don Camillo Perrone "Parroco emerito di S. Severino L."

Lanciamo un vero Sos: occorrono soluzioni immediate altrimenti aumenterà il divario tra aree forti e deboli; occorre dare un colpo d’ala ai numerosi problemi socioeconomici e di sviluppo, che patiscono inceppamenti e ritardi notevoli. Molti nostri comuni rischiano grosso. Il pericolo è che i piccoli borghi siano destinati a diventare i paesi fantasma del terzo millennio.
Concretamente vogliamo fare il punto su una ventina di comuni ricadenti nel Parco del Pollino (in pratica il Senisese), i quali sono in agonia.
Dallo svolgimento della settima Festa Nazionale della Montagna sul Pollino sono trascorsi 57 anni, ma per le popolazioni interessate poco è stato realizzato, secondo il nostro debole parere.
Esse continuano ad aspettare e a sperare mentre constatano con tristezza che, purtroppo, le loro condizioni di vita, non sono delle migliori: molte strade provinciali che collegano tra loro i comuni sono soggette a smottamenti e interruzioni per la scarsa manutenzione.
Grave è nelle nostre zone il dissesto idrogeologico. La viabilità è in uno stato precario. Anche gli artigiani, che attendevano e speravano di vedere incentivato il proprio settore con mezzi più idonei e valorizzato in tutte le sue manifestazioni, sono rimasti delusi e amareggiati. L’artigianato, una volta fiorente e apprezzato, oggi purtroppo si va estinguendo. Ma qui io dirò di più: le popolazioni del Senisese, che nel territorio hanno mal sfruttate o addirittura non sfruttate, nel passato, le risorse economiche, sono state sempre povere per ragioni che in generale risalgono a disinteresse di dinastie e di governi passati e ad oblio di uomini qualificati. È mancata in tutta la zona una funzionale e vitale struttura amministrativa, economica, sociale, commerciale, industriale e produttiva, sia perché nel passato le locali amministrazioni sono state sempre chiuse nell’immobilismo di una normale funzionalità anagrafica e fiscale e sia perché l’epicentro amministrativo provinciale è stato sempre assai lontano.
Il fenomeno raccapricciante è che nel Senisese si va perdendo il patrimonio più importante, la risorsa basilare e insostituibile: i giovani. Con la fuga dei cervelli e in genere con la fuga dei giovani dalla terra, dall’attività artigiana, dai paesi di origine, si preclude per sempre l’utilizzazione del territorio con tutte le disponibili risorse (terra, boschi, acque, sole, patrimonio artistico, monumentale e archeologico) e si chiude ogni possibilità di sviluppo a tutte le potenzialità.
Il problema prioritario, per una saggia e proficua politica del territorio, è quello di tenere come punto fermo l’insediamento e l’incremento umano nel territorio e non lo svuotamento, la creazione in zone idonee e solide di altri insediamenti urbani e di altri centri di produttività.
A quanto riferito fa da contrasto l’evento relativo al Parco del Pollino che ha ospitato recentemente la Conferenza Nazionale dei Geoparchi italiani, dichiarati dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. Si è parlato del Pollino come sistema ambientale unico, che vede la geologia inserita in un contesto naturale meraviglioso, ricco di enogastronomia di qualità, paesaggi unici, ospitalità esperienziale. La sfida di internazionalizzare questo territorio è stata vinta con l’ingresso del Pollino nella rete Unesco per cui ora bisognerà programmare le azioni utili a mantenere questo brand che può diventare attrattore di nuovi turismi.
Bellissime parole, ma c’è una dura realtà da affrontare in favore dei comuni del Senisese. Non vorremmo qui citare il famoso detto popolare: “Il medico studia e l’ammalato muore” ovvero il famoso detto latino: “Dum Romae consulitur Saguntum espugnatum est”.

Ecco in pratica uno dei tanti problemi: Poste Italiane riduce i giorni di consegna della corrispondenza a S.Costantino Albanese, Noepoli, Terranova del Pollino, San Paolo Albanese e Cersosimo. È sorto un comitato di protesta che fa presente che questo piano finirebbe col sopprimere le unità lavorative oggi impiegate nel servizio postale, con l’aggravare le condizioni di vivibilità delle suddette comunità, privando quei cittadini della fruizione di un servizio indispensabile, incoraggiando le famiglie presenti a trasferirsi altrove. I relativi sindaci allora chiedono la revisione del piano.
C’è poi la grave emergenza viaria: la viabilità è in uno stato precario; enorme è il dissesto idrogeologico, determinante colossali frane.
Occorre effettuare il ripristino dei percorsi naturalistici (vecchi tratturi), pulitura dei boschi (forestazione), sostenere i lavori socialmente utili, consorzio dei comuni, soppressione concernente i cinghiali, che distruggono tutto e sono un pericolo per le persone. Particolarmente vanno incentivate le attività agricole, zootecniche e silvo-culturali tradizionali e quelle socio-economiche; vanno effettuate le realizzazioni abitative ed infrastrutturali compatibili con i principi ispiratori del Parco, nonché lo sviluppo delle strutture turistico-recettive; occorre puntare al recupero e/o restauro del patrimonio edilizio appartenente al tessuto urbano di significato storico.
Occorre quindi dare un forte impulso al turismo dei suddetti paesi che sono – almeno in questo settore – ideali luoghi di villeggiatura e di soggiorno, ottimi punti di partenza per gite ed escursioni alla scoperta di uno straordinario territorio.
No a smantellamenti, depotenziamenti, livellamenti e ridimensionamenti!!
Il Pollino, un’area interna, oggi si ritrova anemizzato delle proprie forze giovani, minimizzato nei suoi valori. Occorre, quindi, rimuovere la stagnazione e l’immobilismo, la mera sopravvivenza.
Le aree interne, in conclusione, vanno aiutate verso uno sviluppo congeniale alle risorse presenti sul territorio: dal turismo alla zootecnia, all’artigianato, alla piccola industria.