don Camillo Perrone "Parroco emerito di S. Severino L."
Era il 2 giugno del 1946 e gli italiani furono chiamati a scegliere, con un referendum, se continuare ad essere governati da una Monarchia, o se passare alla Repubblica. Quel giorno (in verità si votò anche il 3 giugno), si scelse la Repubblica. Da allora, il 2 giugno di ogni anno si commemora quel passaggio storico. L’Italia voltò pagina e si tuffò in una nuova dimensione democratica, dopo il Ventennio fascista. Ogni anno si pensa, nei discorsi, nelle lezioni a scuola, nelle parate e nelle commemorazioni, che da quel momento l’Italia cominciò a vivere un’era fatta di maggior rispetto dei diritti. Il concetto di Repubblica porta in sé l’idea dell’ordinamento basato sull’uguaglianza, non più con un “uomo solo al comando”, un gruppo ristretto di privilegiati che scelgono e decidono per gli altri, ma un popolo che può autodeterminarsi, per usare un termine storico e autogovernarsi attraverso la democrazia partecipata e rappresentativa da tutti gli strati sociali. Repubblica Italiana ricordata come punto di partenza per un percorso democratico e di convivenza civile, dopo gli anni bui delle due guerre mondiali e dopo l’avventura del Fascismo.
Un’Italia che da quel giugno 1946 ha sempre dovuto fare i conti con se stessa e con la propria realtà complessa: una Repubblica che non ha mai avuto vita facile, infatti, divisa, convenzionalmente dagli storici e dai giornalisti in Prima e Seconda, fino ad arrivare, ora, alla Terza. Gli anni del dopoguerra, del boom economico, del terrorismo, dei governi democristiani e socialisti, Mani Pulite, l’era berlusconiana, con le parentesi prodiane, fino agli ultimi governi di questi anni contemporanei, il Governo tecnico di Mario Monti e l’attuale Governo di Matteo Renzi.
L’album della nostra giovane Repubblica scorre sotto i nostri occhi di cittadini, elettori, appassionati di questo Paese, tra luci ed ombre, tra cadute e sussulti di riscatto, tra vittorie e sconfitte, tra crisi economiche e riprese, tra contraddizioni e percorsi lineari o apparentemente tali.
E’ bene ricordare che la Costituzione regola l’ordinamento politico-amministrativo dello Stato. A proposito lo Stato è tenuto a raggiungere il bene comune secondo la legge morale. Parimenti tutti i cittadini hanno il diritto di partecipare al bene comune, anche se in grado diverso secondo le capacità, i meriti e le condizioni di ciascuno. Lo Stato, da parte sua, deve agire in modo di non fare mai gli interessi solo di alcuni cittadini, di un partito, di una classe o dell’altra, ma dell’intera collettività.
Purtroppo il nostro tempo è spesso caratterizzato da un umanesimo ambiguo, lacerato da interne tensioni che si estendono dall’idolatria al disprezzo dell’uomo, un umanesimo che considera l’uomo come l’unico artefice e demiurgo della storia, vero centro dell’universo (cfr. Gaudium et Spes, 20).
Esito e conseguenza di tale umanesimo è una cultura che porta alla morte morale e fisica dell’uomo. Una cultura che giustifica ed esalta il denaro, la violenza, l’aggressione e la soppressione dell’altro ritenuto un avversario o un ostacolo.
Ed ecco la “rivoluzione” di Papa Francesco, che stigmatizza le forti differenze sociali create dalla disuguaglianza economica, che rafforzano le radici della criminalità.
Questa situazione complessa deve stimolare la comunità a proseguire e intensificare il proprio impegno per la promozione dell’uomo e il bene del Paese. Elemento centrale di tale impegno sono necessariamente i contenuti e i valori fondamentali dell’antropologia e dell’etica cristiani e della stessa Costituzione repubblicana, perchè essi esprimono la verità e promuovono l’autentico bene della persona e dell’intera società.
Per concludere: questa Repubblica, nel bene e nel male, è la nostra Storia ed il modo migliore che possiamo mettere in atto per onorarla è quello di compiere il nostro dovere quotidiano di cittadini, lavoratori, genitori, nel rispetto dei diritti di noi stessi e del prossimo, secondo i principi che i Padri della Patria hanno scolpito nel grande punto di riferimento di questa Nazione: la Costituzione.