando faticano a spesa de’ Proprietari non consumano meno di caraffe tre di vino al giorno per ciascheduno: ma tanto l’un per l’altro possono calcolarsi le caraffe due al giorno.
Il prezzo con cui suol vendersi il vino tral più , e l’ meno puole calcolarsi a grana tre la caraffa.
L’olio di olivi, che generalmente si usa in questo circondario per la nittitazione, e per i lumi , suol essere di buona qualità, e non si crede nocivo per alcun rapporto.
Il di lui prezzo in più, e meno suol essere di grana 15 il rotolo: provvedendosi molti anche dell’olio di lentisco per uso dei lumi, e dà un lume più vivo, di maggiore durata, e grato pel suo odore.
I Latticini saliti sono il cacio, che si prepara col latte delle pecore, e delle capre; ed i caciocavalli che si preparano col latte delle vacche. Vi sono ancora delle ricotte salite per conservarsi, e le fersche che si mangiano non salite.
Essi latticini sono di buona qualità tanto per la bontà dell’erbaggio, quanto perché non si depaupera il latte del grascio butirroso, come da molti suole praticarsi.
La classe de’ contadini, e dei miserabili rarissime volte ne usa; come discretamente sogliono usarne i pochi Possidenti, e coloro che possono qualche volta comprarsene.
Il prezzo col quale suol vendersi il cacio è dalle grana quindici a venti, e dalle venti sino a trenta. Il caciocavallo suol vendersi dalli carlini tre a grana trentacinque, e sino a carlini quattro il rotolo. Le ricotte salite, o fresche si vendono secondo i varj tempi, ed al prezzo più mercato del cacio, e de’ caciocavalli.
Le legumi solite ad usarsi nella nittitazione di questi paesi, sono le fave, le cicerchie, i ceci, le lenticchie, i piselli, ed i fagioli; provvedendosene ogni famiglia a proporzione de’ propri comodi, specialmente quando devono supplire alla deficienza del grano.
…………………Il ceto culto , e dei possidenti si metton a mensa due volte al giorno; cioè a mezzogiorno per pranzo, e la sera per cenare.
I contadini poi, e gli artisti, che faticano a giornata intiera a spesa de’ proprietari si mettono a mangiare quando tre, e quando quattro volte al giorno, oltre le bevute del vino intermedie tra l’una, e l’altra mangiata.
L’orario di coloro che mangiano tre volte al giorno si è del mattino dopo due o tre ore di fatiga; la seconda volta circa tra le venti, e la terza nella sera, terminato il lavoro del giorno.
Nelle fatiche di maggior trapazzo mangiano due volte tra il mattino, e mezzogiorno; ed altre due volte a vespro, e nella sera; recando ai Proprietari un dispendio significante, poicché mangiano, e bevono a loro soddisfazione, e senz’assegnamento.
Il prezzo del mangiare di un operaio a spese del Proprietario è di circa carlini tre al giorno; oltre al pagamento della sua fatica, che, secondo le varie opere suol essere di un carlino, e di carlini due e di grana venticinque al giorno.
Un operaio, che ha moglie, e tre figli, volendosi calcolare la più economica, e necessaria spesa per la loro nittitazione giornale, vorrebbe carlini cinque al giorno: ma questo lucro non puole averlo; devono dunque per necessità vivere nell’astenia, e tirare il loro alimento come gli riesce possibile dalla campagna, e dai fondi de’ proprietari nello stato di loro buona salute; nello stato poi di infermità la di loro condizione è vieppiù deplorabile.
………………Per rapporto alla foggia di vestire nel basso Popolo, possiam francamente asserire, che in esclusione de’ pochi Possidenti, la generalità malamente veste, e pessimamente calza; anzi vi è la classe de’ cenciosi, e quasi nudi di non picciolo numero.
Da tale deficienza del vestire, oltre che i mali fisici che ne seguono, ne avviene ancora la loro inabilitazione a potersi commerciare qualche alimento, giacché si arrossiscono di così comparire nel commercio cogli altri, e menano perciò una vita la più tapina, e disperata; in qualche stato la dura necessità ne induce molti a rubare, o a commettere altri disordini.
Le materie vestiarie più usuali tra noi sono i panni di lana, e le tele di lino, o di bombace, che quasi tutti sanno lavorare per vestirsi ognuno in proporzione del proprio commodo; e da tale proporzione nasce la nettezza o sordidezza del vestire di chiunque; essendo pochissimi i succidi avari.
…………………Riguardo al calzare deve sapersi, che rispettivamente alla propria condizione, ed al solito degli anni precedenti siamo preventivamente quasi tutti inabilitati a calzare in questo Circondario: mentre i pochi negozianti, che ci vendono i coiami preparati a tal indispensabile bisogna, si sono tra loro complottati talmente che vendono a noi la sola provinciale, che si apparecchia nella Conciaria di Lauria, o di Mormanno non meno di carlini quattordici il rotolo; la vacchetta non meno di carlini sedici il rotolo; i montoni, e le caprine conciate non gli vendono meno di carlini dodici il rotolo: ma quel ch’è peggio vi è, che tali generi gli vendono umidi a segno che un rotolo dopo averlo comprato, ed esposto all’aria, ripesandosi dopo un ora, non pesa più di due terzi: vale a dire si vendono l’acqua, non già i coiami a sì caro, ed insolito prezzo.
………………In rapporto alle abitazioni del basso popolo, quasi tutti procurano abitare in case fabbricate, custodite dal freddo, dall’umido, nette da quelle cause che potrebbero infettarle, e con quella decenza ch’ è proporzionata al commodo rispettivo.
In esse case generalmente si costumano i focolari con i cammini, che sporgono il fumo sopra il tetto, e ci bruggiano legni, o virgulti seccati.
Il combustibile per le lumiere si è l’olio di olive, o quello del lentisco. Il primo suol vendersi tra più e meno a grana quindeci, e carlini due il rotolo; e il secondo suol vendersi a grana dieci, e dodici.
………………Nelle nostre Chiese vi sono i Sepolcri, ed i cimiterj per seppellire i cadeveri Umani; e poicché in esse generalmente suol esserci poco ventilazione; così si respira quasi sempre un aria nociva, ed impura, specialmente quando per la frequenza de’ cadaveri si aprono spesso i sepolcri, o quando le lapidi che li chiudono non sono ben connesse, e fabricate.
Vi sono delle strade non lastricate, che neppure hanno libero lo scolo delle acque; ed a ciò anche si accoppia spesse volte la negligenza di di non pochi Abbitanti, li quali ci buttano le immondezze delle loro case: si si rendono vieppiù immonde, e fangose, per cui se ne tramanda un aria nociva, ed infetta.
Sonovi benanche non pochi scostumati, i quali soglion buttare nelle strade i cani, ed i gatti che gli muoiono; e morendogli anche i cavalli, o altri animali da soma sogliono buttargli vicino le mura dell’abitato, e restargli così insepolti.
Tra l’està, e l’autunno molti mettono a curare il lino nel fiume prossimo all’abitato; quandocché sanno tutti per esperienza i morbi micidiali , che cagionano l’esalazione di quelle acque infettissime a tutti coloro che ne respirano.
………………Sull’oggetto degl’impiegati della guarigione possiamo dire, che in quelle Comuni, dove vi sono i medici Appaltati, non manca ad alcun infermo la dovuta assistenza, e sogliono sempre prescegliersi i più abili Professori.
Non così accade dove non sono i Medici dal pubblico appaltati;
………………Sarebbe perciò necessario prescriversi dall’Autorità del Governo, che in ogni comune immancabilmente si devenesse all’appalto de’ Medici e dei Cerusici li più abili, sì perché fossero tutti ben medicati;
………………Le nostre Ostetrici sono ignoranti, e possono solamente occorrere nei parti naturalmente buoni e felici. Ma quando ci è straordinaria difficoltà, o disordine nel parto, deve ricorresi dal più esperto Chirurgo;
……………Abbiamo nel nostro circondario varj speziali di medicina abili e ben provveduti de’ medicamenti semplici, e composti nelle loro spezierie: essendoci ancora de’ buoni Salassatori pratici, ancorché ignoranti della Natomia, e Chirurgia.
………………La generalità vive nelle miserie, e nelle mestizie; a qual effetto si nodrisce di ciò che puol avere, si affatica fuor dell’usato; non veste, e non calza come le sarebbe necessario; ci si espone per la dura necessità a tutte quelle cause che sono nocive alla buona conservazione dè loro individui.
……………I morbi venerei non sono molto frequenti nelle Comuni del nostro Circondario. È da sapersi però che per lo più coloro i quali cadono in tali mali ricorrono piuttosto alla perniciosa medela dei Segretisti, e di alcuni speziali di medicina; ricorrendo solamente ai buoni Medici, o Cerusici nelli casi di gravezza, e quando disperano curarsene per altra via.
…………Nell’infima classe vi sono non pochi talmente poveri, che nelle loro infermità quasi nudi di vestimenti, senza commodo di letto, senza verun aiuto di alimenti, e molto più privi del necessario ajuto delli medicamenti, formano lo stato più compassionevole della misera umanità; non essendo in questo nostro Circondario verun stabilimento per alimentare i poveri infermi, e per soccorrerli coll’aiuto de’ Medici, e delle medicine per la di loro guarigione; lo stesso vale anche per gli Orfani.
I Bastardi projetti nelle rispettive Comuni del nostro Circondario sono comodamente alimentati, e guidati dalle loro balie, la quali stanno sotto l’oculatezza de’ rispettivi Parrochi, e dei deputati di pubblica beneficenza, nell’intelligenza de’ quali se gli somministra il mensuale assegnamento dalla paterna cura del provvido nostro Governo. ………… “
Purtroppo, bisogna aggiungere che da noi le cose sono rimaste così fino a metà ‘900.
(*) Ritrovata e pubblicata dal Dr Biagio COSTANZO di Episcopia – Antonio Capuano Editrice, Francavilla In Sinni, 2004
Molto interessante