Luigi Viceconte
Tratto dal libro “DIZIONARIO DIALETTALE DI FRANCAVILLA SUL SINNI”
(Etimologie, proverbi, modi di dire, wellerismi, canti, curiosità, favole, indovinelli, notizie, immagini che raccontano la storia ) di
LUIGI VICECONTE
Pubblichiamo “U jùdëcë”, che sicuramente integra e favorisce ancor di più la comprensione della poesia di Filippo Di Giacomo: “Tuttǝ kurpǝ du’ viendǝ!”, per tutti i giovani e per coloro i quali non hanno conoscenza di questo gioco che si praticava, fino agli anni 60, nei nostri paesi.

U jùdëcë
Il giudice
Il giudice è l’osso astragalo del tarso di capra o di pecora, usato come dado; lo stesso che viene utilizzato nel gioco dell’aliosso.
L’osso ha quattro facce ed ha forma di parallelepipedo rettangolo irregolare; la faccia convessa è detta ciùccë, la faccia opposta concava non ha denominazione , la terza faccia scanalata è detta jùdëcë e la faccia a questa contrapposta, più liscia, è detta mażżë.
Al gioco partecipano almeno quattro persone.
L’osso viene gettato a terra di seguito da ogni partecipante fino a quando dura il gioco;
se appare jùdëcë, chi ha giocato assume tale carica;
se appare mażżë, chi ha giocato assume quest’altra carica;
se appare ciùccë il jùdëcë ordina a mażżë di dare a chi ha giocato un certo numero di percosse sul palmo della mano con un fazzoletto bagnato ed avvolto a treccia;
se l’ordine è accompagnato dalle parole gàgljë e uógljë le percosse devono essere particolarmente forti.
Se riappaiono jùdëcë o mażżë, le rispettive cariche passano di mano.