Armando Lostaglio
Allegria di naufragi
E subito riprende / Il viaggio / Come / Dopo il naufragio / Un superstite /
Lupo di mare.
Lo scriveva Giuseppe Ungaretti giusto un secolo fa, in piena guerra mondiale. Eppure nei versi vige un senso di speranza, quella che mai dovrebbe abbandonarci, anche in tempi come questi, con i racconti di naufragi del Mare nostrum ed altri più terreni. Ci viene in soccorso la meravigliosa Natività di Caravaggio, con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi, dipinto in Sicilia dal grande pittore. E che venne trafugato nel 1969 dall’Oratorio di San Lorenzo a Palermo, e mai più recuperato. Il Bambino non ha una culla, è deposto e venerato a terra, nella sua povertà, la stessa che l’inquieto pittore mette a nudo. Naufraghi e poveri ci attorniano in queste feste dove la Luce comunque avrà luce.
E ancora, la tradizione induce alle sue manifestazioni più arcaiche; e dalle narici devono risalire i profumi di sempre: il mandarino e l’arancio; il fumo della legna che scoppietta nel camino; le luminarie che fiocamente addobbano case e piazze. La carta strappata dei regali, il presepe più nostro nell’angolo meno remoto della stanza. A Natale tutto dovrebbe restare invariato anche se questa Festa va oltre, oltre il senso comune ed assuefatto, oltre il freddo di quando si va in chiesa nella Notte santa. Le candeline e il Jingle Bells, le campane della Natività ed il Bianco Natale, tepore inseguito e neve che “turbina densa in fiocchi di bambagia” scriveva Gozzano. I reiterati scambi di auguri, con l’odore addosso di olio fritto delle pettole e i mostacciouli meridionali ancora nell’alito.
“Il canto di Natale” di Dickens resterà sempre da monito per le generazioni.
E intanto la voce di John Lennon augura al mondo la rinascita: “E così questo è Natale / Per i deboli e i forti / Per i ricchi e i poveri / La strada è lunga / E così buon Natale / Per i neri e per i bianchi / Per i gialli e per i rossi / Speriamo che finisca la guerra …/ Senza paure”. Dalla voce di Lennon, il fonema delle speranze non cessa mai di perdurare, anche se talvolta sono fragili illusioni, pressanti specie in questi tempi fin troppo violenti. Ma il rito si aggrappa ai gesti e alle sequenze consuete, che in questi giorni si riappropriano di noi come per incanto. Sarà la Natività a scatenare in noi ogni ardore? A ridare brividi e coscienza nuova? Il pensiero va a chi è solo, o si sente solo, comunque. La Festa sia anche loro.
Mi circonda una strana / consueta / malinconia che, pur vitale, / odora di festa e poi di luce / tenue…/
Auguri reiterati si fanno eco e poi / passano / secondo l’oblio comune /
Ma i pomi illuminati sugli alberi / mi fanno soggiacere all’unità della Festa … è quella / che in fondo cerco / che cerchiamo, per capire, / oppure non capire … /
A noi tutti, ugualmente